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Parmamara

Parmamara Fra andata e ritorno abbiamo fatto 32 tiri, dei quali 13 da dentro l’area di rigore.
Monica Tosolini

Parmamara Fra andata e ritorno abbiamo fatto 32 tiri, dei quali 13 da dentro l’area di rigore. Abbiamo totalizzato 18 azioni da gol, ma abbiamo perso entrambe le volte, per di più segnando solo un gol all’andata. La fortuna è degli audaci o dei… ducali? Perché gli audaci in campo eravamo noi, quelli che giocavano bene eravamo noi.

Domenica abbiamo perso per un semplice motivo: Musso, in altre partite determinante, ha incontrato la sua peggior domenica da quando gioca nell’Udinese. Il portiere argentino ha dei cali, raramente, e ne abbiamo fatto le spese. Che nessuno gli tiri la croce addosso. Può capitare a tutti, specie ai più bravi, di far perdere una partita.

Del resto è inutile parlare di cosa va e cosa non va. Che il nostro attacco non sia fra i più prolifici della serie A lo sappiamo, ma non è nemmeno quello visto in campo contro il Parma, con un Mandragora spaventato dalla porta avversaria, un Okaka poco reattivo e un Lasagna sfortunato (una traversa e un gol annullato per un fuorigioco millimetrico, l’ennesimo).

Semplicemente, se contro il Milan si potevano trovare delle nette responsabilità di squadra per i tre gol subiti, contro il Parma dovremmo incolpare Musso. Ma che senso avrebbe?

Quello invece che mi preme sottolineare è che l’Udinese sta avendo una certa continuità nelle prestazioni, più che nei risultati. Dopo le tre vittorie consecutive avevo scritto che ci aspettavano varie partite che si potevano perdere, e mi riferivo proprio a queste. La rabbia dopo la sconfitta non è per l’arrendevolezza, per quel generale scoramento che a Udine c’era sempre dopo un periodo buono con l’allenatore nuovo (di turno). La rabbia nasce dal fatto di giocare bene, meglio, sia contro Milan che contro Parma e perdere in maniera “roccambolesca”. Errori tattici e di attenzione a Milano (il terzo gol era facilmente evitabile), errori del singolo (spesso uno dei migliori in campo) a Parma.

Un’altra sconfitta potrebbe arrivare dall’Inter, domenica prossima. Ma se giocheremo una partita come le ultime due, magari con maggiore attenzione sia di squadra che singolarmente, potremmo fare un passo avanti nello sviluppo del gioco. Nel poter variare fra il 352 e il 433 che domenica è stato di aiuto alla squadra. Specialmente, nell’alzare il baricentro della squadra senza rinunciare però a coprirci con metodo e disciplina. Un conto e far partire Lasagna a cinquanta metri dalla porta e poi aspettarsi che abbia freddezza sotto porta, un altro è imboccarlo negli ultimi trenta o venti metri e vederlo segnare come faceva con Oddo. Il gioco era quello lì. Recuperare palla e lanciarlo senza fargli perdere fiato.

Gotti ha dato un’anima a questa squadra e se c’è un lato positivo anche nelle sconfitte, beh quello è l’approccio di carattere alle partite, il modo di stare meglio in campo. Tutto è perfettibile e non ci possiamo aspettare che in un mese o due l’Udinese venga cambiata per l’ennesima volta. Occorre avere pazienza e lavorare tutti assieme. Gli errori del singolo spesso nascono da un errore di squadra. Sul terzo gol del Milan il centrocampo doveva filtrare il pallone, sul primo gol del Parma la difesa tutta (non solo Ekong) doveva essere più reattiva.

Le basi ci sono, ora bisogna solo lavorare ed aspettare… se non da domenica prossima, da quella dopo per uno scontro salvezza.

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