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Gazzetta dello sport, Guidolin: “Esperienza e qualità. L’Udinese può tornare ad alti livelli”

Francesco Guidolin anche da Londra, dove si gode il nipotino, segue sempre l'Udinese e alla Gazzetta dello sport ha elogiato l'attuale squadra bianconera guidata benissimo da Andrea Sottil:
Monica Tosolini

Francesco Guidolin anche da Londra, dove si gode il nipotino, segue sempre l’Udinese e alla Gazzetta dello sport ha elogiato l’attuale squadra bianconera guidata benissimo da Andrea Sottil: «Sottil aveva fatto bene in serie B, sta dando continuità a un gruppo che dal girone di ritorno della scorsa stagione aveva cominciato a mostrare le proprie qualità. Non è soltanto una squadra molto strutturata fisicamente, ma anche con molta qualità e ottime individualità».

L’Udinese delle quattro vittorie di fila in cosa la colpisce? «E’, innanzitutto, una squadra rodata. Ma quel che ha aggiunto è la consapevolezza di essere in grado di fare qualcosa di importante. Ora si è creata questa situazione favorevole che l’Udinese si merita tutta».

L’uomo in più di questa squadra sembra essere il Tucu Pereyra che lei ha letteralmente creato. Lo faceva allenare al mattino. Lo «portò a scuola» prima di mandarlo in campo. Nelle interviste la ringrazia sempre. Pensava che a 31 anni, dopo le esperienze con Juve e Watford, avrebbe continuato ad essere così forte? «Sì. Perché il giocatore c’è, il ragazzo pure. Pereyra c’è sempre stato. Può fare tutti i ruoli, è un generoso. Ce ne vorrebbero tanti di Pereyra nelle squadre. Il fatto che mi citi mi fa molto piacere. Ma è lui che si è meritato questa bella carriera».

Beto come punta le piace? «Molto. E’ un centravanti molto strutturato fisicamente. E’ veloce, vede la porta, ha una progressione incredibile, ma è pure tecnico. Non mi stupisce quel che sta facendo».

L’abito dell’Udinese è sempre il 3-5-2. Anche ai suoi tempi lo era e si è andati avanti su questa strada. «Io ereditai la difesa a tre da Zaccheroni quando andai a Udine la prima volta nel ‘98. Venivo da Vicenza dove giocavo a quattro. 4-4-2 o 4-2-3-1 e ne ero felice. Proposi a Udine un 3-4-1-2 che poi, quando tornai la seconda volta (2010) diventò un 3-5-1-1. Con Sanchez dietro quell’altro fenomeno di Totò Di Natale. Rinunciai in quel modo al centravanti classico strutturato, ma quei due fecero cose divine, direi pazzesche e noi conquistammo i risultati prestigiosi arrivando anche in Champions». 

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