Dal Brasile Marcio Amoroso segue con preoccupazione quanto accade all’Udinese e al Messaggero Veneto ha detto la sua, partendo dal cambio di allenatore: “Non entro nel merito, ma credo che per i giocatori sia troppo comodo giocare a Udine, in una città ideale che non ti mette pressione, con uno stadio tra i migliori in Europa e una società che mette tutto a disposizione, come quella dei Pozzo. Detto questo, all’Udinese non mancano i giocatori, ma l’atteggiamento, il saper giocare in due modi essenziali: bisogna saper chiudere le partite, gestendo senza rischiare nulla per poi colpire in contropiede quando si è avanti, e sapersela giocare a viso aperto quando ti trovi sotto”.
Il suo pensiero sul passaggio da Gotti a Cioffi? “Se l’Udinese vorrà davvero tornare a lottare per l’Europa dovrà investire su un allenatore esperto”.
Restiamo alle necessità. A suo parere cosa manca all’Udinese?”L’aspetto più difficile da gestire è la mancanza di Gino Pozzo, la sua lontananza dalla squadra, e parlo per esperienza personale. Ai miei tempi c’era sempre e si faceva sentire, ci sosteneva nei momenti difficili. Tipo: Gennaio del ’97, giochiamo in casa con la Sampdoria e perdiamo 5-4. Andammo in ritiro, restammo tutti uniti e con calma trovammo i nostri equilibri e le nostre convinzioni. Svoltiamo con la giusta mentalità e via verso traguardi insperati. Gino era lì, ci teneva molto”.
Amoroso, è in arrivo il Milan che ha in Ibrahimovic un vero leader, e non solo per l’età. Forse manca anche questo fattore all’Udinese? “Avere un giocatore dell’esperienza di Ibra è molto importante anche per l’età, perché un giovane che lo vede giocare non può non dare il massimo, e Ibra è un esempio perché gioca ancora ad alto livello alla sua età”.
Tra gli attuali protagonisti bianconeri c’è Beto…”Salta bene di testa come il nostro Bierhoff, anche se non gli somiglia, e credo che se un attaccante è forte nell’aria di rigore la squadra debba giocare per lui cercando un sistema di gioco che gli permetta di avere cinque, sei opportunità a partita. Avere un attaccante che può già arrivare a dieci gol a fine andata è una risorsa da sfruttare, quindi va molto cercato”.
A centrocampo, invece, sembra che manchi qualità…”Ma non è solo un problema dell’Udinese. Oggi non si vede più il trequartista che stoppa la palla e fa un lancio di trenta e quaranta metri. Tutti vogliono giocare vicino e hanno paura di sbagliare, ma se non hai un trequartista o un giocatore che illumini gli attaccanti “muoiono di fame”. Purtroppo la mentalità del calcio italiano è questa, e si privilegiano i fisicati”.
Come il suo connazionale Walace… “Walace ha tanta forza, e si vede, a discapito però della qualità tecnica”.