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Udinese in panne

I due rigori concessi alla Juventus non possono costituire degli alibi per la squadra di Runjaic
Redazione

L’Udinese esce sconfitta senza replica alcuna dalla sfida dell’Allianz Stadium, contro una Juventus malata di ipoglicemia di gol (4 partite senza segnare), un allenatore (Tudor) cacciato, e una classifica che la vedeva appaiata all’Udinese al nono posto, che se per gli uomini di Runjiaic può considerarsi un buon viatico, per i canoni della vecchia signora, che ambisce a ben altri obbiettivi sportivi, rappresenta un dato preoccupante; un po’ come se l’Udinese veleggiasse al sedicesimo posto in classifica, per capirsi. Contro una Juventus, che presentava Brambilla quale traghettatore, in attesa della formalizzazione di Spalletti quale nuova guida tecnica, infarcita di problemi, specie nel comparto d’attacco, era auspicabile che l’Udinese provasse quantomeno a portare a casa un pareggio; che se la giocasse quanto meno alla pari; che dilatasse le criticità di gioco dei bianconeri di Torino, aggiungendo sale alle ferite che in settimana lo staff juventino aveva provato a leccare, dopo l’ultima sconfitta (la quarta di fila) di Roma sponda Lazio. E invece?
E invece, come non era poi nemmeno tanto difficile da immaginare, abbiamo assistito ad una recita modesta, priva di mordente, cazzimma, come direbbero a Napoli, e con la paura di chi va a contendersi tre punti ad una squadra ammazza campionato, piuttosto che una big in fase decadente, come certificato anche dalla classifica. Certo, le contingenze arbitrali hanno fatto si che lo 0 alla casella gol fatti, nell’ultimo periodo, venisse subito cancellata, dopo un paio di minuti, con un rigorino facilmente apparecchiato davanti a Okoye. Al di là di quello, però, l’inizio partita è stata abbastanza da incubo, e visto che siamo ad Halloween, alla domanda dolcetto o scherzetto, la squadra di Runjaic ha risposto scherzetto, ed è stata subito accontentata. Gli uomini di Brambilla parevano tanti diavoletti veloci, che verticalizzavano a due tocchi o di prima, senza dare punti di riferimento ad una difesa paurosamente statica come quella friulana. Nei primi 10 minuti Openda sembrava una scheggia impazzita, poiché arrivava da tutte le parti senza possibilità di lettura da parte del tridente difesivo. Vlahovic aveva tutto il tempo di girarsi e prodursi in sponde produttive sia per gli esterni che per gli Yildiz. Insomma, ci sono voluti una decina di minuti prima che gli uomini di Runjaic prendessero loro le misure, e ingolfassero in parte la manovra dei bianconeri di casa. Tuttavia, la Juve arrivava sempre prima su ogni pallone; vinceva ogni miss match in campo, e in fase di possesso praticamente l’Udinese faceva scena muta, stante che pure Atta veniva costantemente triplicato, Davis non scattava proprio, e l’unico a sbattersi come un diavoletto, mantenendo lo spirito di Halloween, era Zaniolo, il quale pressava quasi da solo a tutto campo la prima costruzione juventina.
Svilente poi notare come anche  dopo il prematuro svantaggio, la squadra di Runjiaic appariva sempre lenta, neanche  stesse vincendo,  e dovesse amministrare un vantaggio che non c’era. Insomma il solito canovaccio tattico del tecnico tedesco, con gli stessi principi di gioco posizionale, laddove il movimentismo senza palla è quasi assente; dove gli interpreti aspettano il pallone tra i piedi e gli avversari hanno non solo tempo di riposizionarsi, ma anche di sbadigliare e pensare a come portare la controffensiva. Okoye in versione superman manteneva viva la gara prima dell’intervallo, e come un fulmine a ciel sereno la palla in buca d’angolo di Zaniolo ( bellissima marcatura) rappresentava una secchiata di acqua gelida in faccia alla vecchia signora, la quale rivedeva vecchi fantasmi, non solo gli spettri di Halloween.
La partita dell’Udinese si può circoscrivere tra il bel gol di Zaniolo (il più meritevole oltre ad Okoye) e la sostituzione dello stesso, avvenuta (sembrerebbe su indicazione dello stesso giocatore durante l’intervallo al capo dello staff bianconero Runjaic) al 56’. In quel breve lasso di tempo, la vecchia signora aveva accusato il colpo, essendo debilitata da un pessimo periodo. In quel frangente l’Udinese aveva sfiorato il raddoppio un paio di volte con Gloglichidze, l’uomo più pericoloso dell’Udinese, in entrambe le aree, quella amica con i due rigori procurati e il gol del 2 a 1, e quella nemica. Dopo l’uscita di Zaniolo, che andava ad aggiungersi alla sostituzione di Davis al 36’ del primo tempo, bloccato dopo il primo e unico scatto  della gara ( per lui valutazioni sanitarie in itinere), la partita dell’Udinese era già mestamente ai titoli di coda. Buksa e Bayo non sono stati in grado di tenere un pallone uno, il baricentro dell’Udinese si è affossato verso il basso, il centrocampo è andato di conseguenza in apnea, e le scorribande juventine hanno preso campo, con gli uomini di Brambilla che cominciavano ad arrivare da tutte le parti per testare i riflessi di un Okoye sugli scudi. Il portiere nigeriano rinviava la resa oltre il lecito, ma alla fine anche lui alzava bandiera bianca su un imperfetto intervento sul balzo felino di Gatti, e la mancata copertura di Gloglichidze ( serata difficile la sua).
Il secondo rigorino di giornata ( molto simile a quello concesso e poi ritratto da Perenzoni a Sassuolo  su chiamata del Var per fallo su Solet) serviva solo per conferire volume ad un punteggio già scritto, che però, qualche minuto prima, seguendo la legge imponderabile del calcio, stava per essere sovvertito dal colpo di testa di Bayo, uscito di un niente a lato, rischiando di trasformare una gara quasi a senso unico in un insperato e immeritato pareggio. Insomma. La gara di Torino ha emesso diversi verdetti chiari, o comunque offferto ulteriori conferme che:

Questa squadra non può prescindere dai suoi attaccanti titolari; lo si era visto con il Lecce, laddove dopo la sostituzione di Davis e Zaniolo la squadra è andata in apnea contro un avversario modesto, e solo per caso la coppia subentrata ( Bayo e Buksa) era riuscita a chiudere la gara sul tre a uno. In questo contesto la condizione fisica di Davis preoccupa considerando che già contro il Lecce gli era stato precluso il secondo tempo, si diceva per via dell’ammonizione ricevuta nei primi 45’, ma forse il focus alla gara di Torino, e a quella successiva contro l’Atalanta in casa, era già partito, nell’ottica di gestire le delicate fibre muscolari dell’attaccante di Stevenhage. Che avesse qualcosa che non andava il britannico, però, era chiaro fin dalle prime battute. Diverso il discorso di Zaniolo, che sembra in decisa crescita fisica, ma che a quanto pare non avrebbe i 90 minuti nelle gambe, men che meno in contesti così ravvicinati. Considerando che Bravo è stato misteriosamente dispensato dalla convocazione ( ieri avrebbe fatto comodo), le soluzioni davanti non aggradano.

Questa squadra continua ad essere lenta. Di testa e di gambe. Legnosa. Non sembra poter accelerare e mandare i giri del motore oltre la soglia, anche quando chiamata a recuperare il punteggio. Appare statica. Il suo è un calcio posizionale, macchinoso, laddove tutti gli interpreti si toccano la palla sul posto senza avanzare metri, se non dopo una lunga transizione, quando a quel punto l’avversario risulta sempre ben coperto e allineato. Non si produce in un calcio diretto, sebbene disponga di giocatori di gamba, che di conseguenza non vengono mai serviti sulla corsa e con i tempi giusti. 

Questa squadra, inoltre, sembra essere molto dipendente dagli estri di Atta, ieri sotto tono, e Zaniolo, mentre come detto, non riesce a sfruttare a pieno, le potenzialità di Zanoli, che sembrerebbe di ben altra pasta rispetto ai suoi compagni di reparto. In tutto  questo Rui Modesto pare dimenticato. Lovric il lontano parente del giocatore ammirato qua alla prima stagione; Ekkelenkamp pure involuto rispetto alla sua prima stagione ( una volta i giocatori a Udine miglioravano con gli anni, ora sembra regrediscano), mentre Solet ogni tanto si annoia, e decide di alzare il tasso adrenalinico con giocate che avvantaggiano gli avversari.

Coprire questi problemi dietro l’alibi di due rigorini facilmente apparecchiati, destabilizzerebbe le prospettive del problema e dei problemi, che ahimè sono tanti, a partire da una condizione fisica che non pare riuscire a decollare. Le altre squadre riescono ad andare a mille, l’Udinese  no; va al piccolo trotto, e non lo fa nemmeno per tutta la partita. Quelle poche volte poi in cui si giocano tre gare a settimana, la rosa sembra soffrire non poco, costringendo il tecnico a dosare con il bilancino da farmacista l’impiego di diversi elementi. La rosa è composta da giocatori pesanti e grossi, forse questo non aiuta nel recupero, ma ci si chiede come mai tanti giocatori notoriamente di gamba in seno alla rosa, non riescano a sprintare come hanno sempre fatto anche negli anni precedenti.

Problemi che ad ora non hanno soluzione. Sabato arriva l’Atalanta, altra squadra che vive di ritmi alti. Con queste premesse, si preannunciano altri scherzetti, e nessun dolcetto.  

Paolo Blasotti

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