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La tassa viola

La tassa viola. Quella che l'Udinese paga puntuale, come appunto una tassa
Monica Tosolini

La tassa viola. Quella che l’Udinese paga puntuale, come appunto una tassa. Negli ultimi 15 anni la gita fuori porta a Firenze ha portato sempre sconfitte, tranne la piacevole eccezione dello scorso campionato, quando con Cioffi alla guida l’Udinese si era presa una sonora rivincita con un bel 4 a 0. Ma quella rimane una splendida eccezione, perchè per il resto il tributo che viene pagato al Franchi è sempre pesante e ieri l’Udinese non si è sottratta da quello che sembra essere ormai un destino nefasto.

Eppure le due squadre erano appaiate in classifica, assieme al folto treno delle pretendenti all’ottavo posto, ferme ai blocchi dei 46 punti; tutte sgomitanti alla ricerca della parte sinistra della classifica. Ieri dai blocchi sono uscite il Monza, il Torino vincente a Verona e la Fiorentina appunto, il Bologna ha fatto un passettino in avanti, mentre l’Udinese è rimasta impantanata.

La squadra di Sottil in questo momento del campionato vorrebbe pure lei sgomitare per farsi largo in questo che è diventato un mini campionato a 6 (c’è pure il Sassuolo poco più dietro) ma i gomiti bianconeri al momento sono stanchi, sbucciati e con le toppe. Da tempo Sottil dispone di una squadra disalberata davanti, monca, non nelle condizioni ideali per intraprendere un rush finale di livello. Come se non bastasse da tempo il rendimento della squadra tra le gare in casa e in trasferta balza agli occhi. Fuori casa, con quella di ieri, nell’ultimo periodo l’Udinese ha inanellato 4 sconfitte con ben 9 gol subiti e 0 fatti. Questo significa che nonostante le difficoltà di formazione che accompagnano la squadra sia in casa che fuori, tra le mura amiche, in qualche maniera, i bianconeri riescono quantomeno a metterci personalità, cattiveria e determinazione e con queste armi riescono a sopperire alle defezioni comunque importanti, macinando comunque punti, mentre fuori casa l’impressione è che la squadra spesso parta già rassegnata a fare da vittima sacrificale, consegnandosi all’avversario. Gli inizi di partita di Lecce, Roma ma anche ieri di Firenze in questo senso sono emblematici.

Il valore dell’avversario che si para davanti ha un suo peso certo, la già rassegnata Sampdoria poteva essere domata anche con una serie di assenze dilatata addirittura da un piccolo turn over, ma in casa ha avuto pane duro da masticare anche il Napoli alla ricerca del punto scudetto, mentre fuori casa un Lecce in difficoltà è riuscito a trovare i tre punti contro la squadra di Sottil, unica squadra battuta dai salentini negli ultimi 3 mesi. La Fiorentina di oggi poi.. è una di quelle pesanti e con l’osso, duro da digerire per gli avversari ma succulenta per i propri tifosi. Italiano sta portando a termine un campionato davvero rimarchevole. Dopo aver perso parecchi punti nella prima parte del torneo: ha portato avanti il discorso sia in Coppa Italia dove è approdata in finale, che in Conference league dove per la finale è ancora in corso, a patto di ribaltare il risultato dell’andata contro il Basilea; mentre in campionato negli ultimi 2 mesi ha recuperato diverso terreno, riuscendo per l’appunto, con la vittoria di ieri nello scontro diretto, a superare in classifica i friulani.

Italiano ha a disposizione due squadre di titolari, come è giusto che sia per una squadra impegnata nel doppio confronto, e con l’infermeria vuota, mentre Sottil con solo il campionato, una rosa più corta e una fila dal medico con il biglietto elimina code. Questo spiega in parte il match di ieri. Italiano può ruotare a piacimento esterni d’attacco, inserendo ieri Brekalo, Ikone e Kouame (messo per l’occasione come falso nueve) lasciando in panchina gente del calibro di : Cabral, Jovic, Saponara, Sottil Jr e Nico Gonzalez. A centrocampo Mandragora, Amrabat e Bonaventura lasciano campo libero a Barak, Duncan e Castrovilli: insomma come detto due squadre da titolari.

Sottil? Sottil non ha petali della margherita da sfogliare, la formazione si fa da se, con Nestoroski unica punta e l’unica variazione sul tema la riproposizione di Samardzic trequartista e Pereyra mezzala. Uno scambio auspicato dai più e anche dal sottoscritto. Gli effetti sono però assai modesti. La Fiorentina approccia meglio il match e riesce a trovare gli incursori tra le linee con davvero troppa facilità nei primi minuti, dove le preventive bianconere saltano con disarmante facilità, e al tiro da dentro l’area i viola ci arrivano senza troppi problemi. La torre di Becao che assiste Castrovilli in occasione del gol, anziché spazzare verso fuori, sembra un grido di aiuto come quando si è in apnea con la testa sott’acqua e si cerca di uscire a cercare ossigeno lasciando i problemi sul fondo; l’apnea è durata solo 7 minuti e la difesa bianconera ​ avrebbe già bisogno delle bombole di ossigeno. Per tutto il primo tempo è un monologo viola con i padroni di casa che muovono la palla con troppa velocità per i bianconeri che non riescono ad alzarsi se non in 3 o 4 occasioni, perchè per tutto il primo tempo l’unico che attacca la profondità è Ebosele a destra. Nel contesto: Nestoroski si abbassa a ricevere palla, cercando di vincere qualche duello spalle la porta (a 50 metri da essa) e Samardzic si trova più avanti di lui a ricevere la spizzata con il compito di attaccare lo spazio!! Il serbo tedesco però non dispone di passo e caratteristiche fisiche per riempire lo spazio di corsa, e va da se che questo piano di battaglia non può portare a nulla. L’Udinese di fatto riesce a distendersi in avanti solo sulle folate di Ebosele, (pure Udogie è assente) che permette a tutto il resto del centrocampo di distendersi e trovare le posizioni di sparo al limite dell’area. L’irlandese di colore però sebbene disponga di fisico e qualità si dimostra ancora piuttosto acerbo al momento della scelta sul cosa fare da grande, ovvero al momento di rifinire un’azione promettente: ci pensa troppo e perde il tempo e il passo vanificando tutto. Le azioni bianconere in sostanza nascono e muoiono con lui. E’ normale. Classico esempio di prospetto con potenziale evidente ma che ha bisogno di giocare per sbagliare imparare e sgrezzarsi, e purtroppo per lui in questo campionato ha giocato poco, troppo poco, e a questo punto della stagione è ancora, come detto, acerbo. La fortuna è che i bianconeri riescono a recuperare attenzione e solidità, al punto che la Fiorentina, che sembrava dover fare un sol boccone dell’Udinese nei primi minuti, di fatto non impegnerà mai i guanti di Silvestri per tutta la prima frazione, se si eccettua un palo di Brekalo su ripartenza da corner. Nella ripresa con gli innesti di Arslan e Udogie e con lo spostamento di Pereyra in fascia, il baricentro dell’Udinese si alza , dando la parvenza, anche con l’ingresso di Semedo, di poter costruire i presupposti per un insperato pareggio, prima che allo scadere del tempo regolamentare, Becao con una scivolata da principiante, spiani la strada a Bonaventura, che insacca il 2 a 0 che sa di liberatorio per un pubblico di casa che stava guardando troppo l’orologio e poco il prato del Franchi.

Il 2 a 0 da la giusta misura della differenza tra le due squadre in campo. Troppo rabberciata questa Udinese per questa Fiorentina, dicevamo, la quale anche con il turn over presenta una carne troppo dura per i dentini da latte bianconeri ( l’Udinese ha conlcuso la sua gara con un 2005 Semedo e un 2006 Pafundi).

A fine partita gli interrogativi sorgono spontanei: Udogie davvero non sarebbe potuto partire dall’inizio? Semedo davvero non potrebbe partire al centro dell’attacco da titolare? Il portoghese è un clone di Beto dal punto di vista fisico, e anche se non pare avere lo scatto del suo connazionale più vecchio, ha fisico per fare a sportellate, giocare con la palla addosso, e qualità per far salire la squadra. Non me ne voglia il macedone ma con lui in campo di fatto l’Udinese pare giocare in 10 e alla lunga diventa un Handicap non indifferente. Chiaramente le scelte spettano sempre a Sottil, come quella di non avvalersi di un Thauvin intristito in panchina, che aveva dato qualche cenno di risveglio nella gara precedente contro la Sampdoria. Panchina che sa di bocciatura per il francese, giunto in Friuli con grosse credenziali, e che si candida ad essere il flop dell’anno.

Certo di scelte non è che gliene restano molte a Sottil, e in queste situazioni sgomitare per l’ottavo posto diventa assai arduo. Se poi il temperamento dei giocatori si accende per lo più nelle gare casalinghe mentre fuori casa la squadra pare più con la testa all’estate, nonostante il meteo si stia divertendo a ricacciare lontano anche la primavera, beh allora la missione diventa davvero impossibile.

La prossima con la Lazio. Al Friuli quest’anno le grandi non hanno mai vinto e l’Udinese non ha mai tradito. Sarà una partita da riscatto?

Paolo Blasotti

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