Alberto Zaccheroni, dal suo isolamento casalingo, ha parlato a Telefriuli della situazione attuale del calcio colpito, come tutte le altre attività, dal coronavirus. Chiuso come tutta la popolazione tra le mura di casa, cerca di sfruttare il tempo in maniera utile: “Sono blindato in casa, le giornate sono lunghe. Prima andavo sempre di corsa, adesso ho più tempo per riflettere e mettere un po’ di ordine, visto che sono sempre stato e mi sono considerato un gran disordinato. In questo momento, poi, si pensa ai ricordi, è inevitabile”.
E cosa pensa? “Che ci sarà da rimettere in piedi tanto, ma io penso in positivo e so che i friulani nel momento del bisogno si compattano e sanno superare bene tutte le difficoltà. Hanno già affrontato tante prove”.
Parlando di calcio, crede sia possibile ripartire con questo campionato? “Non c’è la soluzione perfetta, l’ideale è terminare il campionato senza penalizzare nessuno. Ma la situazione è anomala, troppo condizionata dal fattore esterno del coronavirus. Credo che o si riparte e si termina il torneo prima dell’estate o sia giusto annullarlo. Non sarebbe gratificante fare dei play off per chi ha fatto bene. So che è accaduto nella prima Guerra Mondiale: il male minore, se non si riesce a continuare, credo si cancellare tutto”.
Stringendo il cerchio all’Udinese, la sua, e tornando ai ricordi, cosa le viene in mente? “Ogni tanto le partite me le riguardo, anche se non si vedevano bene come oggi. A me di quel periodo piace pensare all’armonia che si era creata all’interno del gruppo: abbiamo indovinato sia i calciatori che gli uomini giusti. Avevo dei ragazzi straordinari, di grande spessore umano. Quest’anno sono 40 anni che faccio l’allenatore, ma quel gruppo, l’interpretazione di gioco di quella squadra, quell’entusiasmo anche tra i tifosi… è il mio orgoglio più grande come allenatore”.
Oggi tante cose sono cambiate, anche lo stadio: “Sono molto legato al’ Friuli’ di allora, ma ammetto che mi sarebbe piaciuto stare in panchina anche nel nuovo ‘Friuli'”.