Home » L’Udinese ha il fiato corto

L’Udinese ha il fiato corto

E' una delle indicazioni emerse dalla prestazione con la Lazio
admin

Il risultato di domenica sera allo Stadio Friuli, ha raccontato molte cose. Su tutte la prima caduta in casa da parte dell’Udinese contro una big in questo campionato; il terreno del Friuli ha raccolto lo scalpo di parecchie grandi dalla Roma all’Inter al Milan. Ha reso la vita durissima all’Atalanta e al Napoli scudettato. Pure per la Lazio, che a differenza delle altre ha raccolto l’intera posta in palio, non è stata una passeggiata di salute. Intendiamoci. Il confronto si è stagliato in un contesto da fine stagione, con squadre stanche, entrambe, e con le sole motivazioni a fornire quella sgasata in più per superare l’avversario. Per quanto riguarda le motivazioni, quelle della Lazio di raggiungere la Champions League, erano sicuramente molto più radicate nella coscienza dei biancocelesti di quanto non lo fossero quelle dei bianconeri di agguantare l’ottavo posto, non fosse altro perchè la squadra di Sarri deliberatamente ha disertato tutte le coppe che le si sono parate davanti per mantenere le energie per il solo campionato, quindi un eventuale fallimento nell’agguantare il quarto posto sarebbe inaccettabile per la squadra di Lotito.

Contro la squadra che fa del palleggio il suo faro luminoso, Sottil ha risposto con un centrocampo tecnico, almeno per pareggiare, o tentare di farlo, la qualità in mezzo. Si è rivisto quindi Pereyra largo a destra come a inizio stagione, e Arslan mezzala. Il ritrovato Beto con Samardzic sotto punta e il ritrovato Udogie dal primo minuto. Insomma la miglior formazione possibile considerando le assenze. Per un tempo tatticamente l’Udinese ha dominato, nel senso che ha inibito il possesso laziale, limitandolo al solo verso orizzontale, distendendosi bene con i quinti che schiacciavano all’indietro i terzini laziali. Soprattutto a sinistra Udogie faceva innervosire Felipe Anderson (ammonito e sostituito all’intervallo) e limitava le scorribande di Lazzari, mentre anche a sinistra Hysaj doveva guardarsi dalle sgroppate palle a terra di Pereyra. Il rimpianto è quello di aver concluso poco o niente in una prima frazione dove l’Udinese appariva bella, elegante anche nelle uscite dal basso, mentre la Lazio pur balbettando era riuscita a rendersi più pericolosa. Il rimpianto è diventato più grande quando ad uscire dai blocchi nel secondo tempo è stata solo la Lazio,che ha cominciato a nascondere la palla ai bianconeri con la perfetta applicazione del credo di Sarri: triangoli e sovrapposizioni, ricami nei mezzi spazi e rifiniture deluxe, il tutto con un blocco corto di squadra, fino a liberare uomini oltre la serrata linea maginot bianconera. L’Udinese è andata in sofferenza; Silvestri ha cominciato a lavorare seriamente, e la squadra di Sottil ha perso lucidità sia nelle uscite palla al piede, sia nelle ripartenze. Le palle perse si sono moltiplicate, i quinti sono rimasti bassi (Pereyra non ne aveva più mentre anche Udogie pareva aver finito la benzina) e il dominio tattico e tecnico degli acquilotti è stato abbastanza netto. Purtuttavia il discusso rigore, sul quale non voglio tornare visti i fiumi d’inchiostro già spesi a margine, e le pepate dichiarazioni di Pierpaolo Marino, è stato l’ago della bilancia di una partita dove ai punti la Lazio avrebbe meritato ma senza il quale forse il colpo risolutivo non sarebbe arrivato. La partita avrebbe potuto registrare uno 0 a 0 un po’ stretto agli uomini di Sarri, esattamente come stretto fu all’Udinese lo 0 a 0 dell’andata, ma evidentemente a decidere questa partita di superiori non sono state solo le motivazioni.

L’Udinese ha mostrato il fiato corto, esattamente come la panchina che in questo momento concede poco ossigeno e costringe Sottil a spremere le poche risorse rimaste. Un peccato affrontare questa corsa a 6, che l’Udinese sta inesorabilmente perdendo, con così poche pedine. Gli avversari diretti dell’Udinese godono di maggiore salute e abbondanza e si stanno staccando dal gruppone, ridefinendo una classifica che fino a poco fa era molto diversa. La sorpresa Monza pare lanciatissima, mentre Torino e Fiorentina sembrano poter reggere il passo. Sabato a Salerno rientrerà lo squalificato Becao, ma tonerà assente Udogie, sul quale gravava la spada di Damocle della diffida. Pare proprio che anche questo campionato posso concludersi nella parte destra della classifica, dopo aver vissuto 35 giornate in quella di sinistra. Gli infortuni spiegano tanto ma non tutto. La capacità dell’Udinese di stagliarsi all’ottavo posto, o comunque nella colonna nobile di classifica, evidentemente mal si attaglia con la difficoltà di tenere in panchina elementi che troverebbero poco il campo ma che in determinate circostanze potrebbero risultare fondamentali, anche solo per un paio di partite. La puntuale sfoltita di Gennaio si fonda su questi principi: difficile mantenere in panchina tutto l’anno giocatori dall’ingaggio non elevatissimo, e di certo sarebbe difficile convincere loro che presto o tardi qualche crociato puntualmente salterà come ogni anno (anche quest’anno 4 ) offrendo loro lo spazio agognato. L’Udinese ogni anno parte ad Agosto con una rosa, e conclude a Maggio con un’altra. Con questa cronicità di eventi, aggiungere posizioni nobili di classifica, al netto di annate meno disgraziate, appare un’utopia.

Paolo Blasotti

Articoli Correlati

mediafriuli_white.png
©2023 UDINESEBLOG. Tutti i diritti riservati | IL FRIULI – P. IVA 01907840308
Powered by Rubidia