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Pozzo: sì a play off e play out

Gianpaolo Pozzo ha concesso una lunga intervista a Repubblica in cui ribadisce quanto detto ieri a Radio Uno e aggiunge una considerazione su play off e play out: "Non voglio ripartire a giugno perché bisogna usare il buon senso.
Monica Tosolini

Gianpaolo Pozzo ha concesso una lunga intervista a Repubblica in cui ribadisce quanto detto ieri a Radio Uno e aggiunge una considerazione su play off e play out: “Non voglio ripartire a giugno perché bisogna usare il buon senso. Mi sembra assurdo incaponirsi su questa accelerazione. Io non dico che non si debba ricominciare il campionato, ma che lo si deve fare in sicurezza. Il punto non è il protocollo in sé, ma il fatto che siamo quasi a fine maggio e che le forzature non servono a niente. Mi passi il paragone, ma è come se si volessero fare diventare di 12 ore le giornate, che ne hanno 24. Un calendario come quello ipotizzato non è applicabile: si rischiano soltanto infortuni a catena. Bisogna trovare soluzioni diverse. Una può essere quella dei play-off e dei play-out. In ogni caso l’Uefa aveva indicato il 2 agosto come data limite per potere giocare le coppe e si può anche ragionare con l’Uefa di questo”.

Il calcio ha bisogno dei tifosi, su questo Pozzo è perentorio: “Io sono di questo parere: per finire questa stagione, facciamo tutti i compromessi possibili, a cominciare dalle porte chiuse. Ma non mettiamo a repentaglio il resto. E se la prossima stagione non si potrà giocare con gli stadi aperti, lasciamo perdere. Facciamo come in guerra: si fa l’armistizio e poi si riparte quando si può. Abbiamo già aspettato oltre due mesi, non saranno due mesi in più a cambiare la sostanza”.

E ancora: “Situazione Premier League? Se ne sta parlando, la fase è quella di studio. Ci sono interessi economici e c’è la paura di comprometterli. Dall’altro lato c’è l’evidenza della pandemia. I morti purtroppo non sono uno scherzo e in Inghilterra l’emergenza sanitaria è ancora nel pieno. Mi lasci aggiungere una cosa sulla Germania. Il trionfalismo sulla Bundesliga mi pare fuori luogo. Gli stadi vuoti in diretta tv sono una tristezza e le scene dei calciatori frenati in tutto, a cominciare dalle manifestazioni di entusiasmo. La ripartenza è stata importante, per carità, ma è anche una forzatura. Si sono presi grandi responsabilità, lo può confermare anche il preparatore atletico più inesperto”.

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