L’Udinese non riesce a passare l’esame da grande. O meglio contro le grandi. Anche contro la Juventus è andata in scena la versione balbettante e timorosa della squadra di Runjaic che ancora non riesce a trovare il bandolo della matassa su come affrontare pronti via le big del campionato mettendoci tutti gli ingredienti necessari per fare punti. Contro la Roma, l’unica gara affrontata con le tre punte, o meglio con i due trequartisti alle spalle della punta, la partenza fu imbarazzante. Non meglio andò con l’Inter, con un modulo rivisto sul 352, inizio Shock con Inter avanti già dopo neanche un minuto. A Milano fu scena muta per almento 30′, quando un guizzo di Lovric, ben imbeccato da Bjiol, aveva costretto il Milan in 10, ma si era già sotto nel punteggio.
Contro la Juve? Beh nulla di diverso. Confermato il 352 con il rientro di Thauvin, o meglio un 3511, formazione simile a quella che aveva affrontato l’Inter, l’approccio alla gara non è stato dei migliori. Poca aggressività, secondi sul palloni, tanti contrasti persi in ogni zona del campo, e di conseguenza possesso palla sempre juventino, il cui pressing feroce consentiva un recupero palla immediato e quindi di dominare la gara. Intendiamoci, non che la squadra di Motta avesse costruito chissa che, la difesa posizionale degli uomini di Runjaic riusciva a limitare gli sbocchi in area, ma va da se che questo atteggiamento avrebbe alla lunga portato a morte lenta ma sicura. Se affronti una squadra tecnicamente superiore, devi cercare di pareggiare il gap mettendoci più ritmo intensità e vigoria fisica (l’Udinese è di fatto una squadra fisica). Il fatto che la Juve coprisse bene l’ampiezza del campo e che fisicamente uscisse vincitrice da tutti i duelli individuali, non lasciava spiragli di gioco all’Udinese, che di conseguenza vedeva abbassarsi i suoi quinti (mai una scorribanda ne di Ezhibue ne di Zemura), con Kalstrom in difficoltà nel giro palla, e le mezz’ali in apnea, costrette a rincorrere i dirimpettai, soprattutto Lovric dietro a Thuram (non lo prenderà mai).
Per aprire però un varco nella difesa posizionale di Runjaic è stata necessario un gioco di prestigio del fratello dell’attaccante dell’Inter, che in un fazzoletto scherzava Kabasele con un tunnel trovando quindi lo spazio per il tiro pulito. Palo e schiena di Okoye, anche un pizzico di fortuna, e gol. L’Udinese ha reagito subito si, con Davies sul quale Di Gregorio ha compiuto una bella parata, e su un bel cross di Thauvin per PaYero, travolto sempre da Di Gregorio, ma la Juve da grande squadra si è dimostrata anche cinica, oltre che padrona del campo, e al primo mezzo errore nell’ipostazione dal basso dell’Udinese, ha chiuso la pratica. Nel contesto: rilancio così così di Giannetti (centrale e basso, dicono siano vietati alle scuole calcio) tentativo pretenzioso di controllo di tacco di Thauvin (la palla era troppo forte), palla persa, e palla scoperta sulla linea difensiva, con Kabasele puntato senza raddoppio da chi sarebbe meglio eviatare, ovvero Yildiz, altro palo e Savona a ribadire in rete, sulla dormita di Zemura. Gol che annovera molti padri.
La reazione? i cambi di Runjaic nel secondo tempo potrebbero avere del cervellotico, ma di fatto sortiscono l’effetto di alzare il pressing della squadra, ricacciare indietro la Juve, e riuscire almeno a pareggiare i duelli individuali in mezzo al campo. Ancora meglio con l’Ingresso del secondo centravanti Lucca. Tiri respinti, traverse e gol annullati. Alla fine il fatturato del gioco si è anche impennato, ma la Juve in contropiede ha avuto pure le opportunità per dilatare il punteggio. Insomma vittoria giusta e meritata e Runjiac che si trova a spiegare davanti ai microfoni cosa c’è che non va tra i suoi uomini all’atto di affrontare le big.
Troppo timore reverenziale? troppa paura? Si certo la differenza di qualità c’è e sarebbe strano il contrario. Il parco giocatori di Juve, Inter e Roma (ma anche Milan) è di certo il doppio se non il triplo di quello dei bianconeri. Rimane la sensazione però che questa squadra riesca a fare la voce grossa con le piccole (bene) ma diventi pecorella con le grandi, non riuscendo a giocarsela nemmeno con quelle che sarebbero le proprie armi, che non saranno appuntite come quelle delle big, ma neanche così smussate.
Insomma, qualcosa si è anche visto per carità; frazioni di tempo decenti, dopo però inizi da mani nei capelli. Non può bastare certo. Questione mentale certo, ma anche tattica. A parte la gara di Roma, giocata alla garibaldina, e tornati a casa con le ossa rotte, le altre gare sono state giocate con un 352 più abbottonato. Con tale modulo si è riusciti a fare bene, a Parma, con il Lecce, con il Cagliari e pure a Venezia per un tempo. Contro le piccole i quinti riescono ad essere dominanti e determinanti, con le big vengono schiacciati indietro. I quinti si sa rappresentano l’ago della bilancia in un 352: o vanno che è un piacere o si soffre da matti. Ora, dando un’occhiata alla rosa, si nota che la distribuzione del talento prende sicuramente la via della trequarti e comparto punte, non del centrocampo. Mi chiedo se non sia il caso per Runjiaic di tornare ad esplorare il modulo con almeno 3 giocatori offensivi, in qualsivoglia formula desideri, poichè il potenziale degli avanti bianconeri è davvero considerevole, sia in termini numerici che di qualità, e pare un peccato sfruttarlo solo al 50% ( ieri erano rimasti in panca Bravo, Pizarro, Ekkelenkamp, Brenner), soprattutto visto e considerato che in mezzo al campo non giostrano ne Fabregas ne Iniesta. Insomma visto e considerato che a breve(si spera) tonernà anche Sanchez, credo che il mister debba tornare sui suoi passi, da dove era partito, atteggiamento tattico che alla fine stava anche pagando. Non tanto perchè il 352 non abbia funzionato; con le piccole ha funzionato eccome, quanto perchè la rosa va sfruttata in tutte le sue potenzialità, e adottare più bocche di fuoco porterebbe ad alzare l’autostima dei tanti frombolieri davanti, i quali, va detto, hanno più meno trovato tutti la via del gol, e quindi il loro talento andrebbe strofinato e non impolverito. Quello di Iker Bravo su tutti, ma non solo. Insomma la qualità del gioco si sposterebbe 10 metri più avanti, e forse tutti ne trarrebbero vantaggio. Attenzione, non è tanto una questione di numeri, ma di atteggiamento e caratteristiche dei giocatori. Partire con il 352 con la Juve poteva anche starci, visto che a Venezia Lovric e Payero avevano dimostrato di essere davvero in palla, ma all’intervallo, sotto di 2 gol, perso per perso, forse azzardare fin da subito il doppio centravanti con Thauvin alle spalle non sarebbe stata un’idea malsana.
Insomma, si rimane con un pugno di mosche in mano, e con la sensazione che la squadra lasci sempre qualcosa nello spogliatoio prima di affrontare le big. Il mister ieri pareva davvero inferocito, ma da persona intelligente penso riuscirà a trovare la chiave di questo rebus. Battere una big è un obbiettivo che dichiaratamente ha messo nel mirino. Vedremo quanto tempo ci vorrà. Riuscirci vorrebbe dire aver superato un altro step di crescita.
Paolo Blasotti