L’Udinese esce dall’Olimpico con un punto e tanti crediti formativi. La prestazione della squadra di Runjiaic convince sotto molti aspetti. La mentalità con la quale è scesa in campo, in primis. Con personalità, con presssing portato alto, con scalate in avanti sempre puntuali; con le preventive eseguite alla perfezione.
L’Udinese piace per come ha saputo interpretare la partita, soprattutto senza palla. Ha anestetizzato la Lazio per larghi tratti, facendola poi correre a vuoto con un palleggio magari che non portava a dama, ma eseguito con la tranquillità e la consapevolezza di chi sa cosa fare e come ottenerlo.
Il primo tempo di ieri sera, soprattutto, è figlio delle ultime ottime partite condotte dall’Udinese, con 13 punti conseguiti nelle ultime 5 gare; tre vittorie nelle ultime uscite, con 0 gol subiti. Insomma, squadra in fiducia, e che da tempo ormai ha preso la forma voluta dal tecnico, il quale ha saputo apporre la pietra angolare del suo gioco molto bene questa estate, e adesso sta vedendo crescere un palazzo con fondamenta solide e bello a vedersi.
Cosa è mancato allora per vincere? La qualità. Runjaic ha ripiegato ieri sera sul vecchio 352, e un pò a sorpresa aggiungerei. In molti, compreso il sottoscritto, hanno arricciato il naso alla lettura delle formazioni. Con lo scorrere dei minuti, si è compreso che l’atteggiamento e la personalità della squadra esulavano dal vestito tattico scelto. Quelli sono stati quelli delle ultime uscite. E’ mancata però un pò di qualità. Quando si va a crocifiggere un modulo in favore di un altro, e Dio solo sa quanto questo modulo è stato criticato da chiunque, lo si fa per le caratteristiche dei giocatori che vanno in campo. Va da se che, come si è sempre detto, con il 352, ci sarà sempre un interprete dai piedi buoni in meno ( Atta in questo caso) e uno di troppo tra Kristensen ed Ehizibue. Ora, vero che l’interpretazione della gara, pur con il 352 è stata tutt’altro che pavida, con i quinti che comunque si sono mantenuti alti, e il possesso palla è stato mantenuto almeno per la metà del tempo, e anche nella metà campo avversaria, quindi con baricentro tutt’altro che schiacciato all’indietro, però è chiaro che al momento di trovare soluzioni, contro una squadra che si sa chiudere, la qualità serve eccome.
A questo si può aggiungere che ieri sera le mezzali Lovric ed Ekkelenkamp, hanno offerto meno dal punto di vista della proposta di gioco, e in termini di inserimenti. L’azione manifesto è proprio quella del gol, dove su rilancio di Kamara, l’azione viene sviluppata da un’ottima sponda e apertura di Lucca per il liberissimo Thauvin, i quali concludono anche l’azione, per fortuna in maniera vincente, perché non fosse andata in quel modo, non ci sarebbe stato nessun rimorchio ad accorciare da parte ne delle mezzali, ne dei quinti. Pure nella ripresa, dopo il primo quarto d’ora di leggera sofferenza, dove la Lazio ha ingranato la quarta, con l’ingresso di Noslin, per addivenire quanto prima al gol del sorpasso, è sembrato mancare qualcosa. Runjaic con i cambi ha riportato l’assetto a 4 dietro, ma attenzione, mantenendo sempre in campo Kristensen ed Ehizibue, fino a ieri sempre in alternativa con il 442, ad occupare la catena di destra. Atta ha quindi aggiunto qualità, ma subentrando al posto di Ekkelenkamp, comunque non in gran serata. L’Udinese ha saputo come sempre occupare bene il campo, ha alzato il baricentro e palleggiato nella metà campo laziale, ma è mancato lo spunto di qualità per far saltare il banco. Poche le occasioni da ambo le parti, con le due squadre che avevano dato l’impressione di avere speso molto nel primo tempo. Insomma, forse è mancato un po’ di coraggio per giocarsela fino in fondo. La qualità seduta in panchina dalla quale attingere ce n’era e in abbondanza, ma Runjaic ha deciso di attingerne solo in parte. Nel finale ha preferito il doppio centravanti Davis e Lucca, togliendo uno stanco Thauvin.
Mi chiedo se avvicendare anche Lucca, magari con Sanchez, non avrebbe potuto portare quel briciolo di inventiva in più per cercare la stoccata da tre punti. La Lazio, in fin dei conti, sembrava averne di meno, e sarebbe stato strano il contrario visto che questa gara l’ha giocata in mezzo ad un importante doppio turno di coppa da dentro e fuori, tra l’altro chiuso pure in 9 solo giovedì in trasferta. Insomma, forse Runjaic ha avuto il braccino. Forse si è accontentato, perché un pareggio all’Olimpico contro la Lazio di quest’anno non è niente male.
L’impressione però che l’Udinese ne avesse di più rimane scolpita nella memoria, come anche che ai punti i friulani avrebbero meritato qualcosa in più. Insomma, se si fosse spinto l’acceleratore fino a fondo scala, probabilmente l’Udinese avrebbe avuto più carburante e mezzi. In ottica di una rincorsa verso la zona Europa, provare a vincere e non accontentarsi del pari sarebbe forse stato il proposito migliore. L’Udinese dall’Olimpico esce con un punto, e come dicevo con molti crediti, e tanta consapevolezza, utile per il proseguo certo, ma se si vuole davvero cominciare una rincorsa di stampo europeo, ogni punto va racimolato, poiché quelle davanti hanno almeno 6 e 7 punti di vantaggio, e non sono così facilmente colmabili, in 10 partite.
Detto questo, l’Udinese ieri è piaciuta e voglio fare i miei personali complimenti al tecnico, poiché, aldilà dei moduli, il gruppo dimostra di avere ormai una sua identità, di sapere in che direzione andare e come fare per imboccarla. Idee chiare, automatismi di gioco, personalità, pressing, scalate difensive in avanti e giocate di qualità. Rimane il fatto che quando si distende con il 442, l’imprevedibilità che portano Atta ed Ekkelenkamp nel loro muoversi senza riferimento alcuno in mezzo al campo, scambiandosi posizioni e attaccando sempre spazi diversi, rimane la novità più interessante di questo ultimo periodo. Quando l’Udinese si propone in questa veste, gli avversari ancora non riescono ad attivare opportune contromosse.
Paolo Blasotti