Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Come 22 anni fa, con l’Udinese di Di Michele e Ventura che a Lecce nella penultima gara del campionato 2001/02, tribolato come questo, regalarono la salvezza alla squadra bianconera. Il successo di ieri non regala nessuna salvezza, ma un bel sorpasso su due dirette concorrenti come Frosinone ed Empoli, l’aggancio all’altra pericolante Cagliari e soprattutto regala la possibilità di giocarsi in casa un match point decisivo contro l’Empoli. Vincere o morire insomma. Battere la squadra di Nicola vorrebbe dire salvezza anticipata di una giornata. Non farlo rimanderebbe tutto all’ultimo spareggio, quello dello Stirpe contro un frosinone, che domenica andrà a far visita ad un Monza, che come si è visto ieri a Firenze, non regala nulla a nessuno. Considerato che ci sarà anche un altro spareggio ovvero quello del Mapei tra Sassuolo e Cagliari, molto probabilmente molto si deciderà nella prossima giornata. Personalmente avevo ripreso notevole fiducia in questa squadra dopo la buona prova di Bologna.
L’aggancio poi al 92′ del Napoli per mano (piede) di Success, mi aveva inoltre conferito ulteriori certezze: la squadra era viva, stava recuperando uno a uno tutti i pezzi del puzzle che sono mancati quest’anno, e ilpari riacciuffato, e non subito, all’ultimo respiro avrebbe restituito lo slancio morale per andare a fare bottino pieno a Lecce. Così è stato.
In realtà anche al via del Mare la squadra è partita impaurita, segno che le cicatrici di una stagione tribolata non sono così difficili da spazzare via, nonostante Cannavaro abbia lavorato più sulla mente che sui piedi dei ragazzi in queste settimane.
La partenza lanciata dei salentini, inoltre, specie nel primo quarto d’ora, aveva fugato i dubbi di chi pensava che la squadra di Gotti sarebbe scesa in campo con le ciabatte ai piedi e le griglie a bordo campo. La partita, in sostanza, è stata vera, con il Lecce che le ha provate tutte anche nella ripresa per raggiungere il pari. Poi certo, la differenza di motivazioni aveva uno scarto in favore dei bianconeri ospiti, ma nessuno si è scansato al via del Mare. No di certo. Cannavaro, e tutti noi, pensava di recuperare in realtà qualche giocatore in più, e invece rispetto alla gara con il Napoli gli unici rientri sono stati quelli degli squalificati, con solo un Pereyra in più arruolabile dalla panchina. Niente da fare per Thauvin e Lovric, in forse anche per l’Empoli. Sicuramente però ci sarebbe stato più minutaggio per Davis e Brenner. Chi pensava ad un impiego dell’inglese dall’inizio avvicendato da Brenner sbagliava. A Lecce sempre Lucca titolare. Il Lucca deludente di questi ultimi tempi; colui che era giunto a Udine per fare la riserva dei perenni defezionati, e che invece ha dovuto vivere suo malgrado un’annata da protagonista in campo, laddove, per la verità, oltre ai fisiologici limiti di un attaccante al primo anno in A, ha portato in dote ben 8 gol, senza calciare un penalty, e in verità è un risultato più che apprezzabile. L’ottava meraviglia l’ha messa in opera proprio ieri: stacco imperioso su traversone al bacio di Payero. Gol alla Lucca, per così dire. Gol che era andato a certificare un quarto d’ora, il secondo della prima frazione, laddove l’Udinese aveva cominciato a rimettere il naso fuori, prendere campo grazie a Samardzic e soprattutto ad un rinato Success, più che mai decisivo nel domare palloni vaganti e giocarli in favore dei compagni, ma anche al tiro. Nella ripresa, come detto, il Lecce le ha provate tutte, ha guadagnato il pallone e il campo, lasciando per larghi tratti in apnea un ‘Udinese nuovamente spaventata, ma impeccabile nella fase difensiva, sia in manovra che sulle tante palle inattive concesse. Ecco se un plauso va riconosciuto a Cannavaro, dal punto di vista tattico e non solo psicologico, va indirizzato alla gestione delle palle inattive, che nelle ultime gare di Cioffi erano diventate davvero un tallone d’achille doloroso quanto fastidioso. La marcatura mista uomo e zona sta portando i suoi frutti, e ora la squadra è più coesa e attenta nella gestione di questi attimi, che non sono più di paura. Il gol della sicurezza è stato cucinato dai subentrati. Ebosele che riconquista palla, Davis che la gestisce con qualità e maestranza in area prima di aprire per Pereyra, il traversone dell’argentino, il colpo di testa sontuoso dell’inglese, e Samardzic a chiudere l’azione, che aveva cominciato con una bella conduzione palla di trenta metri. Il serbo, finalmente riportato nel suo ruolo, è tornato determinante. Si è calato in quelle che sono le esigenze della squadra, rincorrendo tutti ( 11,754 i Km percorsi ieri per il serbo, recordman della squadra addirittura 1,3 più di un recuperatore di palloni come Walace) senza palla, lui che è nato per giocare sempre con la palla tra i piedi, e sbagliando fisiologicamente qualche appoggio semplice, con poca lucidità, ma pur sempre decisivo, nel mandare al tiro i compagni, sui piazzati, e naturalmente sul gol della sicurezza. Il prossimo anno approderà in una squadra dal gioco dominante, che tiene la palla per il 70% dove lui potrà esaltarsi, e lascerà questi colori che, va detto, non gli consentivano di esprimersi al meglio, visto che come detto, per l’80% del tempo doveva rincorrere e vedere gli avversari con la palla tra i piedi, ma va detto che anche lui avrà portato il suo contributo in questa tribolata annata, soprattutto una volta riportato nel suo ruolo.
E così, mentre il sottoscritto muore dalla voglia di vedere Davis dal primo minuto nella prossima finale contro l’Empoli, la squadra porta a casa morale e punti in vista dell’impresa che quest’anno al Friuli non è mai riuscita: battere una diretta concorrente. In realtà non gli era mai riuscito nemmeno fuori casa. Ora il tabù in trasferta è stato sfatato. Sfatare anche quello casalingo avrebbe il sapore della salvezza matematica, e quindi di andare allo Stirpe in gita. Mancano gli ultimi 3 passi di questo cammino che riporta a casa l’Udinese, la serie A, dove ci dimora da quasi 30 anni. La sua categoria. Un ultimo sforzo per favore ragazzi.
PAOLO BLASOTTI