Al webinar dal titolo “Yes, we can change!” promosso da Confindustria Udine, il tecnico bianconero ha raccontato come la squadra ha vissuto il lockdown: “Ho volutamente lasciato in pace i giocatori in questi due mesi – ha spiegato Gotti, ripreso dal Messaggero Veneto -, avevano comunque i preparatori che ogni due o tre giorni giravano loro il programma di lavoro. Hanno svolto tutto da professionisti quali sono, ma con il passare del tempo è diventato tutto più complicato e qualcuno è andato gradualmente in difficoltà. Non bisogna dimenticare che molti dei ragazzi sono stranieri e che alcuni avevano mogli, figli e famiglia in giro per il mondo: man mano che la pandemia prendeva corpo la preoccupazione aumentava. Parlare di quotidianità era diventato difficile, ma in questi giorni pare che possa avvicinarsi un traguardo e pure il fatto che sia ora possibile allenarsi al Bruseschi nelle strutture che tutti conosciamo così bene e con l’idea di una possibile ripartenza sta rendendo tutto più facile. C’è maggiore motivazione”.
Il tecnico bianconero ha poi detto la sua opinione sul cambiamento generale che ci si attende come conseguenza del Covid spiegando che “Ciò che a mio parere sarebbe però importante è effettuare un cambiamento quando le cose vanno bene, quando la curva d’andamento è alta, affinché gli standard restino di alto livello. Farlo quando le cose vanno troppo male aumenta il rischio che non ci sia una nuova risalita. Oggi più che mai il cambiamento rappresenta quindi una necessità, ma per non renderlo una forma vuota e per metterlo davvero in atto serve un progetto che per me è composto da quattro fasi imprescindibili: avere un motivo per cambiare; una visione convincente del futuro; avere una capacità duratura di cambiare, che implica, tra l’altro, anche una modificazione dei propri comportamenti, e infine avere un piano credibile da eseguire”.
