Si ragionava alla vigilia della sfida contro il Cagliari, che l’Udinese non otteneva tre punti in un lunch match addirittura dal 2023. Beh a quanto pare, dovrà attendere ancora a lungo. Gli ultimi 2 hanno portato infatti la sconfitta di Sassuolo e il pareggio con una coda infinita di rimpianti contro il Cagliari. Rimpianti per una gara che era assolutamente da vincere; era da vincere se si guarda il fatturato prodotto, i numeri del match, il predominio territoriale, e il poco prodotto dall’avversario che ad un certo punto ha cercato in tutti i modi di tornare in Sardegna senza un punto, regalando nel finale due occasioni colossali ai bianconeri di casa, che incredibilmente hanno gettato alle ortiche. Quello che è accaduto al 73’ con Zaniolo servito tutto solo davanti alla porta da Davis, con il difensore del Cagliari che sviene, e al 90’ con la doppia occasione capitata sui piedi di Davis e Bayo, dopo lo svenimento numero 2 della difesa isolana, è materiale da ascrivere sul registro X-Files. Un qualcosa che ne Zaniolo ne Bayo racconteranno ai nipotini nelle sere fredde d’inverno accanto al camino. Quando non si segnano gol del genere, e a segnare il gol del pari deve essere un difensore (Kabasele) su assist di un altro difensore (Solet), alla fine è giusto che pareggi.
E’ giusto che pareggi, ripeto anche se di sicuro hai prodotto molto di più degli avversari.
Il Cagliari era giunto a Udine con qualche defezione, ma anche con la nomea di squadra in gran spolvero, dove anche nelle sconfitte con le big, non ultima contro l’Inter, aveva palesato di essere in grande salute, laddove anche gli episodi l’avevano condannata ben oltre i demeriti. Il Cagliari visto a Udine però è poca cosa. Squadra rabberciata si forse, con Deiola retrocesso a difensore dopo una manciata di minuti per sostituire il totem difensivo Mina, ma squadra anche a corto di idee, spesso impegnata nel rilancio lungo per i tre giocatori offensivi davanti, che si producevano in tanto movimento. La prima conclusione era giunta proprio sull’asse Ze Pedro al lancio, Esposito alla sponda in area, e il rimorchio di Borrelli che calciava centrale. Il gol del vantaggio, invece, è frutto di un’azione più manovrata, una delle poche, per quanto fortunata, con cross respinto di Felici, tiro centrale di Prati, che trovava un flipper impazzito in area con Kabasele protagonista più sfortunato che colpevole, e la zampata di Borrelli a cui la palla veniva recapitata senza francobollo, ma che timbrava il vantaggio. Nella circostanza da registrare l’eccessivo appiattimento dei centrocampisti di Runjiaic a ridosso della difesa, con davvero troppa libertà concessa al nazionale under 21 Prati, libero di scagliare la conclusione verso la porta, seppur da distanza considerevole. L’Udinese aveva già timbrato il palo con un volitivo Zaniolo, e sebbene con i soliti e riconosciuti, conclamati, limiti nella velocità di manovra, aveva già cominciato a fare la partita, continuando a farla con maggior veemenza anche sotto nel punteggio. Il Finale del primo tempo avrebbe registrato almeno 5 occasioni prodotte dai friulani, frutto di altrettanti tiri verso la porta avversaria, con due legni ( di Zaniolo appunto e Atta) e un miracolo di Caprile sulla conclusione di Atta deviata da Deiola. Un finale di primo tempo che raccontava di un risultato bugiardo, quindi, vista la pochezza di un Cagliari che stava edificando il proprio successo su una pietra angolare trovata più per caso che per disegno pianificato, e vista la produzione offensiva dignitosa da parte della squadra di Runjiaic.
Nulla di eccezionale sia chiaro. Si è assistito ad una manovra come sempre compassata, con la solita endemica difficoltà a guadagnare il fondo per il cross (Kamara lo avrebbe trovato per la prima volta all’89’, negativa la sua prestazione ieri), manovra scolastica in mezzo con Kalstrom e Piotrowsky incapaci di un cambio di campo improvviso, e con qualche invenzione di Atta e Zaniolo, unica opzione per accendere la miccia dell’imprevedibilità, alimentata dal soffio di creatività di Solet, sempre pronto a sganciarsi in avanti e ad ispirare la manovra, ben oltre i suoi compiti difensivi, ed il prezioso lavoro spalle la porta di Davis. Nella ripresa, il pari è apparso la logica conseguenza di una pressione, e di un possesso palla insistente, con tanti corner collezionati dai bianconeri, dove su uno di questi Kabasele su assist di Solet, come detto, riusciva a riacciuffare il pari. Solet e Kabasele però, due difensori, in licenza offensiva, visto il poco lavoro da sbrigare dietro.
Se a fare i gol ci devono pensare i difensori, perché gli attaccanti da Zaniolo a Bajo sbagliano l’incredibile, si capisce come possa essere difficile tornare a vincere non solo un lunch match, ma una gara a qualsiasi ora di qualsiasi giorno della settimana. Nomino loro due perché scagiono parzialmente Davis, il cui lavoro sul fronte offensivo è stato importante: ha scodellato gli “assist” per la traversa di Atta e il gol clamorosamente fallito da Zaniolo, mentre la sua conclusione nel finale, che sebbene masticata aveva comunque impegnato seriamente il portiere Caprile, era stata realizzata in una fase di acuta sofferenza per crampi. Zaniolo dal suo canto, è stato autore di una prova incoraggiante, per volontà e anche qualità, ma ha rovinato tutto con quell’erroraccio che rimane sulla copertina di questa gara ad imperitura memoria.
Avrà l’occasione di rifarsi, ma intanto il tempo passa, e le occasioni vengono gettate alle ortiche. Rimane purtroppo il fatto incontrovertibile che se davanti non si segna non si vince. Il miniciclo con squadre alla portata è giunto a metà, con un solo punto messo a referto. Troppo poco davvero. Vero che l’Udinese continua a balbettare sul piano del gioco, ma ieri si è prodotto molto di più di un avversario remissivo e anche in vena di regali. Ieri a prescindere dalla proposta di gioco, era da vincere senza se e senza ma, e se non sono stati incamerati i tre punti, poco si può rimproverare al tecnico, anche se va rimarcato che le clamorose occasioni nel finale niente hanno da spartire con qualcosa di costruito e ricercato. Insomma, work in progress, e altro pranzo andato di traverso. La digestione, per i tifosi friulani, comincia ad essere un problema, ma va detto che ahimè il loro fegato, negli ultimi anni, a questi problemi si sta cominciando ad adattare.
Paolo Blasotti