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Udinese per mezz’ora lucida, per un’ora disattenta e presuntuosa 

Tanta delusione per un doppio vantaggio vanificato opposti ad una compagine abbordabile
Redazione

Se sei in vantaggio al primo quarto di gioco di 2 gol, in apparente controllo totale della partita e finisci col perderla 3-2 significa che qualcosa, o peggio più di qualcosa non ha girato come doveva.

Le cause possono essere molte, personalmente propendiamo per la presunzione quale fattore dominante. Ad un certo punto sembrava così impotente il Venezia, tanto da non recriminare più del dovuto quando sul piede di …. si materializzava l’occasione del 3-0, non concretizzata.

Immaginiamo come i ragazzi di RUNJAIC trovandosi dinnanzi una squadra pressoché allo sbando, possano aver pensato di farne a piacimento un sol boccone. Niente di tutto ció. Una disposizione tattica un po’ leggera al 40º concedeva a Pohjampalo su imbeccata di Duncan un’occasione pressoché unica che il centravanti capitano della nazionale finlandese riusciva ad ottenere grazie ad un fallo di rigore causato da un intervento improvvido di GIANNETTI, forse più a suo agio come braccetto di sinistra.

Tenere in piedi una partita che sembrava abbondantemente persa é stato a quel punto il vero merito del Venezia, che chiudeva la frazione con il minimo danno, quando il divario al passivo poteva essere almeno doppio.

L’ingresso nella ripresa (e qui ribadiamo una volta ancora come la squadra non rientri quasi mai in campo con dovuta concentrazione) fa presto a presentare un conto molto salato. Oristanio messo sulla fascia destra, nell’occasione paragonabile al miglior THAUVIN, veniva giustamente buttato nella mischia da Di Francesco creando scompiglio. L’abilità tecnica del giocatore dell’Inter, metteva in difficoltà sistematica KAMARA e compagni. Il buon inserimento poi a centrocampo di Busio “obbligava” un positivo TOURÈ ad un fallo non da ultimo uomo proprio su Oristanio, in quanto KAMARA era alle sue spalle.; poco importa per Massa che decreta la conseguente espulsione “da ultimo uomo” facendo infuriare la panchina ed in particolare NANI come avrà modo di chiarire nel post-gara. La punizione successiva calciata dal limite da Nicolussi Caviglia sul palo coperto da OKOYE, sorprendeva il portierone bn, forse coperto nell’occasione, forse in attesa di una parabola sopra la barriera, regalando un imprevedibile pareggio ai lagunari.

L’inferiorità numerica concedeva ampi spazi ai neroverdi che come spesso accade alle squadre guidate dal tecnico abruzzese, facevano girare con efficacia la palla da un lato all’altro, concedendo comunque qualche ripartenza ai bianconeri, nell’occasione in giallo, i quali si limitavano a cercare prevalentemente il lancio lungo per le sponde di LUCCA.

Gli ingressi, forse un po’ tardivi di KABASELE, ZARRAGA, DAVIS, THAUVIN e ZEMURA oltre ad uno schieramento tattico impostato sul 441, avrebbero dovuto fornire almeno negli intenti ulteriore energia fresca, oltre a tamponare le incursioni laterali dei locali. 

A 5’ dai 90’ però il misfatto si materializzava con la decretazione da parte di Massa – complice il solito aiutino del VAR – del secondo rigore per i padroni di casa. L’impatto di KABASELE con la sfera avveniva visibilmente prima con la gamba (solo i commentatori di DAZN si ostinano ad asserire come non ci sia stato tocco con la gamba), solamente in seguito con il braccio che non poteva scomparire dal corpo…. Da sempre é noto che se la palla tocca prima un arto consentito (gamba) o corpo, per poi finire su quello vietato (braccio), non sussistano gli estremi per il penalty. Ma per il Var (anche qui dobbiamo presumere che l’arbitro peraltro appostato a 5 mt non abbia visto..) sussistevano gli estremi per richiamare il fischietto di Imperia che si rimangiava la prima decisione di lasciar correre. La punta finlandese bissava il primo centro dagli 11 metri, portando in vantaggio i suoi, con un calcio secco rasoterra similare al primo, alla destra di OKOYE.

Il recupero del direttore di gara aveva del grottesco.  Già dare appena 4 minuti diventati poi 5 dopo un minuto per l’espulsione, 2 e mezzo per il Var sul rigore, 3 minimo per le 10 sostituzioni di entrambe le squadre – 7 sarebbe stato il minimo sindacale – indicava faziosità ingiustificata, ma aveva il potere di annichilire il supporto degli oltre 1200 tifosi bianconeri accorsi al Penzo. Quando il fischio finale arrivava sí ai 5’ e 30” di timing, con gioco reale sviluppato nel recupero non superiore ai 2 minuti effettivi, si materializzava in tutto il popolo bn l’idea concreta, di come i 3 punti siano stati letteralmente regalati ai padroni di casa, indubitabilmente più carenti sul piano tecnico e prossimi ad un possibilissimo ko. Il Natale insomma é arrivato con due mesi di anticipo.

La lezione subita é cocente, non c’è dire, ma può insegnare molto, come la necessità di lasciare la presunzione a casa e ritrovare concretezza, poiché la ruota puó girare rapidamente anche in senso non gradito. Abbiamo sufficiente memoria per rammentare le prime 10 partite del Frosinone dello scorso anno (sappiamo tutti come si é conclusa), o la stessa Udinese targata Sottil 1, dopo le prime 16 gare….

C’é da capire perché la squadra si sia rilassata immotivatamente se non per presunta superiorità, un 2-0 nei fatti, non dovrebbe tranquillizzare alcunché. Dovremmo poi chiederci come i cambi siano rivelati forse tardivi, o perché alcuni giocatori non fossero nemmeno in panchina (EKKELENKAMP per esempio, il cui dinamismo sarebbe stato assai utile), o infine perché gli infortuni reali o taciuti, stentino così a lungo ad essere debellati (vedi SANCHEZ).

In merito ai singoli ci ha persuaso la qualità di BRAVO (nomen omen), la ritrovata verve realizzati di LOVRIC e l’ordine consolidato attribuibile a KARLSTROM. Si chiede più coraggio a EHIZIBUE che non può arrivare sulla tre quarti e tornare sistematicamente indietro, e questa volta una tiratina d’orecchi ad OKOYE beffato sul proprio palo.

A mr. RUNJAIC spesso elogiato chiediamo di non trincerarsi dietro la sfortuna, di regola, alibi dei perdenti, ma di impare in fretta la lezione in quanto il calcio italiano non aspetta nessuno. Duncan per esempio ha goduto di eccessiva libertà entrando in tutte le azioni pericolose. Tenere alta, anzi altissima la tensione, é un dovere categorico per qualsivoglia gestione generando un benefico eustress. Vedere i giocatori entrare spesso molli dopo l’intervallo invece, non giova a nessuno (si vadano a vedere le partite dello scorso torneo, saranno di utile insegnamento) e spesso genera situazioni pericolose.

La Juventus sabato ci dirà se questa lezione é stata compiutamente assorbita o se ahinoi il destino sarà quello di continuare a vivacchiare nel limbo, proprio ora che potevamo goderci in caso di vittoria, una vigilia all’insegna di una effettiva partita di cartello!

AM

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