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Udinese, compatta e vincente

A volte serve un destr riga per rimettere in sesto uno spogliatoio e richiamare all'ordine e alla disciplina una squadra un po' troppo fanfarona
Monica Tosolini

A volte serve un destr riga per rimettere in sesto uno spogliatoio e richiamare all’ordine e alla disciplina una squadra un po’ troppo fanfarona, che persevera in errori condensati di leggerezza e superficialità, mandando all’aria partite da vincere o già indirizzate verso la vittoria.

Probabilmente la sfuriata di Sottil del dopo gara contro lo Spezia a qualcosa è servito, se è vero che da allora l’Udinese ha inanellato 2 clean sheet uno dopo l’altro, portando a casa 4 punti in due gare. La ritrovata compattezza della retroguardia è il risultato di un atteggiamento più attento, più cattivo e più ordinato da parte dei bianconeri. Silvestri non ha dovuto compiere tanti prodigi, e l’assetto difensivo, costituito da tutto il blocco dei giocatori in movimento, ha costituito un muro di gomma laddove gli avversari di questi ultimi 2 turni sono rimbalzati con perdite.

Magari si è smarrita una vena di fantasia e una di qualità. Nelle ultime due partite si è ammirata un’Udinese più pragmatica e fisica e meno qualitativa e leziosa. Non è un caso, se in panchina vengono lasciati elementi come Thauvin e Samardzic, e a Bergamo pure Pereyra. Sottil, per racimolare punti, ha intrapreso la via della fisicità, dote della quale la sua squadra abbonda, del furore agonistico, della gamba di tanti interpreti e… della coppia pesante davanti.

L’arma Success. Sottil lo adora. Calcisticamente parlando si intende. Il nigeriano gode di tutta la stima del tecnico, e ci accorgiamo che le paroli di lode tessute da Sottil nei suoi confronti anche dopo la gara di San Siro con l’Inter, non erano state elargite per pura circostanza ma erano direttamente il frutto del suo pensiero. Success non solo non ha mai perso la titolarità, ma l’intera manovra della squadra si è strutturata proprio a misura su di lui. La presenza del nigeriano, va detto, toglie tanti imbarazzi nel orchestrare una manovra: lancione da parte del Quater Back Bjiol, palla al pivot nigeriano che prende posizione, irremovibile per gli avversari, sponda per i centrocampisti e squadra che sale.

Ad Empoli Sottil ha abusato molto di questo schema, nonché dei lanci a cambiare campo a cercare i quinti dalla parte opposta : Udogie (autore di una buona partita) ed Ezhibue dall’altra. Cambi di campo che spesso, con l’Empoli che gioca con la difesa a 4 e centrocampo a 3, con le preventive a scalare, spesso soffriva, proprio perchè non sempre i scivolamenti delle mezzali erano puntuali, e i quinti potevano godere di una certa libertà. In questo modo si è mandato al tiro due volte in modo pericoloso Udogie, quando Parisi ha dovuto salvare sulla linea a portiere battuto, e quando nella ripresa Perisan si è dovuto superare per evitare il 2 a 0.

In questa ultima azione a crossare era stato Ebosele, altro interprete che bene aveva figurato anche a Bergamo, quinto per quinto, uno schema che per chi gioca con il 352, porta grande efficacia in campo e soddisfazione da parte del tecnico. L’Udinese poi, l’ha buttata molto sui duelli fisici, laddove l’Empoli davvero non poteva competere.

Il risultato è stato di una partita tutt’altro che spettacolare, ma che ha visto un primo tempo dove l’Udinese è stata dominante anche nella costruzione delle occasioni da gol, e con l’Empoli dei piccoli palleggiatori, ridotto a rendersi pericoloso solo su due palle inattive.

Dopo il gol (anch’esso su palla inattiva, e a sfruttare un punto debole evidente degli uomini di Zanetti ovvero i corner) la squadra si è un po’ seduta, e ha lasciato sfogare i piccoletti e giovani Fazzini e Baldanzi (tanta bella roba per la nazionale ) ma senza soffrire più di tanto. Solo un paio di parate di Silvestri e un gran tiro di Baldanzi, per una gestione senza affanni del vantaggio. Una gestione abbastanza easy che di fatto non ha chiamato Sottil ad attingere alla qualità seduta in panchina, se sono negli ultimi 10 minuti. Ebosele nel frattempo era subentrato ad Ezhibue solo per via dell’infortunio occorso all’ex Colonia.

Vittoria quindi meritata. Pur senza brillare l’Udinese ha incamerato i tre punti, soffrendo poco e concedendo poco allo spettacolo. In fin dei conti ci piace anche così: abbiamo passato un intero girone a vedere un’Udinese bella ma inconcludente e fermata tante volte da pareggi immeritati, che ogni tanto recuperare un po di sano pragmatismo fa bene al cuore, e ancor di più alla classifica e con buona pace degli esteti amanti del bel gioco, che arricceranno il naso, ma che si lagnavano anche di fronte ai pareggi conseguiti dopo belle prove, in una parola : incontentabili.

Di Sottil si può​ dire molto, tutto e il contrario di tutto, ma meno che questa squadra non possiede identità e gioco. In pochissimi casi si è fatta mettere sotto dall’avversario, e spesso ha condotto e dominato le partite. Non è un caso che quest’anno per la prima volta l’Udinese abbia sempre avuto a referto un saldo positivo tra gol fatti e gol subiti. Alla fine i conti tornano, e la classifica la vede a ridosso del settimo posto, che dista solo 2 punti e tutt’altro che irraggiungibile. Ora il Milan è alle porte. Il Diavolo spesso è risultato indigesto ai bianconeri, ma ogni gara è a se stante. Questa squadra è capace di tante cose, ma raramente si fa mettere sotto.

Il Milan è in ripresa ma tutt’altro che invincibile. Ultimamente ha riscoperto una certa solidità difensiva anche la squadra di Pioli. Chissà che non ne esca un pareggio, e siamo certi che in quel caso in pochi si offenderebbero.

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