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Udinese bocciata e a casa

Ora testa alla Fiorentina
Redazione

Ho sempre ritenuto che questa formula della Coppa Italia sia poco stimolante poichè volta a favorire l’approdo alla fasi finali alle grandi squadre, le quali cominciano il loro cammino praticamente agli ottavi, giocando in casa contro le piccole. Per carità stesso discorso per i primissimi turni sia chiaro. Se si tratta di gare secche in casa della squadra con i favori del pronostico va da se che la piccola dovrebbe compiere un’autentica impresa per passare il turno. Ho sempre sostenuto che per aggiungere un pò di interesse alla contesa sarebbe opportuno far giocare la gara secca in casa della piccola, la quale potrebbe anche beneficiare di un importante indotto derivante dall’incasso delle gare casalinghe, si sa, le grosse squadre richiamano grossi numeri. L’interesse su questa manifestazione rimane quindi abbastanza lacunoso, poichè si trovano piccole squadre che partono già rassegnate, con problemi di classifica, che non vogliono rischiare infortuni tra i titolari, e complicare un cammino impervio in campionato, e che quindi  raschiano il fondo del barile per presentare le seconde se non addirittura le terze linee. Questo spiega quindi certi risultati molto rotondi che anche  questi giorni hanno caratterizzato la turnata della Coppa Italia Freccia Rossa.  Che la manifestazione vada rivista con formule più interessanti sono quindi daccordo; che basti questo però per affrontare l’impegno con atteggiamento da vacanza però anche no. Daltronde si tratta di un impegno calendarizzato ogni tot mesi, e per le piccole che di solito hanno solo il campionato,  prenderlo sotto gamba non è giustificabile, specie nel caso in cui la cassifica è buona e quindi si può mettere in campo la migliore formazione contro la big di turno che invece attinge ad un giustificato turn over. Il passaggio del turno sarebbe comunque difficile, ma non improbabile, ma certo se nemmeno ci provi..

L’Udinese non si è sottratta da questo ragionamento, nonostante goda di una buona classifica, seppur con qualche acciacco e defezione, ieri è scesa in campo a San Siro mettendo più nel mirino la gara di Lunedì contro la Fiorentina, piuttosto che un ipotetico passaggio del turno contro l’Inter. Le dichiarazioni della vigilia lasciavano intendere già che l’andazzo sarebbe stato più o meno questo. Si ci proviamo, ma di certo non ci danneremo l’anima, la gara da vincere è quella di Firenze. Insomma il sunto di quello che si percepiva a questa vigilia era questo. Con quali occhi guardare al Match di ieri sera quindi? E quali indicazioni se ne può trarre?

Il match contro l’Inter va soppesato e guardato per quello che alla fine doveva essere seguendo i propositi della vigilia e che poi è stato. Un’occasione per far giocare alcuni elementi che di solito non vedono mai il campo. Giusto. Soprattutto, la gara con l’Inter è diventata importante per il ritorno in maglia bianconera del Nino Maravilla alias Alexis Sanchez, dopo il lungo infortunio di Agosto. Ecco, un elemento di interesse tangibile. 

Kosta Runjaic ha disegnato quindi una formazione con alcune riserve, tra cui Piana tra i pali, alcuni titolari imprescindibili come Bjiol, Kalstrom e Lucca, e quindi lui, il Nino Maravilla, a dispensare tocchi sapienti di classe per i compagni. Non mi aspettavo il campione cileno dall’inizio in campo, e anzi nel leggere le formazioni avevo più paura che potesse incorrere in una ricaduta che altro. Mi sarei atteso un impiego a gara in corso, per l’ultima mezz’ora ad essere generosi. Evidentemente la voglia di riesordire con i colori dell’Udinese contro la sua ex squadra, il giorno della sua trentaseiesima candelina spenta sulla torta, era troppo ghiotta, e sicuramente avrà spinto per esserci a tutti i cosi. Il Nino, invece, ha dimostrato di essere  più in avanti del previsto nel processo di ricondizionamento fisico, al punto da poter pensare di scendere in campo per altrettanti 45′ minuti anche a Firenze. E questa è una buona notizia. La cattiva notizia è che questa squadra si sta afflosciando lentamente, e mestamente, su se stessa. La squadra che era partita con buoni propositi a inizio campionato, pontificando un calcio offensivo e di possesso, con le tre punte, si sta pian piano regredendo in un calcio più cauto, con le due punte, o meglio 1 + 1, anche in assenza di mezzali d’assalto, con la difesa a tre che è tornata ad essere un diktat maximo, e con i passaggi all’indietro che cominciano ad essere molti di più di quelli in avanti, a cercare gli smarcamenti nello spazio. Una squadra che a furia di giocare all’indietro  si sta dimostrando più abile ad imbucare in verticale gli attaccanti avversari che i propri. Alla squadra avversaria non resta che attendere il momento opportuno per scartare il regalo, anche da corner, su dormita colossale di tutti, portiere compreso. Fino a ieri l’Udinese era rimasta una delle poche squadre a non aver ancora preso gol da calcio d’angolo. Non si capisce se siano più imposizioni del mister o più per la semplice paura a portare  il pallone  a viaggiare all’indietro piuttosto che  in avanti. Giocare con la difesa ci sta; è la grande moda del momento. Il calcio portato avanti da Guardiola e scimiottato da chiunque ormai. Il problema è che si sta perdendo la prospettiva di questo proposito. Il calcio all’indietro, il gioco con la difesa dovrebbe servire per eludere il pressing avversario, tagliare fuori le linee e ripartire in superiorità numerica. Quando si abusa di ciò anche  quando la prima linea di pressing è saltata, oppure è addirittura assente, e si predilige tornare verso il portiere anche quando le soluzioni per attaccare lo spazio in avanti ci sono, ossia anche quando i compagni lo spazio lo hanno occupato con profitto, allora diventa una forzatura, e si vedono oscenità come il gol regalato ieri sera da Ekkelenkamp o l’azione che ha portato al rosso di Tourè contro il Genoa. Passaggi all’indietro con quasi tutta la squadra sopra la linea della palla. Quando la partenza dal basso stravolge i propri concetti, e forse la paura la fa da padrona, nascono questi obrobri che poco hanno a che vedere con il gioco del calcio, che ha come proposito quello di andare a meta nella porta avversaria. Alla fine quella di ieri sera è diventato un allenamento, laddove si è potuto ammirare un Atta che partita dopo partita sembra riuscire a tirare fuori la stoffa, e far vedere anche che pare essere pregiata, un Abankhaw che forse dimostra di poter meritare di  giocare titolare da braccetto o da mezzala meglio di altri, palesando personalità coraggio e strapotere fisico in sommo grado e un Bravo che scende sempre in campo portando pure lui la cazzimma giusta, unita a qualità non indifferente. RIvedibile Modesto, autore di qualche affondo interessante, ma pure lui vittima del calcio all’indietro, specie nel primo tempo, dove spesso si proponeva nello spazio, ma il difensore di turno preferiva tornare al conforto dello scarico verso il portiere.

Altre indicazioni la gara di ieri non ne ha offerte, se non la conferma dei progressi di Lucca, che finalmente ora sa usare meglio il fisico per prendere posizione e difendere palla, oltre che ad essere più preciso nello smistamento del pallone. 

Insomma, meglio archiviare in fretta questa gara. Quella vera doveva essere quella di Firenze?  Bene allora spetta a loro  dimostrarlo. Al Franchi mi aspetto una gara gagliarda e coraggiosa, sullo stile di quella di Bergamo. Con un Sanchez in più e il rientro probabile di Payero, elemento che in questa squadra sta assumendo una certa rilevanza. In tutto questo però Runjiaic dovrà dare alcune risposte. Si sarà deciso a fare quel passo in avanti deciso verso la rivoluzione della difesa a 4? o continueremo a vedere 4 o 5 attaccanti seduti in panchina? Ora è tornato anche Sanchez, e potrebbe essere davvero uno spreco. 

Paolo Blasotti

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