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L’Udinese vince la sua coppa Davis

E ora, per il futuro, basta vincoli: stop al 3-5-2
Redazione

Finisce con il tripudio dei giocatori bianconeri che in lacrime, al triplice fischio finale  tornano a respirare. Finisce con i tifosi che dal Friuli avevano invaso oltre 770 seggiolini dello Stirpe, con sciarpe bandiere e cori. Finisce una delle più sofferte stagioni della trentennale storia nel massimo campionato italiano targata Pozzo. Forse mai come quest’anno il baratro è stato toccato da vicino; si è sbirciato in la verso il vuoto, per poi fare un passo decisivo verso la salvezza. Quel passo lo ha fatto Davis, che al minuto 78 ha scaraventato in rete il suo primo gol con la maglia bianconera, il più pesante di tutti. C’era andato vicino a Bologna (incrocio dei pali) lo  aveva sfiorato con l’Empoli dove aveva incredibilmente mancato un gol più facile da segnare che da sbagliare, e già poteva essere decisivo. Lo ha timbrato allo Stirpe. E’ stato cucinato a fuoco lento il primo gol dell’inglese, sempre centellinato nell’impiego da parte di Cannavaro, ma alla fine il sapore forse è stato ancora più dolce. 

L’Udinese riesce a difendere la categoria, mentre a cadere nel baratro della B è proprio il Frosinone, a causa delle pessime notizie giunte da Empoli proprio sul finale, quando agli uomini di Di Francesco sarebbe andata bene anche la sconfitta visto il pari dell’Empoli che perdurava anche oltre il 90′. Il gol di Niang al minuto 93′ invece, non ha  lasciato margine di reazione agli uomini di casa, che sono di fatto stati vittime di un’incredibile beffa. Peccato. Non meritava la retrocessione il Frosinone. Non la meritava in virtù anche del calcio espresso in questa stagione, per larghi tratti di sicuro molto più convincente e spettacolare di quello offerto sia dall’Udinese che dall’Empoli. Non la meritava anche per la prestazione messa in  opera ieri sera, dove pur con 2 risultati a disposizione su 3 non ha fatto calcoli, ha giocato, dopo un inizio difficile, creato, preso legni, è stato sfortunato, e poi è crollato sotto il colpo definitivo di Davis.

Come detto, l’inizio difficile del Frosinone; è stato merito di una partenza dai blocchi decisamente più rampante da parte degli uomini di Cannavaro, i quali già dalla disposizione degli effettivi sul calcio d’Inizio davano l’impressione di voler invadere la metà campo avversaria. I primi 20 minuti, infatti, gli uomini di bianconero vestiti, hanno attuato un pressing mai visto, arrivando primi sulle seconde palle, costringendo il Frosinone a continui errori in fase d’uscita (con Lirola recidivo nella fattispecie) creato già un paio di presupposti importanti per portarsi in vantaggio, con Brenner che cestinava pronti via una ghiotta occasione, e con recuperi palla a tutto campo con diversa cattiveria da parte di tutti gli 11 friulani. Il fuoco di paglia è durato però 20 minuti, il tempo per il Frosinone  di imbastire  una ripartenza, rischi dovuti da questo atteggiamento uomo contro uomo a tutto campo, ed andare alla conclusione con Harroui, con Okoye a sbuffare sulla palla, per far capire che da li in poi la partita avrebbe cambiato spartito. La condizione fisica dell’Udinese non consentiva altri supplementi temporali a quei 20 minuti di fuego. Cannavaro ha avuto tutti a disposizione per l’allenamento solo il venerdì. I bianconeri fisicamente erano sulle ginocchia, al culmine di una stagione dove fisicamente non sono mai stati retti su entrambe le gambe, ma sempre con stampelle, cerotti, borse del ghiaccio con l’infermeria più frequentata dei campi del Bruseschi. Da li in poi la maggior qualità di gioco del Frosinone è emersa, con le triangolazioni a treccia dal reparto di destra con Zortea, Soule e Barrenechea, e Valeri Brescianini e Harroui dall’altro lato, e con un Cheddira che faceva un gran movimento sia in orizzontale che sui tagli in verticale. Il movimento senza palla marcava la differenza tra le due squadre. Sincrono e sempre premiato con l’arrivo della palla quello  dei ciociari, casuale e fuori tempo quello dei bianconeri, nei quali Brenner tanto correva e tanto pasticciava mentre Samardzic ancora una volta costretto più a rincorrere la palla che non a pettinarla con le sue suole. Il resto è stata una conseguenza: parate in serie di Okoye, che si è davvero superato in 2 occasioni, e laddove non ci poteva arrivare lui il palo gli era sempre amico, sulla punizione di Soule e pure sull’inserimento perso di Brescianini a  inizio ripresa, a testimoniare quanto il Frosinone abbia un movimento senza palla molto più codificato di quello bianconero. Alla fine a piegare la squadra di casa è stata proprio la dura legge del gol, che è talmente conosciuta che qualcuno ci ha scritto pure una hit musicale. Fai un gran bel gioco però gli avversari alla prima occasione segnano, per citare il buon Max. Il gol dell’Udinese di casuale alla fine, però, aveva meno di quanto potesse sembrare. E’ stato un gol che ha pagato le scelte di Cannavaro, ovvero quello di giocarsi il doppio centravanti di stazza, in modo da poter aripionare con facilità quel pallone scodellato in mezzo da Kamara. Col doppio centravanti l’Udinese non ha più giocato, ha  sparacchiato lungo alla ricerca dei due attaccanti, bypassando di fatto Samardzic costretto a tante rincorse a vuoto senza annusare la palla. Alla fine, come detto, la scelta ha pagato. Ciò che accadeva ad Empoli non aveva più tanta importanza, e la salvezza è stata messa in ghiacciaia.

Con un po di fortuna certo, ma riteniamo che ieri sera la dea bendata, che tanto si era divertita a togliere quest’anno all’Udinese, si è ricordata di avere un debito, e in parte lo ha saldato. 

Ora va voltata pagina, tirata una riga e avviare il processo di Norimberga. I colpevoli devono pagare. Dagli errori bisogna imparare, altrimenti tanta sofferenza non sarà servita a niente.

Non sappiamo se si ripartirà da Cannavaro, per certi versi in queste 5 gare e 20 minuti è stato ingiudicabile: non ha potuto lavorare di tattica e tecnica, ma solo sulle teste dei giocatori, sperando che l’infermeria gli sputasse fuori qualcuno di abile per fare 11. Qualche cosa però la si può elencare tra i meriti che ha portato. In queste 5 gare e 20 minuti si sono subiti solo 4 gol, il primo con la Roma da corner, quando ancora non aveva avuto modo di lavorare nel cambio di strategia tra la marcatura a uomo e a zona ( di fatto quello sarebbe stato l’ultimo gol preso su palla inattiva), il gollonzo di Bologna, dove la difesa onestamente non ha colpe particolari; lo stacco imperioso di Osimeh, difficilmente arginabile da qualsiasi difensore di serie A, e il rigore dell’Empoli al 90′. Per contro si sono contati 6 gol realizzati. Insomma Cannavaro ha  portato maggior attenzione, più solidità difensiva e soprattutto la capacità di segnare per ultimi: invece di subire i gol nel finale l’Udinese li ha fatti, e questo è stato effettivamente un trend che è stato invertito.

Ora, per la prossima stagione, auspichiamo una squadra che possa essere svincolata dalla dittatura di un modulo imposto (352), che possa essere maggiormente in salute, e dalla volontà di un gioco più offensivo e meno sparagnino, che  possa portare a giocarsela di più anche a scapito di perdere qualche gara in più di quest’anno, e quindi, soprattutto non vedere più quella serie infinita di pareggi, che nell’epoca dei tre punti a vittoria rappresentano più 2 punti persi che 1 guadagnato. Soprattutto, ciò che maggiormente il tifoso friulano si ausipica, è una proprietà più presente; molto più presente, e attenta agli sviluppi da campo piuttosto che a quelli dell’immagine esterna, che senza i risultati del rettangolo verde verrebbe comunque offuscata.

Paolo Blasotti

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