Il tecnico bianconero Luca Gotti è stato protagonista del webinar dedicato al team building organizzato via Zoom da Vortice. Di seguito alcune dichiarazioni riportate dal sito ufficiale: “Il calciatore professionista è spesso percepito come un giovane poco intelligente, la realtà è a mio giudizio differente. Le persone che arrivano nel mio spogliatoio domani mattina hanno vinto una gara, perché su una grande massa di aspiranti calciatori sono arrivati a giocare in serie A. Il calciatore professionista deve possedere una serie di qualità, tra cui destrezza e velocità, e quindi è una persona anche veloce mentalmente. Al di sotto della serie A la qualità dei giocatori che militano nella stessa categoria è più livellata. In serie A, che è il livello massimo, troviamo differenze maggiori perché vi giocano alcuni “campionissimi” che meriterebbero una categoria ancora superiore. La vera differenza tra i giocatori si serie A è soprattutto mentale, mentre la capacità di chi gestisce un gruppo è quella di far fare agli altri ciò di cui sono capaci. Gli undici giocatori che scendono in campo sono solo la punta dell’iceberg di una macchina organizzativa molto più ampia e dove ogni ingranaggio è importante che funzioni alla perfezione. Tutti devono cercare di remare nella stessa direzione”.
Qual è il rapporto tra i campioni e i giocatori “normali”? Chi dà un valore aggiunto al rendimento del gruppo viene tollerato molto meglio. Sta nella bravura del campione cercare di non approfittare di questa situazione e mettersi al livello degli altri.
In base a quale qualità si sceglie un capitano nel calcio di oggi? Ci sono diversi criteri. Nel nostro caso De Paul è la vera incarnazione della figura del capitano, sviluppa una leadership orientata al positivo riuscendo a riversarla sugli altri
Come si gestisce l’errore del singolo? Ci sono errori, come quelli di Larsen a San Siro, talmente eclatanti che non necessitano di essere sottolineati, sono altri gli errori su cui davvero si può lavorare. Gli errori sono una risorsa di cui far tesoro per crescere, se diventano solo occasioni di sanzione producono un doppio danno. Ci sono poi gli errori comportamentali, come la mancanza di rispetto verso gli altri. In quel caso è giusto che chi rema contro all’interesse del gruppo venga sanzionato, ma a quel punto si volta pagina.
Qual è la sensazione di giocare negli stadi vuoti? Ci si abitua un po’ a tutto. Inizialmente è stata un’esperienza molto forte. Ora ci facciamo condizionare molto meno da ciò che avviene fuori dal rettangolo di gioco, chissà che non sia d’aiuto in futuro per una maggiore maturità da parte di chi è coinvolto nella partita.