Nel giorno del suo 43esimo compleanno, Vincenzo Iaquinta (nella foto con Dino Fava e Michele Pazienza) , ultimo bianconero ad aver vinto un Mondiale, ha parlato a Telefriuli di Qatar 2022, di Nazionale e di Udinese, partendo proprio dall’attualità: “Nel 2006 è stata una emozione unica. Per noi italiani è una sofferenza non esserci, per la seconda volta di fila. Questo è un Mondiale particolare anche perchè manca l’Italia, poi gli orari sono strani… Ma a questo punto non resta che guardare avanti, credere di più nei giovani italiani, perchè secondo me ce ne sono molti forti. Uno è Pafundi: l’Udinese è sempre stata una società che ha fatto giocare molti giovani, tra i quali me stesso. Io sono arrivato a Udine a 20 anni, mi hanno fatto crescere. ho fatto sette anni meravigliosi, anche se nei primi anni ho un po’ sofferto, ma piano piano con il lavoro e con la dedizione sono riuscito a esprimere il massimo delle mie potenzialità”.
Tu e Causio, gli unici due a vincere un Mondiale con la maglia dell’Udinese: “E tutti e due con il numero 15. Per me è stata davvero una soddisfazione vincerlo con una provinciale. Credo sia stato il massimo. Perchè di solito un giocatore va al Mondiale se gioca nel Milan, nella Juve o nell’Inter. Invece per me è stata una doppia soddisfazione perchè giocavo in una provinciale, che comunque all’epoca andava anche in Champions League. Per me aver giocato la Champions League a Udine è stata una grandissima soddisfazione. Per noi, per i tifosi e per la società. E’ stato stupendo”.
L’Udinese oggi. La sorpresa di questo campionato? “Certo. Sottil lo conosco bene, ho giocato assieme a lui. Ha un carattere molto duro e si vede anche come allenatore, che ha dato una identità all’Udinese. Sta facendo un ottimo campionato. E’ partita alla grande, ha frenato un po’ ma sta comunque facendo vedere delle grandissime cose”.
C’è un giocatore della serie A in cui ti rivedi? “Dico Osimhen per il gioco che ha con Spalletti perchè è uno che attacca molto la profondità, come facevo io nell’Udinese. Io ho avuto Spalletti a Udine: fa giocare benissimo le squadre. Anche a Udine giocavamo come il Napoli di oggi”.
2006-2022 quanto è cambiato il calcio? “Molto, soprattutto con la Var. Adesso vedere un difensore che vedere con le braccia dietro è molto dura. Le braccia servono per l’equilibrio del corpo, per loro è più difficile giocare. E poi ai miei tempi dietro c’erano degli armadi che difendevano, era dura fare gol”.
Come saluteresti oggi i tifosi dell’Udinese? “Anche se ho avuto un rapporto così così, ce li ho sempre nel cuore e non li dimenticherò mai. Io sono uno molto istintivo: quando sono venuto a Udine con la Juventus e ho fatto quel famoso gesto, non volevo mancare di rispetto a nessuno. Ho fatto così perchè ho sentito insultare mia madre. Quindi sono partito un po’ di testa, ma mi sono pentito subito del gesto che ho fatto. Sono sempre stato un ragazzo tranquillo e mi spiace per quella vicenda”.