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L’Udinese ha esorcizzato i mostri della laguna

L'Udinese ha esorcizzato i mostri della laguna...
Monica Tosolini

L’Udinese ha esorcizzato i mostri della laguna…

Che non sono Okereke, Aramu, Henry, Johnsen piuttosto che Ampadu, con tutto rispetto per il team guidato da Zanetti. No, i mostri rappresentano le difficoltà nel dare continuità ai risultati positivi da parte dell’Udinese, avvezza negli ultimi anni a fallire sempre l’esame di maturità utile al fine di ergersi ad uno status di squadra superiore.

La partita di Venezia nascondeva molte insidie e molti veleni, a cominciare da un avversario, agguerrito e all’ultima spiaggia (o laguna per rimanere in tema geomorfologico), il campo da gioco più piccolo d’Italia ( 3 metri più stretto di un campo regolamentare), pubblico caldo e il pregresso di un 5 a 1 sontuoso di domenica scorsa contro il Cagliari. Campo insidioso dove squadre più blasonate di Cioffi hanno lasciato la pelle come la Roma o la Juve, la quale contro gli arancioneroverdi ha dovuto condividere la posta in palio. Insomma una buccia di banana sulla quale era facile scivolare.

In questi anni l’Udinese è stata spesso la sua peggiore nemica, abile a complicarsi sfide apparentemente semplici ritardando step di crescita. Esame superato quindi? Diciamo che è stata ammessa con riserva. Si è vero, i tre punti sono stati portati a casa; la partita è sempre stata in totale controllo, con gli uomini di Cioffi che hanno speso una superiore dimensione di squadra, di esperienza, e di qualità dei singoli. Avversario ammansito fin da subito, quando all’inizio aveva provato a buttarla sulla battaglia rude, con lanci lunghi a cercare i due dietro la punta Henry, in special modo Johnsen, lanci sempre anestetizzati dalle puntuali letture della retroguardia di Cioffi. Redini del gioco prese in mano lentamente, seppur a ritmi meno vertiginosi del solito, e vantaggio acquisito con la giocata del rientrante Deloufeu.

La crescita di una squadra si può leggere e interpretare anche da questo. Saper aspettare e cogliere l’attimo giusto per colpire l’avversario, dopo avergli preso le misure. Ci sono più partite all’interno di una partita, finestre che si aprono e che si chiudono; la squadra che ha identità ed è superiore, sa cogliere gli sliding doors che la partita offre, e a quel punto ci si fionda e fa male. L’Udinese è ammessa, con riserva dicevamo, perchè una volta in vantaggio non ha saputo chiuderla nella ripresa. Non è che non ci abbia provato, ma è mancato quel pizzico di cattiveria e lucidità per affondare il colpo e uccidere l’animale ferito. Una partita apparentemente in controllo, ma una gara non è mai in controllo sull’ 1 a 0 perchè l’avversario, anche se pare domato e innocuo, può sempre coltivare la speranza di riprenderla, perchè in fin dei conti per segnare basta poco, anche l’episodio.

Ho evidenziato nei precedenti interventi come i tanti pareggi dell’Udinese di quest’anno, che volenti o nolenti hanno condizionato la classifica, spesso sono stati figli illegittimi di mancate vittorie, svanite all’ultimo respiro, anche per l’incapacità da parte della squadra di chiudere la gara marcando il doppio o triplo vantaggio.

Ecco, se domenica Samardzic non avesse teleguidato dal corner la testa di Becao con una traiettoria solo da spingere in rete, staremmo a parlare dell’ennesima vittoria sfumata, dell’ennesimo pareggio, e dell’ennesimo esame di maturità fallito. Quindi, si, il risultato oggi ha dato ragione, ma tenere viva questa gara fino alla fine e rischiare pure di perderla (vedere il salvataggio di Becao all’88’ su Henry) mi porta a lasciare un asterisco sul voto positivo alla gara. Una postilla che andrà analizzata in settimana dagli uomini di Cioffi, al netto comunque, come detto, di tutte le insidie che questa gara poteva presentare.

Qualcuno potrà storcere il naso nel vedere una prestazione più sporca e meno elegante di quanto ci si sarebbe atteso, soprattutto dopo la rumba al Cagliari di una settimana fa, ma le gare non sono tutte uguali, e non tutte le partite sono fatte per sparare fuochi d’artificio; alcune necessitano di pochi fendenti, inferti al momento giusto, sapendo cogliere l’attimo. In questo l’Udinese non ha fallito.

Nel frattempo la salvezza è virtualmente un discorso chiuso, semmai fosse stata in discussione; ci si attende un finale di campionato all’insegna della leggerezza e spensieratezza, utile per dare ​ spazio ai numerosi giovani talentuosi di cui dispone la rosa, cercando di raggiungere quota 50 e colonna di sinistra della classifica, obbiettivo sicuramente alla portata.

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