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Corriere dello sport, Di Natale: “Napoli ti segnavo e soffrivo”

Tifosissimo della squadra della sua città, quando poteva evitare la trasferta al San Paolo, lo faceva Perché... «Nove gol gli ho fatto... Anche Conte, oltre a Delneri, mi voleva alla Juve. Ma lui va a mille e io vado piano, pensai. Giocai falso nove un anno prima di Totti»
Monica Tosolini

Napoli-Udinese è la partita di Totò Di Natale. Il Corriere dello sport ha intervistato lo storico bomber bianconero che al Napoli ha tanto segnato, soffrendo per ogni rete rifilata.
Infatti, la leggenda – che tanto leggenda non è – narra che Totò non amasse giocare contro il Napoli al San Paolo. Qualche trasferta in effetti la evitò. «Credo di averci giocato sette, otto volte. Sono tanto tifoso, e a Napoli c’erano i miei fratelli, mi dispiaceva… Ridendo e scherzando, gli ho segnato nove gol, sei in due partite. Perché non ho mai giocato nel Napoli? Perché non mi hanno voluto». 
A Udine, «Salgo ogni quindici giorni, ho un sacco di attività. Immobiliare, un’azienda di caffè, Totò caffè, le scuole calcio. Udine è bellissima, una volta ho detto che a Udine ho portato il sole e c’è anche il mare a cinque minuti da casa mia». 
Stava per preferirle la Juve. «Quando c’era Delneri, a Udine era tornato Guidolin. Un anno prima avevo rinnovato per altre quattro stagioni. Non mi andava di partire. Dissi al presidente Pozzo, per me un papà, con lui ho ancora un rapporto bellissimo: «Io qui resto per sempre, se proprio volete che vada alla Juve mi dovete cacciare». 
Nessun rimpianto, però.
Tuttavia, Zazzaroni gli ricorda che quando la sera della presentazione dell’Udinese in piazza, davanti a migliaia di tifosi (conduceva l’evento con Nina Senicar, o era Belén) lo obbligò a urlare che sarebbe rimasto, lo guardò male. 
«Una tua impressione». Ride. «Anche Conte mi voleva alla Juve.”Tu vai a mille, io vado piano, che ci vengo a fare”?». 
A fine carriera, brevissime esperienze da allenatore poi ha mollato. «Definitivamente, ho le mie cose da curare. E sono tante e tutte a Udine. I ritiri, la settimana impegnata con gli allenamenti… no, basta: ho bisogno di stare tranquillo. Non mi va. Diciotto anni sui campi sono più che sufficienti». 
Totò ha sempre detto che il compagno più forte che ha avuto è Sanchez. «Alexis a diciassette anni era incredibile. Fuori da Udine Baggio, Del Piero, Totti, ma quando ho visto Maradona …». 
Alle Iene descrisse così l’Udinese: «Non si capisce niente, ci sono settemila lingue. Argentini, napoletani, turchi… L’allenatore scende, dà la formazione e dice “andate in campo, ci vediamo dopo”»  . Da quando ha chiuso, nove anni fa, si sono aggiunti brasiliani, francesi, romeni, sloveni… «I Pozzo anticipano tutti». 
 

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