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Regressione

Il piano gara di San Siro non ha convinto
Redazione

A salvezza ormai in cassaforte, affrontare qualsiasi partita, di quelle che rimangono da qui alla fine, dovrebbe rappresentare una gioia, uno stimolo. Un voler continuare a superarsi per raggiungere una vetta in classifica mai toccata negli ultimi 10 anni. Serve ambizione, serve coraggio, servono stimoli. La salvezza è stata acquisita in anticipo con un assetto tattico che nel tempo è variato più volte.
L’Udinese di Runjiaic ha cominciato il campionato con le tre punte, inanellando buoni risultati, per poi correggere il tiro e tornare al 352, con meno soddisfazioni. Quindi, a inizio 2025, con l’arrivo di Solet, abbiamo visto finalmente disincagliarci dall’atavica difesa a 3, inserendo più qualità in mezzo al campo con l’esplosione di Atta, mantenendo le due punte, ma strizzando più volte l’occhio anche alle tre. Ecco li abbiamo assistito alla migliore versione dell’Udinese 2024/25. Risultati a raffica, gioco e punti. Squadra che vince e che convince.
Salvezza acquisita e quindi?
Si regredisce.
Si ritorna alla difesa a 3, e non paghi si toglie pure una punta, avanzando Ekkelenkamp a supporto dell’unica punta Lucca. Non dimentico di come abbiamo cominciato il secondo tempo contro il Verona in casa: Centrocampo imbottito ed Ekkelenkamp a fare il surrogato di seconda punta (che non è), con i risultati che tutti ben conosciamo. L’assenza di Thauvin spiega fino ad un certo punto quella che pare essere una regressione del progetto tattico bianconero.
A Milano, ma già si era visto a Roma con la Lazio, Runjiaic ha avuto paura. A Roma era Zaccagni a far perdere il sonno al mister tedesco, al punto da convincerlo a riproporre la catena di destra con Ehizibue quinto e Kristensen terzo di difesa, sacrificando la qualità di Atta che tanto bene aveva fatto nei due mesi precedenti in una formula nuova e convincente del 442, che di fatto aveva panchinato almeno uno dei due “terzini” bianconeri, il danese o l’ex Colonia. Di fatto a Roma l’Udinese ha giocato con spirito ed intraprendenza ma i pericoli sono comunque arrivati da quel lato, segno che il pericolo Zaccagni non era così che poteva essere esorcizzato.
Prendere spunto dal piano gara di Napoli, in quel caso, non era stata un’opzione. Lo spauracchio di ieri, invece si sarebbe chiamato Di marco, il quale al rientro dopo l’infortunio di qualche settimana fa a Napoli, avrebbe turbato i sogni di mister Runjaic. Il piano adottato? Sempre quello, Kristensen ed Eizhibue a presidiare quel lato, con una rinnovata difesa a 3 ( che diventa a 5 ) il tutto condito con l’ultima novità in ordine temporale, ovvero Ekkelenkamp alle spalle di Lucca, per un 361 o 3511 a dir si voglia; il tutto con il rampante Bravo a scaldare la panchina.
Viene da chiedersi quando il giovane talento spagnolo potrà vedere il campo se parte dalla panchina anche in assenza contemporanea di Thauvin e Sanchez, a salvezza acquisita e a nove giornate dal termine. Non esattamente un attestato di stima per lui da parte del Mister, il quale in conferenza stampa aveva pure rilanciato l’argomento “ emotività” nel descrivere le tappe del processo di crescita dell’ex Real. Mi chiedo se ad essere emotivo non sia più il Mister, che a 40 punti raggiunti, anziché gonfiare il petto e rilanciare sulla formula vincente trovata, regredisce adducendo a paure ingiustificate,  per rimanere per la prima volta in questa stagione con una punta sola!
Alla vigilia aveva detto che la squadra saprà stupire, e che rimarremo sorpresi. Beh non c’è che dire, un po’ tutti lo siamo rimasti, ma non certo in positivo.
Poi c’è la partita, e quindi l’Inter che fin da subito dimostra di andare a mille e di aver capito che il ventre molle e attaccabile del reparto difensivo bianconero è proprio quello che Runjaic aveva pensato di rafforzare, ovvero quello destro presidiato dalla coppia Kristensen braccetto, Ehizibue quinto.
Va fatta una disamina però. L’Udinese è scesa in campo con una formazione difensiva è vero, ma l’atteggiamento era di chi voleva andare a pressare alto l’Inter e di non aspettarla in trincea. Entrambi i gol, infatti, sono nati da un pressing portato alto, con Kristensen che scopre tanta porzione di campo alle spalle, che l’Inter riesce ad attaccare muovendo benissimo palla da destra  a sinistra. Il fianco destro dell’Udinese viene sempre sollecitato, sia che sia C.Augusto dalla difesa a pescare Arnautovic che si allarga, (bucando Kristensen) e appoggiando il rimorchio di Frattesi, sia che sia un errore in regia di Kalstrom a far ripartire in campo aperto Thuram, che sviluppa sempre da quel lato con Mkhitaryan a far impazzire sempre il povero Kristensen; nella circostanza il solito Frattesi a rimorchio riesce nell’impresa di prendere il palo dopo un primo salvataggio alla disperata di Solet.
Quindi è un anticipo alto mancato di Solet, con l’Udinese in pressione, a liberare campo per la ripartenza di Thuram, solo rallentata in un primo tempo da un ottimo recupero di Solet, ma che non impedisce all’Inter di muovere palla da grande squadra qual è, arrivando sempre a dama sul lato destro dell’Udinese, attaccato da tutta la catena di sinistra dell’Inter, con Di marco al cross e Arnautovic all’esecuzione ferale.
Il secondo gol nasce sempre da un rilancio dalla difesa interista, sempre con C.Augusto, che pesca sempre tra le linee Mikhitarian, con la linea alta in pressing dell’Udinese, e con Kristensen ancora una volta preso alle spalle, la sovrapposizione di Dimarco ed il cross per l’inserimento incontrollato di Frattesi che timbra il 2 a 0 con la difesa bianconera tutta schiacciata sulla porta.
Insomma l’Inter ha martellato costantemente la fascia destra dell’Udinese in TUTTE le situazioni pericolose del primo tempo, pertanto se l’assetto tattico più abbottonato con Kristensen ed  Ehizibue doveva arginare lo spauracchio Di Marco da quel lato, beh direi che il fallimento è stato totale. Su tutta la linea.
Perché non è difendendosi che si può sperare di non subire contro squadre come l’Inter. Nemmeno alzandosi in pressing scoprendo campo alle spalle dei difensori è una buona idea, e i gol d’altronde sono stati presi tutti su azioni di ripartenza. Il pressing va bene, magari fatto con un blocco più omogeneo, ma ci vuole anche una proposta di gioco che comprenda variabili offensive, che abbiano argomenti.. offensivi.
Avere Lucca isolato davanti, ed Ekkelenkamp che non punta l’avversario (perché non è una punta) e che torna indietro, non fa altro che consentire ai braccetti dell’Inter di alzarsi costantemente, non avendo un gran lavoro da sbrigare la dietro tranne che  dare un occhio al gigante Lucca.
L’Inter è la squadra più movimentista d’Italia. Il suo calcio relazionale  non offre punti di riferimenti agli avversari. Nel primo tempo abbiamo visto il centrale di difesa Acerbi andare al cross sulla destra; Pavard spingere più di Darmian, Dimarco venire sul lato opposto; Frattesi fare il centravanti e riempire più l’area di Arnautovic e C.Augusto  spingere, da braccetto, come un treno sulla fascia. E’ un squadra difficile da affrontare, ma l’Udinese del primo tempo non ha fatto molto per impensierire i difensori nerazzurri, che sono i primi ad impostare l’azione, e che l’hanno fatto sempre con grande libertà. Vedere poi l’Udinese avere anche propositi offensivi, ma portati in essere con le sovrapposizioni di Kristensen su Ehizibue, beh un pochino il naso lo faceva storcere. Di fatto in tutto il primo tempo una sola volta Ehizibue è riuscito a crossare per Lucca e quindi impensierire Sommer. L’ingresso di Bravo nella ripresa ha mantenuto se non altro più basso un difensore interista in più, ha concesso all’Udinese di avere uno sbocco in più davanti, e di avere più possibilità di manovra nella metà campo avversaria. Anche se il gol che ha riaperto la contesa è nato da un’iniziativa solitaria di Solet, che si è presentato alla scala del calcio con tutta la sua qualità e baldanza, l’atteggiamento offensivo dell’Udinese nel secondo tempo si è sviluppato con interpreti più giusti, ottimi nella fattispecie anche i subentri di Rui Modesto e Payero.
Le correzioni in corsa di Runjaic hanno sortito i loro effetti, e l’Inter ha vissuto un brutto quarto d’ora finale, con il nervosissimo Inzaghi, che ormai potrebbe andare in panchina con le scarpette bullonate per quanto calpesta il terreno di gioco durante i 90 minuti, cacciato a ragione dal direttore di gara.
Ne è uscita una sconfitta alla fine onorevole, ma che apre a diversi rimpianti per come è stata preparata ed impostata. Il piano gara non ha convinto.
Non convince in generale questa regressione del giocattolino, che così bene stava marciando. Pensavo che per provare a raggiungere ipotetici traguardi europei si sarebbe potuto attingere dal ricco parco attaccanti, ora che la classifica predicava tranquillità e serenità. Vedo che si va nella direzione opposta, e con somma sorpresa.
Vedere attaccare il Verona in casa con una punta ha sconcertato e non poco. Partire a Milano pure con una punta idem. L’assenza di Thauvin giustifica solo in parte. Sembra che la salvezza anticipata abbia portato spavento anziché entusiasmo.
Perché rompere il giocattolo? Questa regressione appare ingiustificabile. 

Paolo Blasotti

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