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Udinese, fortuna e poco altro

Ma è ancora appeso il cartello 'lavori in corso'
Redazione

L’Udinese riparte da dove aveva concluso. L’anno scorso il risultato più gettonato era il pareggio, e proprio dalla divisione della posta riparte il campionato dell’Udinese. Pareggio che tra l’altro ha  coinvolto quasi tutte le sfide di questa prima giornata di campionato.

Un pareggio che sa di vecchio, o meglio che sa di campionato 2023/24, con un’Udinese scesa in campo con gli stessi interpreti della passata stagione, per una serie di motivi logistici, essendo che i nuovi o sono arrivati da poco e devono ancora amalgamarsi con il gruppo, oppure non sono considerati pronti dal tecnico Rujanic, lui sì, unica novità effettiva della casa.

A ben guardare però di diverso c’è la Dea Eupalla, che l’anno scorso si divertiva a voltare le spalle alla squadra bianconera, eccezion fatta per la gara ultima con il Frosinone, mentre quest’anno è cominciato con un grosso credito ritirato direttamente senza passare dal via. Il pari all’ombra delle torri degli asinelli, rappresenta oro che cola per quanto hanno fatto vedere le due squadre in campo. A ben vedere, il Bologna visto sembrava l’Udinese dello scorso anno, che tanto produce, poco realizza (solo 1 golletto) e poi si fa raggiungere al primo tiro degli avversari. Quante volte abbiamo visto questo film? Quanti pareggi lo scorso anno altro non erano che vittorie sfumate all’ultimo? Ebbene ogni tanto è bello vedere gli avversari alle prese con le imprecazioni di giornata, e sbuffare per un pari che sa di mezzo passo falso, mentre per una volta è bello per l’Udinese esultare per un pari che sa di vittoria per come è avvenuto. Nessuno dei tanti pareggi dello scorso anno racchiudeva questo insolito sapore tra le papille gustative bianconere.

Insomma, un pari fortunoso non maledetto. Certo Rujanic si dimostra baciato dalla fortuna quindi, rispetto agli allenatori precedenti, ma la fortuna non potrà sempre aiutare. La fortuna è una foglia di fico che cade ai primi spifferi di vento, se nel frattempo non ci si è adoperati per coprire i gioielli di famiglia con qualcosa di più solido e consistente. A proposito di gioielli di famiglia, quello più luminoso è rimasto a Udine ad accelerare i tempi di recupero fisico in ottica Lazio, mentre quelli acquistati nel recente mercato, sono rimasti seduti in panchina, almeno dall’Inzio. 

Cosa ci ha fatto vedere di nuovo il tecnico Tedesco-slavo? 

Oddio, il pressing alto. SI nei primi 10 minuti si è vista una propensione al pressing alto volto a disturbare, se non a ritardare, la prima costruzione dal basso del Bologna; aspetto che la squadra di Italiano ha sofferto per qualche minuto, ma che poi è riuscita a bypassare bene grazie al palleggio dei centrali di centrocampo. Freuler e Moro, va detto, hanno portato a scuola sia Lovric che Payero, i quali non hanno certo le caratteristiche dei metodisti ma sono dei buoni incursori box to box. La palla non la sanno gestire e la visione di gioco è solo verticale per inserimenti con e senza palla. In questo contesto, il Bologna si è impossessato ben presto delle chiavi dell’incontro, mandando a vuoto il pressing friulano, i quinti bianconeri (Ehizibue spesso tagliato fuori in mezzo tra Lykoyannis e Ndoye) e insomma tutta la linea del centrocampo bianconera saltata grazie al  sapiente giro palla bolognese. Un giocatore come Moro l’Udinese al momento non ce l’ha. Morale della favola, il Bologna ha dominato il possesso palla, ha schiacciato gli esterni dell’Udinese, che di fatto non è mai riuscita a servire, se non sporadicamente, i due trequartisti, e anche quando accadeva gli stessi si sono dimostrati non all’altezza, soprattutto Thauvin, autore di una prova davvero raccapricciante. Al francese, investito della fascia di capitano, non è riuscito nulla, nè un dribbling, nè un traversone, nè una giocata delle sue, ha perso una palla sanguinolenta davanti l’area di rigore, ed ha  pure fallito il Penalty. Capitano giornate storte, certo, speriamo che non capiti più, visto che sul francese sono riposte molte delle aspettative del reparto avanzato. Lucca dal canto suo, non è stato mai servito come si conviene, e con la difesa e gli esterni così bassi, e senza dei cross adeguati, il suo apporto si è ridotto ad una lotta continua con i marcatori bolognesi, ai quali non è mai ruscito ad andare via, al più a guadagnare qualche punizione. Il Bologna dal canto suo si è mostrato sprecone, e solo grazie ad un rigore è ruscito a passare in vantaggio. 

Cosa si può salvare della prestazione del Dall’Ara? il portiere sicuramente, autore di almeno una grande parata, e tutto il reparto difensivo, che si è mostrato roccioso, arcigno e dominante, il giovane Castro chiamato all’ingrato compito di rimpiazzare Zirkzee, è stato messo nel taschino dai tre centrali bianconeri. 

Da salvare la reazione nervosa. Dopo lo svantaggio la squadra poteva imbarcare ancora acqua e affondare definitivamente, ma grazie ad un’estemporanea giocata personale di Payero (che ci ha ricordato quello che è il suo forte, l’inserimento verticale e non il giro palla) e una palla inattiva seguente al rigore fallito da Thauvin, la squadra, in maniera cinica è riuscita a riagguantare la linea di galleggiamento.

I nuovi, subentrati forse in maniera tardiva, saranno chiamati ad ulteriori prove, magari dall’inizio, pertanto il loro giudizio rimane sospeso. 

Quello che ci si porta a casa da Bologna, è, oltre all’ottimo e immeritato punto, la consapevolezza che molto s’ha da fare nella ricerca della nuova filosofia di gioco tanto sbandierata dal mister ma della quale per ora non si è notata nemmeno una fase embrionale di essa. 

Di sicuro Runjaic avrà capito che Lovric e Payero non sono fatti per sostenere un centrocampo a due. Serve un metodista che detta i tempi di gioco. Ha chiesto, e ottenuto, Karlstrom, elemento considerato utile a tale scopo; ebbene allora dovrà essere provato, possibilmente dall’inizio già dalla prossima partita, per capire se tale innesto potrà considerarsi azzeccato o meno, perchè in caso contrario, il mercato è ancora aperto. Stesso discorso per Ekkelenkamp, il quale dalle caratteristiche tecniche dovrebbe surrogare il partente Samardzic.

Sicuramente, si ha avuto la riprova, semmai ce ne fosse stato bisogno, che sulla destra urge reperire sul mercato un titolare del ruolo, in grado di affondare i colpi, saltare l’uomo e crossare, insomma, tutto il campionario del quale i presenti interpreti paiono essere molto deficitari.

Senza interpreti adeguati dalle fasce, l’impiego di Lucca appare del tutto inutile. Lo spilungone di Moncalieri ha bisogno di una squadra che si mantiene alta, e che faccia spiovere cross dalle fasce. Non disponendo di velocità e altre qualità nell’uno contro uno, finisce sempre per perdersi in duelli corpo a corpo che non portano a nulla. A quel punto, se proprio non si riesce ad alzare il baricentro con il gioco e gli interpreti, avrebbe più senso utilizzare Davis, il quale pare essere superiore a Lucca in molti aspetti, nella corsa per dettare la profondità ed attaccare il tanto campo in avanti che giocoforza si viene a creare giocando bassi, maggiore qualità per dialogare con i compagni pur mantenendo la sua efficacia nel gioco aere, in virtù di una stazza comunque ragguardevole (1,91 cm).

Insomma, siamo all’inizio, e il cartello di lavori in corso è ancora ben appeso fuori dallo spogliatoio. Di tempo ce n’è sia ben inteso. Il mercato, tra l’altro, è ancora aperto, e per fortuna. Intanto però, un punto in quel di Bologna, aiuta a lavorare meglio in settimana, con più serenità e fiducia.

Paolo Blasotti

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