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Udinese, tre punti per ripartire

La squadra di Runjaic è però ancora in cerca di conferme
Redazione

L’Udinese, dopo 239 giorni espugna di nuovo il terreno amico; si erge al nono posto in classifica, e si scrolla di dosso parte di quelle critiche che si erano sviluppate nelle ultime giornate. Critiche giustificate dal fatto che il calendario agevole non sia stato sfruttato a dovere, considerando che le sfide in serie con Sassuolo, Cagliari, Cremonese e Lecce alla fine hanno fruttato solo 5 punti. Ora arriva il difficile, arriva la Juve, ci sarà l’Atalanta e soprattutto la capolista Roma, e insomma, altro fieno in cascina si poteva accumulare, anche se va detto che la squadra di Runjiaic riesce a sorprendere, a volte anche nel bene, come si è visto a San Siro contro l’Inter. La sfida vittoriosa contro il Lecce, però, non ha dipanato del tutto i fantasmi che aleggiavano alla vigilia.
I tre punti sono stati coltivati nel bel primo tempo, dove l’Udinese è parsa più convincente del solito e più padrona del campo rispetto ad altre uscite. Un Lecce  timido e mai pericoloso, balbettante e incerto in difesa, ha fatto da sparring ad un’ Udinese con le idee più chiare, con la qualità di Atta spesa sulla trequarti, che ha illuminato la via per il gol sia all’inserimento di Kalstrom, sia al colpo di testa di Davis. Il giocatore francese si è preso la scena, sfoderando una prestazione di livello assoluto, di quelle che ti fanno capire che presto o tardi la sua destinazione potrà essere quella dei grandi palcoscenici. Un Atta sugli scudi quindi, uno Zaniolo in decisa crescita, a cui solo la traversa ha negato un bellissimo gol, maggiore attenzione nella fase difensiva, e un Karlstrom finalmente tornato dominante in mezzo. Al netto di un Ekkelenkamp ancora anonimo, e di un Kamara pasticcione, si può dire che sia stato il miglior primo tempo sfoderato in casa dalla squadra di Runjaic.
La sua squadra, però, non riesce ad avere una continuità di rendimento in seno alla partita. Ad un convincente primo tempo, ha fatto da contraltare una ripresa in sordina, con il Lecce al quale sono bastati due innesti per far rinculare i quinti di Runjaic: Banda da una parte e N’dri dall’altra, con Ramadani e Berisha che hanno cominciato ad uscire dominanti nei duelli in mezzo, e l’Udinese costretta a difendere il doppio vantaggio, limitando al minimo le ripartenze davanti. La superiorità tecnica e fisica del primo tempo è svanita, e la paura, o il braccino, hanno cominciato a farla da padroni, anche se per rimettere in gara la squadra di Di francesco, c’è voluto un’indecisione di Okoye sulla punizione per nulla irresistibile di Berisha. L’Udinese, di fatto, ha sofferto poco i salentini, ed è più quello che è riuscita ad autoinfliggersi che non i colpi che il nemico è riuscito a portare in essere visto che ha rischiato il patatrac solo su un’altra indecisione di Okoye sull’uscita a vuoto sugli sviluppi di un corner. Runjiaic aveva nel frattempo avvicendato la coppia d’attacco, con Bayo e Buksa, i quali hanno saputo capitalizzare l’unica ripartenza di tutti i secondi quarantacinque minuti, per chiudere la contesa. Il bel gol di N’Dri giunto in over time, è valso solo per le statistiche.
Alla fine i tre punti sono arrivati, ma il naso viene storto eccome. Rimettere in gara il Lecce, questo Lecce,  è stata un’impresa da autolesionisti; l’avversario seppur in dominio di gioco, nella ripresa, non era mai riuscito a calciare in porta, e le indecisioni di Okoye hanno di fatto rischiato di compromettere un risultato che sembrava già acquisito. La ruggine della squalifica può aver inciso, come il sole in faccia in occasione del corner, sta di fatto che le sue nefandezze, come l’incapacità della squadra di riprendersi il centrocampo e il controllo del gioco contro un avversario decisamente inferiore, preoccupano e non poco.
In questo contesto, continua il momento negativo di un Solet svagato e sufficiente, come atteggiamento, e ai limiti della sufficienza come rendimento, sostituito all’ora di gioco da Runjiaic. Questa squadra deve ancora percorrere molta strada nella direzione di un’identità  da raggiungere, poiché allo stato attuale appare ancora molto fragile in certi meccanismi, incerta nelle dinamiche di gioco, e davvero troppo dipendente dalle giocate di qualità superiore di Atta e Zaniolo. Ancora non riesce, per esempio, a sfruttare la corsa e le giocate di Zanoli, che meriterebbe di essere innescato sulla corsa e con i tempi giusti. Per quanto prodotto, in termini di gioco, comunque, la posizione in classifica raggiunta dai bianconeri, è già tanta roba.
Ora ci si aspetta una crescita, per avere conferme sui piccoli progressi intravisti. Le sfide difficili che attendono gli uomini di Runjiaic a cominciare da mercoledì a Torino sponda Juve, saranno una cartina tornasole sui veri progressi di squadra: si continuerà nella crescita, o ci sarà un altro tracollo? Questa squadra, come detto, sarebbe capace di tutto, sia nel bene che nel male. 

Paolo Blasotti

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