Riflettori su Simone Pafundi, intervistato dal Corriere dello sport alla vigilia della finale con l’Uruguay. Alcune considerazioni:
«Nell’aria c’è qualcosa di speciale, lo sento. Mio padre è napoletano e mi ha sempre detto “guardati qualche video di Diego, è il migliore mai esistito”. L’ho fatto, con la speranza di imparare qualcosa».
Lei è d’accordo con suo papà? «Certo, ma io sono della generazione Messi, per me Leo è un idolo assoluto».
È vero che i compagni in allenamento la chiamano Messi? «Mi prendono in giro. Non è facile gestire certe pressioni. So che ci sono delle aspettative, ma ho 17 anni e a volte si esagera quando si parla di me. Devo ancora dimostrare tutto con l’Udinese».
Si sente uno da Nazionale? «Sì ed è bello: il gruppo mi ha accolto benissimo e dai grandi imparo tante cose. Sarebbe bello giocare il Mondiale dei grandi del 2026».
Per lei è una sorpresa l’Italia in finale? «No, ci abbiamo sempre creduto anche quando gli altri ci consideravano
mediocri»
Fin dall’inizio? «Sì. Il gioco di mister Nunziata è spettacolare e l’intesa con Baldanzi è speciale. Dopo aver battuto Brasile e Inghilterra ci siamo resi conto della nostra forza».
Cosa riporterà nella valigia dall’Argentina? «La sensazione di aver fatto parte di una grande storia, comunque andrà a finire. E poi la coppa, voglio riportare in Italia la coppa del mondo».