I Pozzo non stanno vivendo anni confortanti per quanto riguarda le decisioni sugli allenatori. I continui cambi in corsa sia al Watford che all’Udinese non fanno altro che certificare l’infelicità delle scelte sia in Inghilterra che in Italia.
Ora il momento critico, da questo punto di vista, lo sta pagando la società londinese, penultima in classifica e con il terzo allenatore a libro paga in questo campionato, dopo che in panchina si sono già alternate sette guide diverse in 60 partite di Premier. Non ci si può certo meravigliare se si scorre un attimo lo storico dei cambi effettuati dalla proprietà friulana in quel di Londra: ben 18 in 9 anni, vale a dire una media di 2 a stagione, con il punto più basso nel 2019/20, quando l’alternanza tra i vari Javi Gracia, Quique Sanchez Flores, Mullins, Pearson e di nuovo Mullins (solo per le ultime due giornatedi Premier) ha accompagnato la squadra in Championship.
Se Sparta piange, Atene ha poco da ridere. A Udine in questa stagione Gotti è stato esonerato e lo ha sostituito il suo vice Cioffi, che dopo la prestazione della squadra a Genova già sa di dover recuperare la fiducia conquistata nelle prime uscite. Purtroppo anche in Friuli, guardando solo gli ultimi 9 anni, i cambi di guida tecnica sono stati tanti, ben 15. A Udine l’annus horribilis è stato il 2017/18, quello iniziato con Delneri, proseguito con Oddo (di cui si ricordano soprattutto le 11 sconfitte consecutive, numero di ko che Ranieri ha eguagliato in 14 giornate) e portato a termine nelle ultime quattro giornate da Tudor.
Non c’è che dire, i Pozzo hanno raccolto poche soddisfazioni dal calcio nell’ultimo decennio. Da qui, forse, anche l’atteggiamento prudente che si evidenzia nei contratti annuali, che poco si sposano con il concetto di programmazione.
