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Kone, l’uomo che ha rovesciato la sua vita: dall’infanzia da migrante ai goal di cilena

Ci sono situazioni in cui il calcio può essere uno straordinario elemento di riscatto sociale e di evasione dai problemi quotidiani.
Monica Tosolini

Ci sono situazioni in cui il calcio può essere uno straordinario elemento di riscatto sociale e di evasione dai problemi quotidiani. Così è stato certamente anche per Panagiotis Kone , centrocampista greco (ma nato in Albania) che attualmente milita nell’ A-League australiana con il Western United FC e che ha speso gli anni più importanti della sua carriera nella Serie A italiana con le maglie di Brescia, Bologna, Udinese e Fiorentina, togliendosi, soddisfazioni soprattutto per la fattura tecnica delle sue reti, spesso spettacolari.

Dopo un’infanzia problematica e segnata dall’emigrazione dall’Albania alla Grecia e dal cambio del suo nome di battesimo, Kone ha trovato attraverso il calcio la sua affermazione personale.

UN’INFANZIA DIFFICILE E GLI ESORDI

Il protagonista della nostra storia nasce a Tirana, la capitale albanese, il 26 luglio 1987 con il nome di Gjergjj . I genitori, Isac e Leontina, sono due insegnanti di origine ellenica. A causa della crisi economica che colpisce l’Albania comunista nella seconda metà degli anni Ottanta, nel 1989 , quando il bambino ha 2 anni, decidono di emigrare in Grecia , per trasferirsi ad Atene e poter portare a casa uno stipendio più dignitoso.

È allora che il nome di Gjergjj diventa Panagiotis (che in greco significa ‘Tutto Santo’) Giorgios . La vita del giovane Kone, che cambia anche la sua nazionalità, diventando greco, è una sorta di corsa ad ostacoli in un Paese diverso da quello in cui è nato.

La sua valvola di sfogo, peraltro non sostenuta dai genitori, sarà però il calcio. Panagiotis si forma nel settore giovanile dell’ Olympiacos , poi, ancora giovanissimo, intraprende una carriera da girovago del pallone. A 17 anni va per un anno in Francia, con il Lens , poi è pronto a fare il grande balzo nel calcio professionistico.

” Ogni volta che scendo in campo non dimentico mai l’Albania , la terra in cui sono nato e dove ci sono i miei parenti, – dirà in seguito guardando al suo passato in un’intervista a ‘La Repubblica’ – ma ringrazio anche la Grecia che mi ha dato tanto. Invece in Francia ho faticato ad integrarmi. Ripenso alle immagini del bambino emigrato dall’Albania alla Grecia, ai sacrifici dei miei genitori per farmi giocare. Ho un obbligo morale nei loro confronti. Che si traduce in cattiveria sul campo”.

Il suo primo club ‘da grande’ è l’ AEK Atene , con cui segna i primi goal e debutta in Europa in Coppa UEFA, guadagnandosi l’appellativo di ‘Coltellino dei Balcani’. Nel club ateniese gioca anche con Rivaldo , e quando l’ex Pallone d’Oro prende il numero 10 lui vira sulla maglia numero 22. Dopo 2 stagioni passa all’ Iraklis Salonicco , e continua la sua crescita realizzando 8 goal in 2 stagioni. 

L’ITALIA NEL DESTINO

Mezzala di centrocampo, esterno o trequartista, Kone è notato dal presidente del Brescia Gino Corioni , che decide di portarlo in Italia nell’ estate 2010 dopo averlo seguito già dai tempi dell’AEK.

” Venire in Italia è stata la scelta migliore . – dichiarerà in seguito Kone ai microfoni della radio greca ‘Era Sport’ – Certo è stato un rischio, ma non me ne pento. Non sottovaluto il campionato greco, dove ho iniziato, però se non me ne fossi andato non sarei lo stesso. In Italia sto vivendo il momento più bello della carriera”.

Con le Rondinelle, neopromosse nel massimo campionato, Kone debutta in Serie A il 28 agosto 2010 nella sconfitta per 2-0 in casa del Parma e segna la prima rete il 26 settembre nella gara in trasferta contro il Bari (2-1 per i Galletti). Il giocatore greco riesce a mettersi in evidenza, nonostante la squadra retroceda in Serie B.

Il greco si rifiuta di scendere in campo nella prima giornata del torneo cadetto e dopo la contestazione degli ultras, deve trovarsi un’altra squadra.

“Se non vuoi giocare, non indossare più questa maglia”.

Anche se a malincuore, Kone capisce che è meglio cambiare squadra e mantenere la Serie A, così si concretizza il trasferimento in prestito con diritto di riscatto al Bologna . Proprio in Emilia Panagiotis vivrà gli anni migliori della sua carriera.

“Ho giocato con Rivaldo, è un professionista esemplare, un compagno di squadra da cui ho imparato tanto. – ricorda – Brescia è stato un nuovo inizio, con una nuova filosofia di calcio. Lì ho trovato persone che mi hanno dato tanto. I tifosi sono caldi, e quella era una bella squadra: c’erano anche Hetemaj, Baiocco e altri”.

Il primo anno in Emilia il suo scorer registra 31 presenze e un goal. I felsinei però nell’estate 2012 non provvedono al riscatto e Kone torna a Brescia, dove è soltanto di passaggio. Il 31 agosto infatti può nuovamente indossare la casacca rossoblù.

Nelle due stagioni sotto l’ombra delle due Torri completa la sua crescita calcistica, e alla corsa e alla carica agonistica abbina una concretezza in zona offensiva mai vista prima. Segna 11 goal in due anni, alcuni dei quali destinati a restare nella storia della Serie A per la loro bellezza. 

I GOAL IN ROVESCIATA CON IL BOLOGNA

La stagione 2012/13 è la migliore in assoluto nella carriera di Kone , che sotto la guida dell’attuale tecnico del Milan, Stefano Pioli, totalizza 31 presenze e 6 goal in campionato con la maglia rossoblù, più 3 presenze e un goal in Coppa Italia.

Il mese di dicembre, in particolare, è per lui magico. Il 16 dicembre 2012 Panagiotis ‘rovescia’ la gara contro il Napoli di Mazzarri, e con il Bologna sotto 2-1, firma il pareggio all’86’ con un gesto tecnico spettacolare. Raccogliendo un cross dalla destra di Garics, il greco si avvita in rovesciata e con una conclusione molto potente non lascia scampo al portiere avversario De Sanctis, avviando di fatto la clamorosa rimonta nel recupero, che sarà decretata dalla rete di Portanova.

La prodezza di Kone gli vale l’inserimento fra i candidati del ‘FIFA Puskas Award’ per il goal più bello dell’anno, che soltanto Ibrahimovic gli sfilererà grazie al gran goal di tacco realizzato contro la Svezia. Kone però ci prende gusto, e il 20 dicembre, negli ottavi di finale di Coppa Italia, colpisce ancora contro il Napoli, segnando nel recupero con un tiro dal limite dell’area il goal qualificazione che vale l’1-2 per la squadra di Pioli al San Paolo.

I rossoblù chiudono al 13° posto finale in Serie A, conquistando la salvezza. In estate c’è grande interesse attorno a Panagiotis, il greco però alla fine resta alla squadra emiliana, che riscatta la seconda metà del suo cartellino versando 1,6 milioni di euro nelle casse del Brescia.

“La prima cosa che chiedo a me stesso è la continuità e la lucidità sotto porta. Sono cresciuto molto in questo. – afferma ai microfoni de ‘La Repubblica’ – Mister Pioli Mi ha fatto studiare. Si impara anche dagli errori. E poi, dopo un goal bello, occorre riguardarlo e non considerarlo casuale “.

Parole quasi profetiche quelle del centrocampista rossoblù, che saprà ripetersi anche in quella stagione, con un goal altrettanto spettacolare contro la Sampdoria il 1° settembre nella 2ª giornata di campionato. Ancora una volta è Garics ad offrirgli un cross perfetto dalla destra, Kone si coordina a centro area per colpire con ‘la cilena’ e insacca imparabilmente nell’angolino alla sinistra del portiere per il 2-1 ospite al 64′, prima del pari finale dei blucerchiati.

La rovesciata diventa il marchio di fabbrica di Kone, che chiude quella stagione molto travagliata per i felsinei con 5 reti in 28 presenze. I risultati della squadra, che vivrà l’esonero di Pioli dopo 7 giornate e l’arrivo di Ballardini, sono tuttavia molto negativi e il19° posto finale significa l’inattesa retrocessione in Serie B.

L’ADDIO ALL’ITALIA E IL DECLINO

Dopo 94 presenze e 13 reti totali in rossoblù, nell’estate seguente Kone, che disputa anche i Mondiali in Brasile con la Nazionale greca , passa dunque all’ Udinese per 4 milioni e mezzo. Il suo rendimento, tuttavia, torna ad essere incostante e non raggiungerà più le vette di Bologna. In bianconero il giocatore greco resta un anno e mezzo, senza brillare, e nel febbraio 2016 si trasferisce in prestito alla Fiorentina , dove però non trova spazio, disputando una sola partita.

Nell’estate 2016 fa ritorno così in Friuli, ma si capisce che ormai l’avventura del greco in Italia è agli sgoccioli. In sei mesi colleziona soltanto 5 apparizioni, per un totale di 43 presenze e 3 goal in bianconero, di cui appena uno in campionato. L’addio alla Serie A arriva così a gennaio 2017, con il passaggio del greco al Granada , altro club controllato dalla famiglia Pozzo. Pure in Spagna però il trend sarà quello degli ultimi mesi: 2 apparizioni e il saluto immediato in estate, con il ritorno in Grecia in prestito nella sua prima squadra, l’AEK Atene.

Con quest’ultima si toglie la soddisfazione di vincere, pur da comprimario, il titolo greco dopo ben 25 anni. Nell’estate 2018 l’Udinese svincola Kone, che a 31 anni si ritrova pertanto senza squadra. A gennaio 2019 accetta però la proposta degli australiani del Western United FC , avviandosi definitivamente verso una parte finale di carriera in tono minore.

TATUAGGI E VITA PRIVATA

L’affermazione calcistica e la fama guadagnata con le sue prodezze hanno permesso a Koné di diventare anche uomo immagine e personaggio a 360° , in Grecia e non solo. Il centrocampista ha sempre amato i tatuaggi con i quali ha spesso accompagnato le diverse fasi della sua vita ‘tapezzando’ letteralmente la sua pelle.

Così nel suo corpo trovano spazio, fra gli altri, un diamante, una frase per i genitori, una donna con labbra cucite, una ragnatela sulla fronte, un teschio con il ciuffo di Elvis Presley, ma anche una leonessa, in ricordo dell’esperienza con il Brescia, nonché del suo segno zodiacale, e di sua madre, che di nome fa appunto Leontina.

Fisico statuario da modello, nella vita privata Panagiotis si è sempre accompagnato a donne bellissime. Dopo la fine della storia con la modella Christina Stefanidi , attualmente sembra aver trovato la sua stabilità affettiva con la nuova compagna, la bellissima Evi Lekka .

Il carattere ‘fumantino’ e l’incostanza di rendimento gli hanno impedito probabilmente di affermarsi a lungo ad alti livelli, tuttavia il calcio è stato senza dubbio quella fiamma che ha permesso a Kone di lasciarsi alle spalle un’infanzia difficile. Con le sue ‘cilene’ che restano come un marchio indelebile nella memoria dei fans del Bologna e di tutti i tifosi italiani.

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