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L’Udinese fa tremare i campioni d’Italia

Non basta una gran ripresa a raddrizzare un risultato alla fine, sin troppo penalizzante
Redazione

Riparte dopo la sosta l’atteso campionato di massima serie. A San Siro, forti di una classifica tranquilla, si gioca per dimostrare di meritare certi palcoscenici, per la gloria di un risultato dalla potenziale valenza storica, e in ultimo, per tenere aperto un campionato apparentemente incanalato verso binari nerazzurri.

Inzaghi ha qualche defezione, Lautaro in primis, Dumfries, Zielinski con Barella inizialmente in panchina, Bastoni per squalifica, ma può disporre di una panchina in grado di non far rimpiangere i presunti titolari.

RUNJAIC per contro, non dispone di capitan THAUVIN la cui importanza si é compresa a fondo nel derby perso con il Verona, nonché del presunto sostituto, l’ex SANCHEZ, rientrato dal Cile con fastidiosi acciacchi muscolari.

Davanti alla corazzata nerazzurra, mister KR, ripropone il 3511 con il ruolo da mezzapunta affidato ad EKKELENKAMP pronto a rientrare per rinfoltire la zona nevralgica del campo in fase di non possesso e dar fastidio all’orchestratore Chala. Dietro, la difesa é composta dai 3 granatieri, BIJOL e SOLET – entrambi attenzionati dalla società ospitante – e da KRISTENSEN. Agiscono da interni LOVRIC e ATTA sempre pronto ad inserirsi, mentre da quinti, agiscono il rientrante KAMARA a sinistra ed EHIZIBUE a destra.

L’Inter partiva a spron battuto con velocità di palleggio e corsa da far venire il capogiro. Chala dopo nemmeno un minuto e Frattesi qualche minuto dopo, mettevano a dura prova la difesa bn che capitolava all’11º quando Arnautovic concludeva un po’ sporco, su assist di un incontenibile Di Marco. I nerazzurri dimostravano a tratti di potersi giocare, se in condizioni ottimali, anche il titolo continentale più ambito, attraverso manovre in velocità e palleggio di gran livello a fronte di defezioni non indifferenti. Il raddoppio é naturale conseguenza e arrivava sempre su assist di Di Marco, che sulla fascia disponeva a piacimento. Killer designato l’azzurro Frattesi, il quale quando vede Udinese si esalta per la gioia di Spalletti seduto accanto a Galante in tribuna.

L’Udinese ci provava, creando anche un’occasione importante al 36º attraverso un colpo di testa centrale di LUCCA, con Sommer ben piazzato. Il livello di gioco si rivelava molto alto per i padroni di casa tanto da sfiorare a più riprese il tris senza per questo impegnare OKOYE; si chiudeva dunque la frazione con un doppio meritato vantaggio, per i padroni di casa.

Alla ripresa RUNJAIC non troppo soddisfatto dall’approccio dimostrato, cambiava inserendo Iker Bravo al fine di conferire maggior peso all’attacco. Qualcosa di buono si vedeva date le riconosciute qualità tecniche proprie dell’iberico, con i nerazzurri forse più intenti alla gestione che alla proposizione. Capitava così che spettasse alla squadra di RUNJAIC il dover fare la gara, anche perché, vuoi o non vuoi, doppiamente sotto nel punteggio.

Gli ingressi successivi di PAYERO, RUI MODESTO e ZARRAGA diventavano il preludio al gran gol di SOLET, il quale anticipava Correa con uno stop di petto a metà campo, avanzava, scansava un paio di interventi calciando magistralmente dal limite verso la porta nerazzurra battendo un pur attento Sommer. Un gol che alimentava le speranze della squadra, ma che allontanava di fatto ancor più il futuro in bn dello straripante difensore francese, il quale oltre al Napoli ora piacerà ancor più ai nerazzurri impressionati dalla qualità del forte centrale dalle origini centrafricane.

Mentre i padroni temevano una pericolosa rimonta, la squadra si RUNJAIC prendeva via via coraggio sfiorando il clamoroso pareggio pochi minuti dopo con LUCCA, liberatosi per un colpo di testa a centro area, sul quale Sommer compiva un mezzo miracolo deviando in angolo. L’Udinese spingeva alla ricerca del pari grazie anche ad un Inter che a detta del proprio allenatore (espulso per proteste a 10’ dalla fine) perdeva di lucidità, forse anche per aver speso molto nella prima parte di gara, giungendo con un’altra iniziativa di SOLET al 91º a sfiorare un pari che avrebbe avuto del clamoroso. Anche in questo caso ci pensava Sommer a opporsi al tiro ravvicinato del colored.

Al triplice fischio finale, la gioia dei giocatori nerazzurri era tale da far capire come fosse temuto il ritorno dei bianconeri, apparsi tanto spavaldi nella ripresa quanto timidi nella prima parte di gara.

La mancanza di THAUVIN così come avvenuto con il Verona, si è fatta sentire specie nel primo tempo, quando la squadra non trovava uno sbocco di qualità sulla trequarti. La mancanza ulteriore del Nino – sarebbe stato assai motivato visto i trascorsi – ha costretto EKKELENKAMP a sfiancarsi sulla trequarti senza essere adeguatamente servito. Una volta reindirizzato l’olandese sulla mediana con BRAVO 10 metri più avanti, l’aspetto tattico trovava in corso di gara evidente giovamento.

Bene dunque la personalità mostrata nel secondo tempo, da correggere sulla fascia sinistra le incursioni subite, seppur KRISTENSEN in Di Marco, si trovava di fronte un “crostino” niente male, risultato alla fine decisivo per le realizzazioni interiste.

Alla fine i tiri verso la porta segnalavano uno score a favore dei bn, buona persino anche la difesa che alla fine subiva solo 2 tiri in porta con ahinoi altrettanti reti subite con un OKOYE pressoché inoperoso, se non per l’ordinaria amministrazione.

Mostruoso ancor una volta il contributo dato da SOLET, il quale non vedeva l’ora di potersi mettere in luce contro una grande club, in previsione di un trasferimento in grado di appagare le sue giuste ambizioni professionali e le casse della fam.POZZO.

Un po’ spiace poiché siamo davanti a nostro modesto parere, al migliore in assoluto tra i difensori che hanno vestito il bianconero nel corso della propria ultra centenaria storia, dunque destinato inevitabilmente a inseguire obiettivi maggiormente prestigiosi a quelli perseguiti dal club. Godiamocelo ancora per un paio di mesi.

AM

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