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Udinese, così no!

Con un Napoli ad un passo dal tricolore nonché prossimo avversario al Friuli (04.05) auspicabilmente ebbro di festeggiamenti, la posta in palio in Via del Mare in quel di Lecce, assume una connotazione ancor più pregnante
Monica Tosolini

Con un Napoli ad un passo dal tricolore nonché prossimo avversario al Friuli (04.05) auspicabilmente ebbro di festeggiamenti, la posta in palio in Via del Mare in quel di Lecce, assume una connotazione ancor più pregnante per i bianconeri. SOTTIL pretende dal gruppo di lavoro, la parte sinistra di classifica oltre a creare le basi per una compagine ancor più competitiva per la stagione a venire. Baroni, tecnico salentino, non può permettersi di perdere punti in casa, poiché la corsa salvezza, é tornata ad essere prioritaria a seguito delle 7 sconfitte su 8 gare – un solo punto ottenuto – patite negli ultimi due mesi. 2 soli punti dal Verona al terz’ultimo posto ma in crescita continua, non possono far dormire sonni tranquilli all’ex stopper bianconero.

SOTTIL deve rinunciare oltre ai lungo degenti DEULOFEU, EBOSSE, anche a SUCCESS e PAFUNDI usciti malconci dalla gara con la Cremonese, nonché all’ultimora da BETO, colpito alla vigilia dal famigerato “colpo della strega”; il modulo canonico adottato con la novità NESTOROVSKI quale punta avanzata, é il consueto 3511. La partita obbligatoriamente deve farla il Lecce per evidenti ragioni. Incuriosisce l’approccio dell’Udinese che peraltro si adegua ben presto attraverso fraseggi condotti al piccolo trotto preferibilmente verso la propria retroguardia. Il Lecce per contro cerca vivacità grazie alle accelerazioni di Strefezza, trottolino che presidia il lato destro d’attacco salentino. Il primo quarto di gara rasenta i limiti della “guardabilitá” tanto la squadra bn pare refrattaria alla ricerca di trame offensive. Spesso é SILVESTRI, poco impegnato invero, a rilanciare verso il nulla a seguito di reiterati retropassaggi dei difensori o di WALACE. Alla fine saranno solo tre le azioni di rilievo per i bianconeri, un colpo di testa di BIJOL dai 10 metri, una apprezzabile girata di LOVRIC dai 13 metri ben parata da Falcone, oltre ad un gran tiro di WALACE sul finale di frazione leggermente sopra la traversa. Si chiude il primo tempo con uno 0-0 gravato da un giro palla dei ragazzi di SOTTIL troppo lento ed involuto. Non certo un’interpretazione memorabile..

Nel secondo tempo, volendo pensare male, vien da immaginare quale circostanza possa generare l’episodio chiave in grado di sbloccare la gara. Ci pensa UDOGIE, il partente a fine stagione, a cagionare un rigore che forse solo nei campi di periferia si può rilevare nel relativo sviluppo dinamico. Scatto felino, partendo in notevole ritardo, con il fine di andare a falciare senza ritegno l’ala avversaria propensa al cross; rigore sacrosanto che l’arbitro decreta (clamorosamente) solo a seguito del Var. La rete su penalty di Strefezza determina per conseguenza il risultato finale che solo un diagonale di EHIZIBUE mette in relativa discussione, in una delle poche azioni generate da un Udinese soccombente nel risultato. La gara, a seguito del vantaggio leccese, non porta significativi sussulti in chiave friulana, con i padroni di casa intenti a salvaguardare in tutti i modi un vantaggio preziosissimo per la classifica, ora più gratificante. Partita poco dignitosa dunque per i bianconeri, prodromica a nostro avviso ad un naturale allontanamento dal sentiment che ogni tifoso rispettabile prova per i propri colori. Inaccettabile di fatto l’atteggiamento palesato, quasi a giustificare una classifica oramai inalienabile.

Partite come quella disputata in Puglia, allontanano supporter, l’appeal degli amanti del calcio, i piccoli tifosi, ma anche e soprattutto i denari, per la conseguente “diminutio” cui si adagiano i protagonisti. Se questo non viene percepito a livello societario, allora é naturale attendersi poca visibilità, poco interesse mediatico, poco senso di appartenenza, scarsa considerazione generale. Di conseguenza anche i profitti mercatastici nonché il valore riconosciuto ai protagonisti, tenderà naturalmente a ridimensionarsi. Il calcio del XXI secolo necessita di ben altro, di una mentalità che non può essere quella ostentata in Via del Mare.

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