La Fiorentina che espugna il Friuli per 2 a 0 è probabilmente la peggior Fiorentina andata in onda in questo campionato 23/24, mentre l’Udinese che esce sconfitta dal proprio campo da gioco, è sicuramente la migliore ammirata in questo primo scorcio di stagione. Una considerazione che rende l’idea su una situazione, quella viola, caratterizzata da grande euforia, forte di una squadra che gioca, che semina, che raccoglie, che staziona in Europa con profitto, e che si arrampica su vette nobili di classifica.
L’Udinese d’altro canto arranca nei bassifondi; è li rimasta invischiata dall’inizio del campionato, e per ora non c’è verso di risalire perchè non riesce a vincere, al più accumula qualche punto qua e la, ma i 3 punti, non solo in questo campionato, ma proprio nell’anno solare 2023, sono una rarità al punto che qualcuno pare anche aver dimenticato quali sono le sensazioni che si provano ad accumulare 3 punti tutti in una volta. L’Udinese fondamentalmente non vince perchè non segna, e questo è un dato inequivocabile quanto scientifico. La peggior partenza dall’annata 93/94 quanto a gol segnati, annata nefasta che vide l’Udinese ruzzolare in B per l’ultima volta in ordine temporale. Insomma non proprio un buon auspicio. A qualcuno dovrebbero sollevarsi le antenne, fiutare il pericolo. Sottil disse chiaro e tondo dopo la sfida con il Frosinone pareggiata 0 a 0, che questa squadra dovrà lottare fino alla fine per mantenere la categoria. Conscio quindi che stavolta il materiale umano messogli a disposizione non è esattamente di prim’ordine, o meglio, che servirà un po’ di tempo prima di riordinare il gran via vai di gente nuova, appena sbarcata al Bruseschi da terre lontane e altri campionati.
La gara di ieri, perlomeno ha raccontato una storia diversa rispetto alle ultime recite. Ha raccontato di una squadra che per la prima volta ha mostrato un’identità, un gioco, una produzione offensiva di livello, almeno numericamente, e insomma, dal punto di vista della prestazione poco si può imputare alla banda di Sottil. Se le ultime recite con Frosinone e Cagliari erano state imbarazzanti, con la Fiorentina l’Udinese ha mostrato il lato migliore di se stessa, quello in cui si vede i quinti che spingono e arano le fasce, con il baricentro più alto, con un’aggressione portata sulla trequarti, con un ritmo elevato, e con una verticalità nella manovra mai vista quest’anno. La Fiorentina di Italiano, che di solito mastica calcio e deglutisce occasioni da gol, stavolta ha trovato grosse difficoltà ad uscire dal pressing bianconero (in versione fashion week milanese), con Mandragora e Maxime Lopez in grosso imbarazzo, costretti a lanciare lungo palloni ingiocabili per Nzola e gli esterni Kouame e Brekalo. Una prima mezz’ora di assoluto dominio della squadra di casa, con un Ebosele che ha arato la fascia e tutto ciò che trovava sulla strada (Biraghi), le mezze ali alte in pressing e ispirate, e due punte che si adoperavano in grandi movimenti in orizzontale e verticale, toccando tanti palloni e favorendo il rimorchio degli esterni e delle mezzeali. L’Udinese ha sbattuto diverse volte su un Terracciano in giornata di miracoli, o in errori macroscopici per la categoria, su tutti Pajero e Thauvin; errori così grossi dei quali poi il calcio non può non rendertene conto. Al primo affondo su un rilancio, stavolta deluxe di Bonaventura, l’incursore che non ti aspetti, M.Quarta, arriva a fari spenti inserendosi tra centrocampo e difesa bianconera per infilare Silvestri fin li inoperoso. L’Udinese ha continuato a ruminare calcio, da manuale l’azione da quinto a quinto che ha portato alla conclusione Kamara a fine primo tempo, e a dominare, seppur a fiammate e con meno continuità anche nella ripresa, ma quando si continua a perseverare in certi orrori davanti alla porta (Lucca), il tutto diventa diabolico, sinistro e velenoso, come la zampata di Bonaventura che di fatto ha chiuso la contesa.
Non c’è nulla di strano in tutto questo sia chiaro. Le leggi del calcio stampate sulle pietre pallonare descrivono una partita come questa come uno dei grandi classici, e d’altronde negli ultimi anni abbiamo visto ben di peggio e con punteggi ancora più rotondi, su tutti lo strabiliante 4 a 0 con il quale il Verona affondò una bella Udinese allenata allora da Cioffi. Il rammarico nel secondo tempo, oltre alle occasioni mancate, che badate bene, non rappresentano sfortuna ma pura incapacità, sta nel non essere riusciti ad attuare quel forcing continuo come nel primo tempo, in modo da mandare in affanno la difesa viola, che tutto sommato ha amministrato senza troppi patemi, salvo qualche fiammata improvvisa, a differenza che nel primo tempo si intende. Non hanno convinto nemmeno i cambi di Sottil a dire il vero, non tanto per i cambi in se, ma per il fatto che sono stati eseguiti senza la volontà di modificare il canovaccio tattico della squadra.
Parliamoci chiaro, nella ripresa è entrata gente di estro e qualità: da Lovric a Pereyra passando per Success e Pafundi, ma incartarli tutti nell’insindacabile 352 ne ha offuscato la vena creativa. Mi chiedo se era proprio necessario essendo sotto nel risultato e con una viola che schierava una punta sola (il tenero, ieri, N’Zola) mantenere i tre difensori dietro? Invece di togliere un difendente per spalmare meglio i giocatori creativi buttati nella mischia, con un’altra veste tattica? Il dubbio rimane. La certezza è che così facendo l’Udinese ha fatto meglio con gli 11 che hanno cominciato l’incontro, che non con gli illustri subentri, e nonostante il loro ingresso l’Udinese è andata via via spegnendosi come una candela sul finire della partita, quando sarebbe stato auspicabile un forcing portato con maggiore qualità e forze fresche fino alla fine. Quella del modulo è una questione che rammento ogni volta, e sulla quale ormai non voglio perderci troppo tempo, ma qualche osservazione resta difficile non sottolinearla.
Ora la trasferta del Maradona, per rifarsi immediatamente e questo è un bene. Vedi Napoli e poi muori, si usa dire; contro i campioni d’Italia che pare abbiano smarrito antiche certezze (la squadra di Garcia non pressa come quella di Spalletti), Sottil ha l’onore di dimostrare che almeno l’identità di squadra ritrovata con la Fiorentina non è stata un fuoco di paglia; che comincia ad esserci un cervello e un cuore che pulsano nel nucleo di questo gruppo che comincia a sembrare squadra.
Credo che la proprietà potrebbe perdonare a Sottil un’altra sconfitta solo se la proposta di gioco sarà convincente come quella di ieri, previo ultimo appello con il Genoa in casa (dopo prevedibile ritiro), in caso contrario, ovvero in caso di sconfitta dove si dovrà gettare sia l’acqua sporca che il bimbo, temo che pure il Mister potrebbe rischiare il posto.
Paolo Blasotti