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Un brodino per ripartire

Quota 50 è ormai un miraggio

Redazione

L’Udinese blocca l’emorragia di sconfitte fermando   la corsa Champions del Bologna, che impatta 0 a 0 sul terreno del Friuli. Kosta Runjiac per l’occasione cambia nuovamente strategia: decide di riorganizzare nuovamente una difesa a 5, infoltisce il centrocampo, lasciando l’unico riferimento avanzato Davis, con Payero ed Ekkelenkamp in appoggio. Soprattutto, cambia strategia di gara. Abbandona l’idea del possesso palla, che è stato per tutta la stagione il suo cruccio, e vira verso un calcio più diretto, più simile a quello proposto a suo tempo da Cioffi: linee serrate, recupero palla e via in verticale sfruttando la gamba degli incursori Payero ed Ekkelenkamp, oltre che al riferimento avanzato e mobile Davis. La squadra di Italiano, d’altronde, è tra quelle che meglio sanno palleggiare in tutta la serie A, pertanto sfidarla sul suo terreno non sarebbe stato saggio. Qua lo scorso anno, l’Udinese di Cioffi vinse 3 a 0 proprio in questo modo, con il 20% del possesso palla. Annientò il lanciato Bologna di Motta in quella che fu una delle lezioni più pesanti che i felsinei appresero in tutto il campionato; quindi perché non adottare la stessa strategia, avrà pensato Runjaic.
D’altronde al Bologna l’Udinese negli ultimi incroci, sia in casa che fuori, è sempre risultata indigesta. Lo è stata anche in questa gara. La strategia è stata corretta. L’Udinese ha costretto il Bologna ad un estenuante quanto inutile palleggio in orizzontale, con l’ampiezza e la profondità sempre molto ben coperte da uno spazio inesistente tra le linee. Bianconeri in 30 metri scarsi, e mentre Dallinga veniva francobollato a turno da Kabasele Solet e Kristensen, i 3 creativi alle sue spalle, Orsolini Odegard e Dominguez, non riuscivano mai a trovarsi nella situazione di poter puntare la porta avversaria, ma sempre costretti a ricevere palla  girati di schiena, e quindi, in una parola : Inoffensivi. Il pressing bianconero, inoltre portato da tutta la mediana cappeggiata da Karlstrom, metteva in ambasce il giro palla bolognese che si sviluppava spesso lentamente con i centrali Lukumi e Beukema, non esattamente dei fini palleggiatori, e quindi indotti spesso all’errore. Su questi errori la partita trovava degli sviluppi interessanti per i bianconeri. Su questi break sulla trequarti, potevano ripartire i Payero, i Karlstrom gli Ekkelenkamp e soprattutto Davis, sempre vincente contro i centrali bolognesi e così via dritto per dritto verso la porta. Risultato? La prima frazione si chiudeva con ben 5 occasioni per l’Udinese, e pure con tanti rimpianti.
Davis ci metteva 3 minuti a far capire quanto sia mancato a questa squadra: il bolide dai 20 metri che si stampa sulla traversa è una giocata da calciatore di livello. Non da meno le giocate di sponda dopo aver arpionato al volo e in palleggio i rilanci di Okoye; giocate dove il pallone veniva sempre apparecchiato con dovizia per il Payero o l’Ekkelenkamp di turno. Un giocatore, Davis che ci fa capire che si trovi all’Udinese solo  perché sempre infortunato, di ben altra pasta rispetto ad un Lucca, che non ce ne voglia, il quale si trova a Udine nonostante sia sempre sano. Alla fine il rammarico dell’Udinese è quello di non aver tramutato in gol tutte le occasioni create nel brillante primo tempo, che sarebbe potuto finire tranquillamente anche sul doppio vantaggio, ma si sa se giochi con una punta sola, e le occasioni di conseguenza capitano sovente sui piedi di Payero, che di mestiere fa il centrocampista, non c’è da meravigliarsi se non si riesca ad andare a dama. 1 gol nelle ultime 5 partite spiegano tanto se non tutto, e non è continuando a giocare con una punta sola e attaccando con i centrocampisti che si risolverà la siccità di gol, difatti con ieri sera la striscia di partite senza gol si è allungata ulteriormente. La veemenza bianconera perdurava per almeno un altro quarto d’ora nella ripresa, il tempo necessario affinchè Davis cominciasse a calare, come preventivabile, e Italiano cominciasse a puntellare la sua formazione con innesti offensivi più freschi, da Fabbian a Castro fino a Cambiaghi. L’Udinese è rimasta però sempre attenta, se è vero che oltre al palleggio e all’avanzamento di baricentro al Bologna poco altro concedeva, se non un gran tiro su punizione di Orsolini che andava a baciare l’incrocio dei pali, giusto per pareggiare quello di Davis. Runjaic affrontava la gara con il mood: meglio tenere lo 0 a 0 che provare a vincerla, e i cambi andavano proprio in quella direzione: cambio ruolo per ruolo davanti con Bravo per lo stanco Davis, e buttando nella mischia tutti i centrocampisti a disposizione, per rimpiazzare i tanti in campo dall’inizio e oramai con la lingua di fuori: Lovric per un non sempre ispirato Atta, Zarraga per Payero, dopo che pure Giannetti in difesa aveva avvicendato un positivo Kabasele.
Nel primo tempo il cambio forzato di Modesto per l’infortunato Ekkelenkamp aveva forse leggermente cambiato il disegno tattico, per un 4411 con l’angolano davanti a Kamara sulla sinistra, Ezhibue davanti a Kristensen a destra, e Atta e Kalstrom centrali. Insomma, Runjaic ha preferito anche contro il Bologna attingere più dalla difesa e dal centrocampo che non dall’attacco, nonostante opzioni valide in panchina ce ne sarebbero state da Sanchez a Pafundi, oltre che Bravo, utilizzato però per Davis e non in aggiunta di. Da due mesi a sta parte ormai il tecnico tedesco ha sposato il modulo ad una punta, imbottendo la squadra di difensori e centrocampisti. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: 5 sconfitte e 1 pareggio, 1 solo gol fatto (da un difensore) e 10 subiti. Lunedì è riuscito, grazie ad un’interpretazione tattica perfetta soprattutto senza palla, ad ottenere un clean sheet che mancava da tanto tempo, ma l’impressione è che in questo momento sia il massimo che possa ottenere l’Udinese: un pari se non subisce gol, perché davanti di segnare non se ne parla nemmeno. D’altronde il ritorno di Davis, che può certo rappresentare  l’acqua nel deserto, non può e non potrà da solo risolvere questo problema. Lunedì è stato positivo il suo apporto, e sfortunato nelle conclusioni, ok, ma se le altre vengono delegate ai centrocampisti, non si vede come si possa trovare la via del gol. Immagino come avrebbe potuto interagire Bravo in coppia con l’attaccante inglese: due attaccanti tecnici che avrebbero potuto mandarsi al tiro vicendevolmente giocando palla a terra e non solo. L’impressione è che e le occasioni del primo tempo fossero capitate all’ex real Madrid anziché a Payero  probabilmente l’esito sarebbe stato diverso. Iker Bravo è di fatto una seconda punta, e agirebbe meglio a fianco ad uno come Davis che non tutto solo a fare reparto come a Torino dove di certo non ha brillato. 

Tocca accontentarsi. L’importante era bloccare l’emorragia di sconfitte, e il piano è andato a buon fine. La squadra ha dato bene o male una risposta al pubblico e alla critica, dopo le ultime prestazioni. Il fatto che continuando così quota 50 rimarrebbe un miraggio, è però un’altra solida realtà, che getta un velo d’ombra sull’intera stagione, che per tre quarti di essa aveva lasciato presagire altri scenari. 

Paolo Blasotti

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