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La solitudine della capolista

A Parma prova di maturità della squadra di Runjaic
Redazione

E’ una solitudine dolce quella che prova l’Udinese all’indomani della vittoria al Tardini di Parma; quella che provano i numeri 1, e in questo caso i capiclassifica; si perchè non accadeva da un pò che l’Udinese rimanesse la in vetta in solitaria, sebbene nel corso del trentennio di serie A sia capitato qualche volta. A memoria ricordiamo l’avvio sgommando con De Canio nel 2000/01, per poi passare al più recenteprimato di Guidolin nell’anno del signore 2011/12.
E l’Udinese di Runjaic come verrà ricordata? Sicuramente con ancora più sorpresa se si pensa che fino a poco tempo fa la squadra bianconera si stava giocando la permanenza nella massima serie a Frosinone al termine di una stagione tribolata e maledetta. Il tecnico di Vienna sta raccogliendo i frutti di un duro lavoro (per usare parole sue) effettuato in questi due mesi, fisico, tattico e mentale. Già perchè entrare nelle teste dei giocatori e persuaderli ad un’idea di calcio praticabile, possibile e produttiva non è così facile specie se si deve ricreare un’autostima andata via via spegnendosi nel corso dell’ultima stagione. Il lavoro del tecnico è stato quindi soprattutto nella testa degli atleti, prima ancora che nelle gambe, e su una lavagna tattica. A Parma Runjiaic ha sorpreso un pò tutti sfatando il solito detto ” squadra che vince non si cambia”. Il 3 5 2 iniziale con l’esclusione di Brenner match winner con il Como in luogo di una mezzala in più ha fatto storcere il naso ai più, e anche a me ad essere sincero, perchè pareva un tornare indietro; un ritorno ad un passato costellato da sofferenze in serie, invece di surfare sull’onda di un entusiasmo dettato da punti e vittorie conseguiti con i 3 giocatori offensivi. Runjiac ha invece impartito una lezione a tutti, non solo a Pecchia, ma anche ai malpensanti, dimostrando che prima che gli uomini e in numeri contano le idee e i principi con i quali si prentende di distendere il proprio calcio su un rettangolo verde. L’Udinese è andata subito sotto a inizio gara su una palla inattiva, subendo il raddoppio al tramonto del primo tempo, con una gran giocata di Bonny che con un controllo orientato ha messo fuori tempo Bjiol e Kamara, eanticipando la conclusione con la punta ha azzerato ancor di più qualsiasi tempo di intervento. 2 a 0 per il Parma, e per chi non guardava la partita sarebbe stato facile additare la causa del punteggio ad uno schieramento pavido che aveva sconfessato l’intraprendenza del nuovo modulo. Nulla di più falso. In mezzo ai due gol c’è stata tanta Udinese. La formazione bianconera ha dominato il possesso (altro step che Runjiaic voleva raggiungere), fatto viaggiare la palla con velocità e precisione, mandato sul fondo gli esterni a crossare più e più volte, le mezzali al tiro e pure le punte debitamente rifornite; recuperi palla alti a 35 metri dalla porta difesa da Chichizola, con un Kalstrom sontuoso in regia a due tocchi e nel recupero palla. Insomma morale della favola alla fine del primo tempo l’Udinese aveva prodotto il triplo del Parma (9 occasioni a 3) preso due pali, e dominato il possesso palla. Il Parma aveva però segnato, l’Udinese era stata imprecisa, pertanto la ragione era dalla parte dei ducali. Il calcio si sa non è scienza, ma fino a li probabilmente si era vista l’Udinese più convincente di queste prime giornate. Nella ripresa il passivo andava rimontato, e Kosta Runjiaic ha dovuto mettere dentro uno dei tanti frombolieri che stazionavano on a bench, pescando dal mazzo forse quello meno offensivo ovvero Ekkelenkamp, rimpiazzando anche Giannetti già ammonito con Kabasele. RIsultato? l’Udinese ha ripreso a ruminare calcio da dove aveva interrotto ma con ancora più ritmo e qualità. Ekkelenkamp ha impattato subito dimostrando grande intelligenza tattica nei movimenti senza palla (5 recuperi) e nelle transizioni con la palla, andando anche ad inserirsi pericolosamente in area. Il risultato è che l’Udinese nel secondo tempo dopo aver passato la prima frazione a dominare senza centrare la porta, ha cominciato a centrarla, sfruttando, come già nel primo tempo, l’asse sinistro con un Kamara sugli scudi e produttore di cross in serie. L’Innesto di Davies e di Zarraga ha poi aggiunto ulteriore fosforo a centrocampo e presenza scenica in area; l’inglese ha avuto un impatto devastante sul match mettendo la firma su entrambele azioni del pari e di quella del sorpasso. In questo contesto assolutamente funzionale, però, un giocatore ha saputo elevarsi sopra tutti ovvero Florian Thauvin. Lui la qualità estrema l’ha messa a servizio della squadra dall’inizio alla fine, trovando meritatamente la via di ben due gol. Come avevo già rimarcato due settimane fa, il francese è tornato ai livelli di Marsiglia, quando strabiliava l’Europa intera e veniva convocato fisso nella nazionale transalpina. Qualità e personalità a pacchi. E’ probabile che lo switch sia avvenuto con l’investitura a capitano; responsabilizzandolo a tale ruolo il mister ha ottenuto l’effetto di risvegliare il campione che lo scorso anno solo a tratti aveva dato sfoggio della sua classe. Ora è divenuto un leader di un contesto dove tutto funziona a meraviglia e dove chiunque viene inserito fa la sua parte e la fa bene, fosse pure il tanto bistrattato Kabasele (positivo anche ieri con ben 6 lanci !!) o all’oggetto quasi misterioso Zarraga (suo il lancio per il gol del 2 a 2) a testimniare il fatto che la squadra non era così scarsa lo scorso anno. Certo va detto che fino adesso le cose hanno anche girato nel verso giusto mentre lo scorso anno quando pure venivano fatte buone gare, a tratti anche molto buone, il conforto della vittoria veniva sempre strozzato alla fine dal pari finale degli avversari, e in quel contesto abbattersi è facile. Quest’anno l’Udinese ha ottenuto anche più di quanto seminato, come nelle gare di Bologna e in casa con il Como, e di certo i punti fanno morale e aiutano il gruppo a perseguire le idee impartite dal mister, perchè il conforto del risultato è il miglior feedback che ci sia.
A Parma c’è stata una prova di maturità, sia perchè c’era la consapevolezza che una vittoria poteva regalare la prima posizione, con problemi di vertigine e di appagamento pronti dietro l’angolo, sia perchè nel primo tempo sembrava che la fortuna avesse girato le spalle ai bianconeri, i quali però non si sono persi d’animo, non si sono scomposti, hanno proseguito nel loro intento, con le istruzioni impartite, con ancora più ferocia fino a far emergere la verità che il campo stava raccontando ma che il risultato si divertiva a non premiare.
Va sottolineato che il tecnico si conferma pragmatico e sicuro di se. Appena sbarcato a Udine aveva promesso dei concetti di gioco che suonavano più o meno così: baricentro alto, pressing feroce, possesso palla, dominio del gioco e sviluppo sulle fasce, oltre che far diventare lo stadio Friuli un fortino difficile da espugnare per chiunque visto il recente passato, macchiato da una sola vittoria in un intero campionato. Ebbene, di domenica a domenica, gradualmente si è visto, il pressing alto, il recupero palla conseguente, cross dalle fasce a profusione ( con il Como il gol partita di Brenner si è sviluppato dal cross di Ezhibue a destra, MVP di giornata, mentre a Parma i gol sono nati tutti a sinistra con Kamara nelle vesti di mattatore) due vittorie in casa di fila, e con ieri, anche il possesso palla di marca bianconera. Su questo ultimo dato, a dire il vero spesso sopravvalutato, è interessante notare come ci sia stata una graduale crescita: da scarso a Bologna sotto il 30%, confortante con la lazio ( quasi al 40% ma statistica drogata anche dal fatto di aver giocato 30′ in 10) a pareggio con il Como ( 50%) fino ad arrivare al 54% di ieri.
Insomma tutti i propositi sbandierati dal tecnico si stanno puntualmente verificando sul rettangolo verde, e la cosa bella è che si stanno realizzando con 9/11 della squadra dello scorso anno, quando pareva impossibile a tanti che ciò accadesse ( ” dove vogliamo andare con questi esterni”). I tanti famigerati esterni si sono divisi la palma di migliori negli ultimi due match. Insomma questo fa capire che il tecnico mittelereupeo non è un venditore di fumo, ma un artigiano convinto e tenace, che con idee chiare sta portando in essere una lavoro che sa di capolavoro.
Certo l’inserimento di Kalstrom, anche ieri positivo, capace di giocare a 2 tocchi e di accelerare i tempi di gioco, laddove a Walace gliene serivivano 5 solo per controllare la palla per poi appoggiarsi all’indietro, ha di certo favorito questo upgrade, ma daltronde lo svedese è stato voluto espressamente dal tecnico pertanto chepeau.
L’Udinese si gode quindi il primato in solitaria, con la solitudine di chi ha fatto le cose per bene, e meglio di chiunque, e lasciando intravedere la possibilità che il bello debba ancora venire, poichè certi altri giocatori dovremo ancora vederli all’opera da Bravo a Pizarro, passando per Modesto a Toure, senza dimenticare la ciliegina sulla torta: Alexis Sanchez!

Paolo Blasotti

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