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L’Udinese affonda nel lago

Bianconeri troppo attendisti fanno ancora più grande il Como
Redazione

L’Udinese subisce una sonora lezione di calcio da parte del Como di Cesc Fabregas. Affonda senza appelli nella trappola del tiki taka comasco, che annovera molti meriti, ma va detto che l’impostazione del piano gara di Kosta Runjiac ieri sera faceva più acqua di quanta ne è venuta giù al Sinigaglia. Si perchè ancora una volta il tecnico tedesco di passaporto non riesce a cedere alla tentazione di presentarsi abbottonato con la linea a 5, pur presentando per la prima volta Modesto in luogo dell’infortunato Ehizibue. Non rinuncia a Sanchez ma a qualcuno doveva rinunciare, e l’estromesso è quindi Lucca, che pure rientrava dalla squalifica, per una riproposizione della formazione che bene aveva impressionato contro l’Atalanta 9 giorni prima. Che sia stato abbagliato da quella prestazione ad indurre il tecnico a presentare ancora il medesimo canovaccio tattico, potrebbe essere una chiave di lettura. Daltronde anche davanti ai microfoni un riferimento all’ultima gara in casa c’è stato. Il problema è che l’avversario che si andava ad affrontare era diverso, con diverse caratteristiche. l’Atalanta è una squadra verticale, il Como è una squadra di palleggiatori. Oltre a ciò, l’interpretazione dello stesso modulo e le condizioni del campo sono state diverse. Con L’Atalanta in Nino Maravilla si abbassava a turno con Thauvin per creare gioco; fungere da fionda per lanciare nel vuoto le frecce bianconere che andavano ad attaccare lo spazio. Ieri sera Sanchez ha fatto il “Di Natale”, ovvero il rifermento avanzato, con una squadra che annaspava dietro il bel palleggio della squadra di casa, costretta a rilanciare lungo e alto, e che quando arrivava sul fondo, spesso con Rui Modesto, crossava in quota, ma Sanchez ahime misura 1,70 e Lucca era seduto in Panchina con il Cappuccio in testa. Se ci aggiungiamo che il campo pesante di certo non facilita la squadra che gioca senza un riferimento di peso e con un attacco leggero, i conti per forza non possono tornare. Già, molte cose non sono state indovinate su come strutturare il piano gara. Alla vigilia speravo di non vedere buttato il solito primo tempo con il solito modulo attendista, come a Empoli, come in casa col Torino ( il gol illusorio del vantaggio su corner non cancella certo lo 0 prodotto in termini di gioco) e come a Verona. Modulo attendista, per una squadra che pare sempre aspettare di vedere che faccia brutta può avere l’avversario prima di poter abbozzare una reazione, che spesso si limita ai soli 45′ di gioco, quando ormai potrebbe essere già tardi. L’Udinese questa è stata anche al Sinigaglia. Manovriera in orizzontale per rilanci lunghi e alti che Sanchez non poteva arpionare, e con il solo Thauvin a cercare di cucire il gioco con la sua classe. Il Como invece si è preso subito il centro del ring, con il palleggio elegante che passava dai piedi di Da Chuhna, Streffezza, Caqueret, e le corse di Fadera e Diao. Il Como non è stato attendista, è stato ed è una squadra maschia, che fa la prima mossa, che ha un’idea di gioco ambiziosa e bella da vedere, e che la mette in pratica, sin dal primo tempo, daltronde perchè aspettare?
Il Como gioca con la difesa a 4, due ali pure, che sono più attaccanti che difensori, una punta di riferimento che è cutrone e due trequartisti di fatto come Streffezza e Caqueret. Il Como riesce a sostenere tutte queste bocche di fuoco senza pensare troppo all’equilibrio, perchè corre e pressa in avanti e si difende attaccando. Alla fine del primo tempo i tiri in porta del Como erano ben 6, con due gol marcati, mentre l’Udinese annoverava un solo tiro insidioso da fuori di Lovric. Da queste parti si sente parlare di equilibrio. Si sente parlare che le tre punte non sono sostenibili. Seguendo questo ragionamento nemmeno le due punte viste ieri sera lo sarebbero. Forse si dovrebbe giocare con una punta e aggiungere ancora un difensore? O forse pendere ancora di più verso il basso non è la chiave giusta? Il tecnico tedesco millanta un equilibrio che non c’è mai stato, se è vero che i gol subiti sono sempre stati maggiori di quelli segnati. Millanta un equilibrio che non c’è perchè questa squadra produce poco davanti, ha pochi uomini sopra la linea della palla, ne ha tanti dietro, pure troppi, sempre troppi, e quando difende corre sempre verso la propria porta, e non è un caso, no, se poi è la squadra che detiene il record di autoreti del campionato. Ieri alla collezione si aggiunta quello di Bjiol anche lui imbeccato a infilare la propria porta, correndoci contro. Sinceramente si fa fatica a vedere equilibrio in una schieramento come il 532, dove i quinti sono terzini prestati al ruolo. Questa squadra anche ieri sera era aveva l’equilibro delle gambe di Kamara in occasione della prima marcatura. Anche sotto di due gol, e all’intervallo, il tecnico non si è sognato di aggiungere una punta, dentro Lucca per Sanchez, e l’inguardabile Kamara per Zemura. Per 15′ , l’Udinese ha accarezzato l’idea di poterla riprendere, quando grazie ad un pressing più alto, e ad un baricentro disperatamente portato più in avanti ha accorciato con un bel gol di Payero, e si è trovata per pochi minuti in superiorità numerica. L’impressione è che solo rimanendo in 11 contro 10 la squadra ieri sera in giallo, avrebbe potuto spuntarla. La ristabilita parità numerica, a seguito di un doppio giallo ingenuo quanto veloce di Solet, che comunque la sua partita la stava facendo, ha ribaltato la partita, riportando in asse un Como che per qualche minuto era parso smarrito. Alla fine la squadra di Fabregas non solo si è ripreso il match, ma ha pure dilagato. E’ giusto così. Alla fine è stata la vittoria di chi osa le 4 punte, che comportano comunque sacrifici, ma anche benefici. Di chi non ha paura ad inserire Nico Paz (per Streffezza) pur essendo in inferiorità numerica, dove qualcun’altro avrebbe tolto una punta per un difensore. La vittoria di chi non vuole essere attendista ma vuole andarsi subito a prendere la partita, senza attendere chissà cosa ( il vantaggio di Diao era arrivato dopo soli 4′ ) mettendo subito le cose in chiaro.
Questa Udinese sta continuando a sprecare tempo e a disperdere qualità in ragione di un equilibrio che non c’è, lasciando in panchina elementi offensivi di qualità, e adattando terzini al ruolo di quinti. Basterà per salvarsi, certo, ne sono tutti convinti, ma l’obiettivo sarebbe cercare di fare il massimo con la rosa a disposizione, non svilirla con un vestito tattico che non si attaglia al vero potenziale, e che appare sgualcito in troppi punti.

Paolo Blasotti

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