Home » Lezione di Bolognese

Lezione di Bolognese

La sconfitta in terra emiliana non era annunciata, ma certo era difficile prevedere una scampagnata trionfale dopo la vittoria sontuosa sul Milan.
Monica Tosolini

La sconfitta in terra emiliana non era annunciata, ma certo era difficile prevedere una scampagnata trionfale dopo la vittoria sontuosa sul Milan. Vero che le assenze non devono fornire un alibi, ma queste sono considerazioni che vengono spese a consumo dei media; declinate per caricare lo spogliatoio e alzare l’asticella delle ambizioni.

La realtà è che la formazione andata in campo ieri, avesse percorso un intero campionato, si sarebbe salvata agli sgoccioli; la formazione con i titolari, al netto di qualche fisiologica defezione, è già salva da Marzo. Insomma lo scarto c’è inutile prendersi in giro.

Al crash test di Bologna, l’Udinese si scopre con meno spifferi del previsto in difesa, ma con una grossa voragine in mezzo. Questo è quello che ha detto il campo, dove i braccetti della difesa a tre, improvvisati alla bene e meglio e costituiti da Ehizibue e Zeegelaar, non hanno nemmeno sfigurato più di tanto, anzi, il ripescato olandese è andato persino vicino alla marcatura in un paio di occasioni, mentre dietro non ha registrato scivoloni decisivi, nemmeno quando nella ripresa si è dovuto improvvisare in un improbabile centrale di una linea a 4.

Il problema si è manifestato davanti alla retroguardia, nell’ufficio lasciato vacante da Walace laddove Lovric è apparso troppo leggero, troppe volte fuori posizione, e troppo inefficace in determinate letture nelle quali il brasiliano è maestro. Spesso si evidenzia che l’importanza di Walace si avverte quando il carioca è assente, e infatti proprio così è. Nelle precedenti, per fortuna poche, occasioni laddove è venuto a mancare, è sempre grandinato sulla difesa bianconera, scoperta e priva di riparo dalle folate nemiche; emblematica la sconfitta del Dicembre 2021 ad Empoli, che costò il posto a Gotti. Quando Walace è presente si danno tante cose per scontate, e non si avverte quanto sia più facile per le mezze ali creare gioco una volta dispensate dal lavoro sporco, e anche per gli esterni è più agevole avere un mastino che taglia il campo in orizzontale a coprire ripartenze altrui. Non è un caso che tutti e tre i gol subiti ieri dall’Udinese siano arrivati in zona Walace: il primo su una sassata dai 26 metri, dove Silvestri non è proprio stato esente da colpe, il secondo su una palla persa in uscita da Lovric, si sempre lui, mentre il terzo su un’inefficace schermatura di Lovric su Moro, in un’azione che aveva visto svuotarsi la catena di destra bianconera, ieri in canarino, grazie ad un efficace triangolazione tra Barrow, Schouten e Kyriakopulos, con una difesa friulana troppo schiacciata sulla porta di Silvestri.

La prestazione di Lovric, ha evidenziato colpe di mercato societario, laddove a Gennaio sarebbe stato opportuno reperire un vice Walace, visto che ne il nazionale Sloveno, ne probabilmente Arslan, possiedono le caratteristiche necessarie per assolvere al duro incarico di cerbero davanti alla difesa. Senza il miglior acchiappa palloni della serie A, numeri alla mano, il centrocampo tecnico dell’Udinese composto da Pereyra e Samardzic è andato in affanno,un po’ perchè costretto a rincorrere all’indietro e in copertura più spesso del solito, sfiancandosi e perdendo lucidità per la fase attiva del gioco, un po’ per il pressing continuo e feroce dei centrali di Motta, che sono apparsi più intensi e fisici dei bianconeri. Schouten e Moro sono stati autori di una prova maiuscola, fagocitando idee e palleggio del tucu e del talento serbo, che sono sgorgati solo a tratti nel primo tempo, quando sul due a zero l’Udinese è riuscita ad abbozzare una reazione credibile creando diversi presupposti per la marcatura, al punto che il 2 a 0 a fine primo tempo pareva davvero troppo largo contro un Bologna lucido ma molto cinico e anche un pizzico fortunato (due tiri due gol di cui uno della domenica).

L’impressione è che la squadra di Sottil avrebbe potuto sfondare sulle fasce, una volta messe in moto, e infatti per almeno un tempo Udogie ha messo in imbarazzo Posh e costringendo pure Aebischer a rincorrere all’indietro, mentre Ebosele dalla parte opposta ha sgasato una sola volta, ma in maniera assai pericolosa. L’idea di cancellare l’irlandese dalla contesa, ridisegnando una linea a 4 (con Zeegelar centrale !) e l’innesto di Nestorowski, forse non la possiamo annoverare tra le genialate dell’anno, anche se sul tre a zero, subito come sopra descritto, all’alba della seconda frazione, ogni tema tattico è andato a farsi benedire con la contestuale resa condizionata dell’Udinese che all’ora di gioco aveva di fatto già accettato il verdetto del campo.

Forse è stato questo ad indispettire di più i 1500 friulani al ​ seguito in terra Bolognese. L’aver notato una squadra che ha traccheggiato per mezz’ora verso una sconfitta certificata dal campo, e la frustrazione sale ancora di livello se si pensa che questo traccheggiare potrebbe rappresentare un’appendice di quello che potrà essere il campionato bianconero da qui alla fine. Francamente non sono di questo avviso. Se il Bologna alimenta discorsi europei adesso che ha superato in classifica l’Udinese di soli 2 punti, perchè mai la squadra di Sottil dovrebbe deporre l’ascia di guerra e godersi una pensione anticipata in campionato? La sconfitta condisce sempre cattivi pensieri, e i tifosi si sa sono sempre umorali; vivono il momento, di pancia, e basta poco per riportarli alle stelle. Un gruppo di lavoro come quello di Sottil invece ha il dovere di mantenersi lucido ed equilibrato e guardare avanti, voltando pagina. Resta la convinzione che questa squadra abbia ancora diverse storie da raccontare in questo torneo.

Chiusura doverosa su Pafundi, ieri ammirato in una comparsata più corposa del solito: un doppio triangolo a velocità elevata, un cambio di campo da manuale e tanta volontà: ha fatto vedere più lui in 25 minuti che un Thauvin in versione professione vacanze. Dopo due mesi di allenamenti dal francese campione del mondo era lecito attendersi qualcosa di più. Probabilmente, anzi sicuramente, non dispone dell’intensità e della corsa per raccordare il gioco alla Deloufeu, agendo intorno alla prima punta, d’altronde il francese ha sempre agito da esterno destro in un tridente o da trequartista, ma dalla sua classe ed esperienza era lecito attendersi qualche spunto degno di nota, mentre qua ancora ci si attende il primo dribbling del transalpino in campionato, quando in Ligue one, fino a due anni fa in questa specialità metteva in fila addirittura gente come Neymar e Mbappe. Se questo deve essere il suo apporto lunga vita all’impiego di Pafundi, come caldeggiato anche da Carnevale.

Siamo o non siamo una società che lancia i giovani? La classifica lo consente d’altronde. La voglia di approfondire la conoscenza di questo giovane prodigio è davvero tanta.

mediafriuli_white.png
©2023 UDINESEBLOG. Tutti i diritti riservati | IL FRIULI – P. IVA 01907840308
Powered by Rubidia