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Lazio corsara, la sofferenza continua con 17 punti nel girone d’andata

Partita sporcata da innumerevoli falli e interpretata non al meglio
Redazione

Dietro fanno punti, un motivo in più per i ragazzi di CIOFFI voler continuare sull’abbrivio dell’ottima prestazione offerta con il Bologna.

Le novità sono MASINA in campo al posto di KAMARA e il recupero di DAVIS che si accomoda in panchina. Sarri che in partenza rinuncia a Felipe Anderson (in panchina), non dispone di Immobile e Luis Alberto.

Parte bene la squadra di CIOFFI ma su un’ingenuità difensiva concede intorno al decimo di gioco una punizione dal limite dell’area.

L’incaricato sembrerebbe Rovella, ma alla fine l’incaricato a calciare é l’ex juventino Pellegrini; OKOYE sembrava veder partire il tiro con qualche frazione di ritardo con il risultato che la punizione calciata con precisione sul secondo palo finiva in fondo al sacco.

La rete non aveva il pregio paradossale di scuotere i bn che trovano di fronte una ragnatela sapientemente ordita e giocatori disposti a spezzare il gioco con falli sistemici (alla fine saranno più di 40 divisi tra i due club). La squadra non trovava il dinamismo necessario a mettere in difficoltà la difesa avversaria che nonostante le assenze di Romagnoli e Casale ben rimpiazzati dagli omologhi di ruolo, sembrava non andare mai in reale sofferenza. La Lazio sorniona dava sensazione di vivere sul golletto trovato in avvio accontentandosi di controllare la gara con la efficace gestione della palla. Solo un’occasione sulla testa del giapponese Kamada metteva un po’ in apprensione ad una difesa bianconera “capace” di incassare ben 4 ammonizioni in un solo tempo di gioco. Finiva così la frazione caratterizzata come detto da diverse, forse troppe interruzioni di gioco.

Alla ripresa l’Udinese provava ad accelerare i tempi ma senza arrivare a conclusioni pericolose. Serviva una punizione di LOVRIC intorno all’ora di gioco per trovare una deviazione vincente di WALACE sottoporta. Pari che giungeva anche meritato se considerata la vivacità della ripresa oltre ad una spinta ricercata sulla fascia destra dove EBOSELE riusciva spesso ad impensierire il diretto avversario. La Lazio tuttavia poteva avvalersi di due cambi innestati ad inizio frazione rivelatisi alla fine decisivi, Felipe Anderson e Vecino. Il centrocampista uruguagio che come Lazzari, Rovella e lo stesso Pellegrini hanno festeggiato in carriera la prima segnatura in A proprio al Friuli, si dimostrava molto abile ad un quarto d’ora dal termine nel capitalizzare un assist di Anderson incrociando sul secondo palo un diagonale che passava tra le gambe di PEREZ infilandosi nel palo più lontano rendendo vano il tuffo di OKOYE.

In verità una volta ottenuto il pari la squadra che dimostrava di non accontentarsi della divisione della posta era proprio quella laziale.

La capacità di muoversi con sincronia tra i reparti, la corsa senza palla (i 6 km percorsi in più a fine gara) compensano indubbiamente un tasso qualitativo forse non elevato come altri club, indicando come Sarri sia riuscito nel corso della propria gestione a dare un’identità ben precisa ad una squadra comunque abile nel qualificarsi per gli ottavi di Champions. La sensazione che il pericolo derivante da un gioco mandato a memoria fosse palpabile, si materializzava ogni qualvolta la palla giungeva tra i piedi di Anderson sul quale forse, da un punto di vista tattico, serviva una marcatura ad uomo vecchio stile. 

A poco servivano poi i cambi sul finale con l’innesto di tre attaccanti in un colpo solo, tra cui giusto menzionare il debutto stagionale di DAVIS il quale con i pochi minuti a disposizione, qualche buona giocata ha pur fatto intravedere. Il 2-1 finale per gli ospiti, lasciava un retrogusto amaro alimentando qualche rammarico per il mancato utilizzo di SAMARDZIC (probabilmente con la testa altrove..) forse l’unico veramente in grado di elevare il tasso tecnico di un centrocampo un po’ in sofferenza, senz’altro non efficace e preciso come dimostrato contro il Bologna.

Per l’Udinese una sconfitta dunque che può anche starci, a riprova che le squadre stabilmente posizionate sulla parte destra di classifica sanno dimostrare nelle contese, qualità superiori a quelle nostrane. I soli 17 punti ottenuti in un girone, con un PEREYRA non più giovanissimo ma giocoforza irrinunciabile, non rappresentano un bottino di cui andare fieri. Necessario evidenziare per contro come diversi errori di valutazione siano inevitabilmente stati commessi in sede di pianificazione, tanto da dover confidare in un cambio di marcia affatto semplice in un torneo così complesso come quello della massima serie. L’allestimento di una rosa con la rinuncia oramai prossima a SAMARDZIC, PAFUNDI, forse THAUVIN, dà un messaggio chiaro, si punterà tutto sulla concretezza rinunciando alla qualità. DAVIS sembrerebbe (?) una valida alternativa a LUCCA, BRENNER dovrebbe essere il vero “rinforzo” di metà stagione confidando nel senso del gol che al brasiliano non dovrebbe far difetto… L’esperienza di GIANETTI (o GIANNETTI che dir si voglia) darà sicuramente una mano ad una difesa che ha assoluta necessità di trovare equilibri importanti capaci di andare oltre ad una gioventù comunque promettente per anagrafe. Nel plotoncino che lotta per la sopravvivenza verosimilmente gli avversari non saranno dei fulmini, possono peraltro sempre rinforzarsi…, e dunque sarà bene pianificare un girone di ritorno potenzialmente da almeno 22/23 punti, pena il rischio di trovarsi a poche giornate dalla fine in una posizione tanto scomoda quanto inusuale per la mentalità dei giocatori in organico. Oggi la Lazio ha spento ogni ardore maturato nel post Bologna dimostrando che una rondine non fa primavera e che, ahinoi, questa diverrà con ogni probabilità una stagione dove la parola chiave sarà “sofferenza”.

AM

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