Dalla Bulgaria, dove si trova oggi per rilanciare il CSKA Sofia, l’ex Ds bianconero Cristiano Giaretta fa un quadro della situazione in tempi di coronavirus. Al Messaggero Veneto spiega che in quel Paese si è subito chiuso tutto, seguendo l’esempio italiano. Nel calcio la decisione di fermare il campionato è stata più immediata, anche se là ci si può ancora allenare. A questo proposito, commenta: “Mi limito a dire che i calciatori sono uomini e per giocare ci vuole la testa libera. Fa bene l’Aic a insistere perché serve serenità. Ora non me li vedo proprio i giocatori ad allenarsi insieme, non sarebbero tranquilli neanche a parlarsi stando in cerchio in ascolto al mister”.
Capitolo ripartenze: in Italia, come in Spagna, si spinge di andare anche oltre al 30 giugno, pur di terminare i campionati. La Uefa non è molto d’accordo…”È fondamentale chiudere la stagione e si è scelto il male minore spostando l’Europeo di un anno, ma adesso ci si dovrà muovere tutelando soprattutto le piccole società. In serie A mancano 124 partite alla fine che corrispondono a 316 milioni di diritti televisivi. Non portando a termine il torneo è plausibile che Sky e Dazn chiederebbero di non pagare quella cifra e si andrebbe a una vertenza, a un probabile sconto, e a quel punto ci andrebbero di mezzo le società che invece aspettano la ripartizione di quei compensi, uniti ai mancati introiti del botteghino e degli sponsor”.
Ci sarebbe anche l’Udinese di mezzo? “No, perché l’Udinese ha le spalle larghe, come le big, anche se non fa piacere a nessuno perdere soldi. Le società che invece fanno la spola tra A e B, e che hanno fatto il mercato legandosi ai proventi dei diritti tv, sarebbero bastonate e rischierebbero di andare gambe all’aria”.
