Home » Profumo di vittoria ma senza sapore

Profumo di vittoria ma senza sapore

Questo gruppo può dare di più: ma deve guardare in alto
Redazione

La vittoria nel derby veneto contro il Venezia ha riportato il sorriso, i punti sperati (bene) ma ha lasciato nel contempo un senso di insipidezza latente. Un retrogusto amaro,  che associato ad una vittoria ha le sembianze di un ossimoro. Brutti ma vincenti. Il dolce e l’amaro assieme.
La partita di ieri, lo sappiamo, era da dentro o fuori e in circostanze del genere è difficile presagire bel gioco, calcio spumeggiante e 5 stelle. Il tifoso medio però vorrebbe anche  poter assistere ad una parvenza di gioco, di identità di squadra dopo 6 mesi e oltre di lavoro con il medesimo staff.
La partita è stata anticipata da una conferenza stampa molto pesante, nervosa e dall’atmosfera a tratti grottesca. Runjaic pareva il bersaglio di tante domande scomode (ma politicamente correttissime quanto doverose) alle quali nascondendosi dietro il riparo balistico della lingua, rispondeva senza rispondere, attuando già davanti ai microfoni un catenaccio ancora più abbottonato di quello proposto nelle ultime uscite sul rettangolo verde di gioco. Esprimeva articolati concetti che suonavano più o meno così: non è importante il tridente o le due punte, quanto l’atteggiamento della squadra; l’inizio promettente con le tre punte era stato frutto anche di fortuna, mentre i punti che stentavano ora ad arrivare anche di episodi negativi.
C’è del vero in questo, certo. Ribadirlo però senza rispondere non faceva altro che mantenere ombre e alimentare tensioni. La vera risposta però, si sa, rimane sempre il campo. Runjiac ha affrontato questa partita da dentro e fuori accontentando tutti al momento dell’annuncio delle formazioni, ovvero con tutte e tre le punte sperate in campo, ma per dare un colpo alla botte e una al cerchio, ha cercato di trovare una disposizione tale che garantisse, in cuor suo, il tanto agognato equilibrio, parola dietro la quale di solito gli allenatori si nascondono per giustificare scelte poco audaci.
Il 442 con i terzini bloccati, e le fasce impegnate da Thauvin a destra ed Ekkelenkamp a sinistra con il compito di venire dentro il campo, ma senza sovrapposizione dei terzini a portare via l’uomo, e le due punte in linea, hanno rappresentato un unicum in questo suo campionato. Un modulo che di fatto portava la manovra ad incagliarsi in un imbuto centrale, con un ritmo da dopo lavoro, e scarso movimento senza palla, che tra l’altro di suo avrebbe fatto fatica a girare di default dato che in mezzo al campo vi erano due incursori e non due palleggiatori. Certo, l’assenza di Kalstrom si sapeva fosse pesante, altre soluzioni in rosa potevano esserci (ATTA) ma il mister ha optato per questo schieramento, un pò per accontentare tutti, a modo suo. Il risultato è stato tutto meno che effervescente, con la squadra che è apparsa più balbettante del solito, come se un tale disegno tattico non fosse mai stato provato prima, e con la media di 1 tiro nei primi 45′ rispettato alla grande (Ekkelenkamp).
Altro che fuoco dentro; altro che ardore da mettere in campo dal primo minuto, giusto per citare altre parole proferite in conferenza. L’Udinese è parsa una squadra alle ultime uscite stagionali, di quelle sotto il sole di tarda primavera, con la temperatura sopra i 30°, nessun obiettivo in essere se non quello di onorare un calendario ancora da completare. Va detto che le due punte in linea non aiutavano di certo:  senza che nessuna venisse incontro allo sviluppo della manovra, con il Nino molto meno mobile rispetto a quello visto contro l’Atalanta (contro la squadra di Gasp pareva avesse ancora 20 anni, mentre ieri aveva le movenze di un 40nne) e con la manovra che si impantanava sugli scogli veneziani davanti all’area di rigore, con le corsie esterne mai percorse (senza terzini di spinta), era difficile che qualcosa potesse succedere. Al Venezia, insomma è bastato infittire il centrocampo, e cercare di vincere qualche seconda palla per passare un primo tempo tranquillo,  anche qua  le idee sono scarseggiate, e tutto sembrava meno che una squadra di Di francesco.
La partita si è impennata sugli errori dei portieri, di entrambe le fazioni, che hanno prima consentito il doppio vantaggio all’Udinese, con Lucca sempre più in versione bomber, e un buon Lovric premiato dalla rete del raddoppio, e in seguito la rimonta veneziana, come all’andata. Corsi e ricorsi storici, come amava citare Macchiavelli… all’andata Nicolussi Caviglia aveva impallinato su punizione sul suo palo Okoye, mentre ieri ha cecchinato sul suo palo ( con una barriera dalla disposizione discutibile ) Sava, il quale probabilmente, ancora con il fumo negli occhi del fumogeno che pochi secondi prima un vigile del fuoco aveva estratto dal rettangolo verde (senza che l’arbitro fermasse il gioco neanche fossimo al campetto dell’oratorio) aveva bucato l’uscita consentendo ai lagunari di completare la rimonta. Insomma, anche quando la difesa non concede nulla, ci pensa il portiere a rompere le uova e preparare la frittata.
La giocata che è valsa il prezzo del biglietto, è stata quella confezionata da Solet, gigantesco nel dribblare mezza difesa veneta e a porgere a Bravo, per un tocco d’esterno di rara bellezza; un colpo da biliardo da 3 punti. Bravo, sempre lui, come all’andata, corsi e ricorsi storici dicevo.  Due giocate di due giocatori di classe superiore, che hanno alzato il livello della sfida portandolo dalla parte della squadra più forte. Due giocatori che rappresentano presente e futuro dell’Udinese.
Ora, ci si attenderebbe, però, che fosse il collettivo a riprendere a brillare, e a far promuovere i singoli, perchè vivere di sole giocate singole non si può. Per tornare alla conferenza stampa di mister Runjiaic, egli stesso aveva precisato di non allenare il Milan, squadra che dispone di giocatori che possono risolvere la sfida in qualsiasi momento anche senza presentare una proposta di gioco allettante; ebbene ieri la sfida è stata decisa proprio da due giocatori che nel Milan (questo Milan) ci potrebbero tranquillamente stare. Ora sta lui riprendere le redini della squadra e dare una direzione al gruppo. La salvezza è quasi in cassaforte, mancano 7-8 punti, di partite parecchie, ben 15, sarebbe gradito poter assistere a spettacoli più dignitosi, meno pavidi, e con il coraggio di osare senza riserve. Guardare avanti e non all’indietro. In alto e non in basso, per crescere, e non regredire.

Paolo Blasotti

Articoli Correlati

©2023 UDINESEBLOG. Tutti i diritti riservati | IL FRIULI – P. IVA 01907840308
Powered by Rubidia