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Marino a Repubblica: La Cina insegna. La A non ripartirà

Mentre la Serie A si prepara ad affrontare la fase 2 dell'emergenza coronavirus, il direttore dell'area tecnica dell'Udinese, Pierpaolo Marino, si dimostra assolutamente pessimista sulle possibilità che il campionato riparta
Monica Tosolini

Mentre la Serie A si prepara ad affrontare la fase 2 dell’emergenza coronavirus, il direttore dell’area tecnica dell’Udinese, Pierpaolo Marino, si dimostra assolutamente pessimista sulle possibilità che il campionato, fermo dallo scorso 9 marzo, possa riprendere per completare la stagione 2019-2020: “La Cina è due mesi e mezzo avanti a noi come esperienza di coronavirus, ma non mi risulta che abbia ancora deciso come e quando tornare a giocare”.

“Ho sempre fatto riferimento a quello che accadeva in Cina, già a fine febbraio mi ero reso conto di ciò che sarebbe successo – aggiunge Marino a ‘Repubblica‘ – Quando da noi si discuteva se giocare a porte aperte o chiuse, io dicevo che stavamo per entrare in un film apocalittico e nessuno se ne rendeva conto. A quell’epoca, i cinesi stavano uscendo dal contagio eppure nessuna squadra era in ritiro e non c’era nessuna data per l’inizio del campionato”.

“L’Uefa spinge per tornare a giocare? L’Uefa è anche quella che fino a poche settimane fa non voleva rinviare l’Europeo o la Champions. E che ha fatto giocare Atalanta-Valencia, con gli effetti che sappiamo – sottolinea il direttore dell’area tecnica del club friulano – Chi pensa di programmare il futuro fa un esercizio in cui io non mi voglio cimentare. Chi si assumerà la responsabilità se nelle squadre troveremo un positivo? Noi dell’Udinese abbiamo fatto 14 giorni di quarantena dopo aver giocato contro la Fiorentina una partita che il governatore del Friuli non voleva che si giocasse, e aveva ragione lui: dovremmo accendere candele votive a chi ha evitato che anche noi ci contagiassimo”.

“Per me questa stagione ormai non vale più, è un anno di lutto e basta – conclude Marino – Nessuno si ricorderà di chi ha vinto o perso questo che resterà nella memoria come il campionato del coronavirus. Non riesco a pensare al calcio che riprende dentro stadi spettrali. Oggi non dobbiamo pensare a ricominciare il prima possibile, ma a ricominciare. Che è ben diverso”.

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