Le qualità di un professionista spesso si apprezzano proprio quando si dimostra di saper correggere i propri errori.
L’allenatore più bravo non può essere quello che non sbaglia mai, bensì quello che sbaglia meno degli altri.
Vero è che, fortuna, circostanze fortuite, infortuni, società più o meno solide, classifiche in sintonia con gli obiettivi concordati, rappresentano un estratto di situazioni con cui un tecnico spesso é giocoforza costretto a convivere. Se parliamo di RUNJAIC, oltre alle imprescindibili difficoltà nel calarsi in un campionato complesso come quello della massima divisione, delle aspettative dopo l’ottimo avvio, degli errori perché no (Como e Roma all’andata docet) che ognuno commette, ecco allora che la gara con i capitolini giallorossi riveste ancor più importanza per comprendere quanto il tecnico tedesco possa aver fatto tesoro delle proprie “esperienze”, le quali come diceva Oscar Wilde incarnano il nome che gli uomini danno alla sommatoria dei propri errori….
È trascorso un’intero girone, e sembra arrivato davvero il momento di comprendere se il gruppo sia carne o pesce… Belli, quasi bellissimi almeno per un tempo con l’Atalanta, pessimi con il Como, molti gli alti e i bassi per una squadra che a volte sembra programmata per giocare massimo un tempo, dimostrando di non possedere la forza di “poter fare” in continuità la partita. Si obietterà che esistono anche gli avversari, giusto, ma é pur vero che l’identità di un gruppo deve necessariamente crescere col tempo sino ad assumere una fisionomia precisa, una connotazione pretesa dal tecnico.
In molti hanno criticato il 352 quando in rosa non sembrano esserci interpreti idonei al ruolo… allora perché non provare soluzioni alternative? Roma e Ranieri, tecnico bravo come pochi e stato anche alle dipendenze dei POZZO nel Watford 21-22, possono dare in tal senso risposte in buona parte esaustive.
Mr RUNJAIC peraltro non vede l’ora di cancellare Como, oltre alla stessa gara d’andata dove si rese conto di come il calcio nostrano possa essere a volte impietoso. Nell’occasione odierna SOLET viene sostituito nel trito e ritrito 352 da TOURÈ, giocatore prima utilizzato come il prezzemolo, poi quasi finito nel dimenticatoio. ZEMURA prende il posto dell’ultimo inguardabile KAMARA, SANCHEZ torna in panchina pronto a buttarsi nella mischia a gara in corso, lasciando a 2 soli elementi il peso dell’attacco. Centrocampo confermato con MODESTO sulla destra invitato a dimostrare qualcosa in più di quanto visto (meglio non visto) in riva al Lario.
A casa Roma che cala al Friuli dopo la “scoppola” di Alkmaar, si rivede Baldanzi (piace all’Udinese così come Soulé) e Pellegrini sulla trequarti alle spalle di Dovbyk. Riposa in partenza il “giustiziere” Dybala, mentre in mezzo Pisilli viene confermato a spese del friulano Cristante tornato a disposizione; in difesa torna Mancini in mezzo con accanto Celik a destra; braccetto di sinistra Ndicka, l’anno scorso protagonista involontario di un improvviso malore che causó l’interruzione della gara ripresa 10 giorni dopo.
Parte la gara con la Roma alla ricerca del fraseggio e l’Udinese ad orchestrare ripartenze ficcanti. Al 5º TOURE si infortuna ed é costretto a lasciare il campo per una presunta distorsione al ginocchio in favore di KABASELE che si posiziona sulla destra. Sino a metà frazione succede poco, almeno sino al tiro ben parato del neo arrivato Rensch, nazionale olandese schierato sull’out di destra. Poco altro sino 38º quando una punizione dalla tre quarti di LOVRIC veniva stoppata da LUCCA, il quale girandosi verso la porta colpiva con violenza infilando Svilar. 3’ al Var non erano sufficienti a stabilire la regolarità della marcatura poi alla fine giudiziosamente assegnata. Ottavo centro in campionato per il piemontese che cresce di gara in gara. La frazione si chiudeva al 51º con un vantaggio forse generoso per gli uomini di RUNJAIC.
La ripresa, come “sempre”, non é una novità peraltro, dimostrava una volta di più come la squadra nello spogliatoio non faceva affatto il proprio compito… bastavano infatti appena 200” per cagionare il primo guaio. Pellegrini palleggiava in area friulana con la stretta marcatura di KABASELE; il difensore a ridosso del capitano romanista, essendo dotato di arto come un qualsiasi persona normodotata, non potendo sottrarre il braccio al proprio corpo, si vedeva rimbalzare la palla stessa addosso con la conseguenza di vedersi assegnato contro il penalty. Ora, se sia sfortuna o ingenuità, il fatto che accadano i misfatti sempre o quasi a KABASELE lasciamo che il lettore a farsi una propria opinione, fatto sta che la partita tornava sui binari di un pareggio che tutto sommato poteva anche essere corretto per quanto espresso sino ad allora.
Al 12º però, PAYERO abile nel conquistare palla a centrocampo si involava verso la porta avversaria partendo dalla fascia sinistra. L’egoismo del centrocampista per contro, poco attento nel servire in mezzo all’area THAUVIN e LUCCA liberi da marcature serrate, inibiva una gran occasione da rete. L’Udinese non trovava successivamente il passo per impensierire la difesa avversaria, anzi attorno a metà frazione Rui MODESTO (altra prova anonima) si faceva soffiare palla favorendo il contropiede giallorosso. Shomurodov coglieva con un esterno apparentemente lungo, l’accorrente El Sharawi sul quale si precipitava SAVA. Il portiere Rumeno toccava la palla, che infatti si impennava sbattendo sul piede dell’attaccante romano; per Sozza però non c’erano dubbi, sul fallo dell’estremo bn, tanto che non serviva nemmeno l’ausilio del Var per decretare il secondo rigore facilmente trasformato da Dovbyk. Vantaggio degli ospiti che si vedevano recapitare due gran regali confezionati da arbitro e disavventure difensive.
A poco servivano sul finale gli ingressi di ATTA, EKKELENKAMP, SANCHEZ, PAFUNDI (nota piacevole il suo recupero, poiché si é intravista una certa maturazione fisica) per cambiare l’inerzia della gara, la quale scivolava mestamente senza generare occasioni vere, portando verso una inevitabile sconfitta. Quello che é parso inaccettabile a tratti, all’intera tifoseria, è la lentezza con la quale si cercava di recuperare palla e risultato. Infiniti passaggi all’indietro non si possono proprio spiegare quando si é sotto a 10’ dal termine spinti dal pubblico amico…
Appena 3 punti ottenuti in 5 gare riportano ahinoi alla realtà della classifica, tanto che si pensa già alla gara con il Venezia, come sfida da non sbagliare assolutamente. Il rientro dagli spogliatoi ancora una volta si é rivelato drammatico. Veramente c’è da chiedersi quanti punti abbia perso la squadra nei 2 terzi di gara alla ripresa del gioco (dal 46º al 75º), segno tangibile che negli spogliatoi manca la capacità di tirar fuori quanto serve. Il fenomeno non può più essere un caso. Ma é pesata non poco anche l’assenza di SOLET cosi come a Como, in misura forse esagerata. Certo serve assolutamente cavare qualcosa in più da questo gruppo, seppur mancante di esterni che facciano la differenza (siamo a rimpiangere EHIZIBUE..).
La gara col Venezia di sabato prossimo da affrontare per la prima volta senza KARLSTROM (verrà squalificato per somma di ammonizioni) è diventata straordinariamente importante per sistemare una classifica che non é più così gratificante con soli 26 punti in 22 gare (1.18 a partita).
La sensazione è dentro lo spogliatoio non sia attivo quel “burning desire” come viene definito negli States, quello stato d’animo che spesso caratterizza i professionisti praticanti sport ai massimi livelli, i quali notoriamente ambiscono a traguardi importanti migliorandosi giorno per giorno.
Beh forse per costoro una lezione da un certo SINNER, cui va un plauso e un’ammirazione sconfinata, servirebbe davvero !
AM