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Gotti al Corriere della sera: ‘Me la godo, poi vedremo’

I riflettori, Luca Gotti, aveva imparato a scansarli.
Monica Tosolini

I riflettori, Luca Gotti, aveva imparato a scansarli. Scelta personale, che ha dovuto rivedere negli ultimi mesi in Friuli. Sulla panchina dell’Udinese il tecnico di Adria sta dimostrando la sua competenza tanto da guadagnarsi attenzioni forse ‘non richieste’.

Oggi di lui parla anche il Corriere della sera, che lo ha rappresentato così in una bella intervista:

“Nessuno vuole essere Robin, ma Luca Gotti sì. Per questo lo guardano come se fosse un marziano arrivato per caso – o forse per sbaglio – nel mondo del calcio… Ma questo veneto di 52 anni non è affatto convinto di diventare Batman”.

Ed ecco, quindi, il Gotti pensiero: “Perchè non voglio fare l’allenatore? Quando l’ho dichiarato intendevo sottrarmi al cono di luce, invece ci sono finito in mezzo proprio per questo. Ma ho una mia visione del calcio e della vita, la fama non mi aiuta a vivere meglio. La qualità della vita è un obiettivo primario, se devo peggiorarla tanto per avere due soldi in più, che poi sono quelli che servirebbero a migliorarla, allora ci rinuncio. E c’è anche un aspetto deontologico: non è bello che un vice allenatore prenda il posto del tecnico esonerato. Sembra che gli abbia fatto le scarpe”.

Ora, il suo obiettivo è “raggiungere una posizione nella quale non hai più bisogno di punti per restare in serie A, in modo da dimostrare che non molliamo ugualmente. Mi piacerebbe far vedere che siamo diversi rispetto al calcio della prima repubblica, quello in cui ci si accontentava, si cercava di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. E’ la nostra cultura, in fondo. Ma nello sport non può essere così: se non hai più traguardi da raggiungere, devi comunque fare di tutto per vincere”.

Racconta che la mentalità al Chelsea era completamente differente. Alex Zanardi, che non conosce personalmente, incarna il suo ideale di sportivo.

E’ convinto però che il calcio italiano stia uscendo da quella prima repubblica.

Tornando al capitolo Chelsea, ammette che “credevo che Sarri mi portasse alla Juve. Tutti noi che facevamo parte del suo vecchio staff lo immaginavamo e ne siamo stati convinti per 15 giorni. E’ stata un po’ una sorpresa che abbia fatto scelte differenti”. Ma non c’è alcun problema, anzi: rivela un profondo rapporto d’amicizia con Martusciello.

L’Udinese e il suo tipo di calcio: “Noi allenatori dobbiamo adattare il guanto alla mano. Qui c’era un pregresso storico legato alla difesa a tre e anche Tudor la usava, perciò sono andato avanti su questa strada. Io preferisco un calcio propositivo, non speculativo. All’Udinese adesso dobbiamo sistemare la classifica e portare a casa la pagnotta, innanzitutto. Diciamo che cerchiamo di essere propositivi, partendo da un atteggiamento un po’ diverso”. L’auspicio è “non cambiare mentalità ora”.

E, sul suo futuro: “Quando ho preso in mano l’Udinese, sono stato tramortito dai dubbi (se fare l’allenatore o il vice). A un certo punto mi sono detto: Luca, goditela e vediamo come va. Vediamo come va”.

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