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Gazzetta dello sport: Chiamatemi Jurginho

"Gioco come voglio così faccio più gol e l'Udinese ora vola"
Monica Tosolini

In casa Udinese è arrivato il momento di Jurgen Ekkelenkamp: un gol al Napoli e due all’Empoli, tutto in una settimana. La Gazzetta dello sport ha intervistato il numero 32 bianconero che sta vivendo il suo Magic Moment. Lui si è raccontato, partendo dalla grande amicizia con Kingsley Ehizibue, olandese come lui, “è il mio grande fratello”, ha detto. Ha raccontato la sua crescita, all’Ajax, la sua squadra del cuore, in cui Ten Han lo ha lanciato. Ha interpretato tutti i ruoli: difensore, davanti alla difesa, trequartista, sottoposta, mezzala, esterno. A Udine Runjaic “ci aiuta sulla tattica, a fine partita mi fa analizzare al video le cose che potevo fare meglio”.
Come l’allenatore, sostiene che a fare la differenza non la difesa a 3 o a 4. Piuttosto la svolta è arrivata dopo le sconfitte con Como e Roma, in cui la squadra ha parlato molto, confrontandosi: “Stiamo giocando bene, sentiamo la fiducia. Poi abbiamo un grande capitano, Thauvin, che ci aiuta”.
Nel suo passato una esperienza difficile all’Hertha Berlino, in un anno in cui sono stati cambiati 4 allenatori, e una che gli è rimasta nel cuore, all’Anversa, con cui ha vinto il campionato giocando dietro la punta nel 4-3-2-1. Ma precisa che “all’Udinese gioco libero di trovare la posizione, non sono inchiodato a sinistra”. In serie A gli piacciono Neres e Calhanoglu.
Vede il suo futuro in serie A: “Sto benissimo all’Udinese, ho un contratto di 5 anni e vorrei rimanere. Anche se nel calcio tutto è possibile”.

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