L’Udinese si presenta all’Allianz Stadium di Torino con la certezza di essere entrata tra le prime 12 in graduatoria, mantenendo peraltro viva una minima possibilità di raggiungere la parte sinistra di classifica occupata per buona parte del torneo.
Come valutare allora la stagione prossima alla conclusione dagli uomini di Kosta RUNJAIC? In settimana il patron GPP ha avuto parole dolci verso il tecnico, asserendo la bontà del relativo operato, e ribadendo di fatto il rapporto di collaborazione tecnica per la stagione a venire.
Come sempre accade alla fine di un’annata sportiva, qualche rimpianto è innegabile si cicatrizzi, nonostante il club sia reduce da una stagione ‘23-24 a dir poco travagliata. Esser riusciti a non farsi mai coinvolgere in una zona calda di classifica, per molti rappresenta di per sé già un successo, per i più esigenti altresì, aver raggiunto i 40 punti ad oltre due mesi dalla conclusione e trovarsi al contempo alla penultima giornata ad appena 44, rappresenta una stonatura quantomeno sul piano tecnico-motivazionale.
Assenze prolungate, THAUVIN in primis, giocatori alla prima stagione, inserimenti necessariamente perfezionati a stagione in corso (SOLET), rappresentano giustificazioni solide in relazione ad una stagione che se maggiormente lineare, avrebbe potuto dare indubbiamente soddisfazioni maggiormente significative.
E così, una squadra azzoppata da molteplici defezioni (THAUVIN, PAYERO, BIJOL, BRAVO per infortunio, ATTA e LUCCA per squalifica) é chiamata ad opporsi alla Juventus dell’ex Tudor – la cui conferma appare in bilico a causa di un possibile, fantomatico ritorno sulla panchina bianconera di Antonio Conte – totalmente protesa alla ricerca di 3 preziosissimi punti, assolutamente necessari alla conquista di una posizione utile per la futura Champions League.
In casa friulana la curiosità in questa 37ª giornata che, ad eccezione dell’anticipo tra Genoa ed Atalanta (2-3), si gioca giudiziosamente in contemporanea, è l’interpretazione motivazionale fornita dal gruppo, dinnanzi ad un avversario presentatosi anch’esso non al meglio.
Il mr. bianconero per l’occasione rilancia KABASELE tra i tre dietro, EHIZIBUE in fascia destra, ZARRAGA e LOVRIC da interni con EKKELENKAMP a supporto di DAVIS, in una sorta di 361 piuttosto guardingo a difesa di un risultato che interessa in fondo solo agli avversari. Con una classifica oramai consolidata, il “coraggio” se lo vogliamo definire tale, di inserire un PAFUNDI dall’inizio, non neghiamo ci avrebbe regalato da tifosi, qualche soddisfazione o certezza in più, se non altro in ottica ‘26, ma tant’è…..
Parte la sfida con i padroni di casa che devono per ovvie ragioni “fare la gara”. La squadra di RUNJAIC sin dalle prime battute per disposizione tattica e atteggiamento decide di difendersi ad oltranza lasciando il solo DAVIS a fare da riferimento in avanti. La Juventus attacca ma non sfonda mentre l’Udinese cerca di far prevalere la propria fisicità non badando al possesso palla (alla fine della frazione sarà del 27%) oltre ad essere piuttosto incurante nella precisione nei passaggi (66%). Il gioco latita tanto da far venire in mente il difensivismo esasperato spesso declinato a fine anni ‘80, nonostante la Juventus non mostri di schierare dei fenomeni in campo. KAMARA esce per infortunio al polso alla mezz’ora di gioco venendo sostituito da Jordan ZEMURA. Alla resa dei conti solo un tiro di Gonzales deviato con approssimazione da OKOYE sul finale è finito sul palo mette una qualche apprensione alla difesa bn, scesa in campo in completo giallo. Frazione che si chiude con un giusto 0-0 e gioco assai poco edificante in verità per entrambi le contendenti.
Alla ripresa la squadra mostra un piglio leggermente più assertivo, mentre la Juve iniziava a dimostrare qualche difficoltà a trovare il pertugio giusto. Ci pensava tuttavia il direttore di gara designato a dare un senso alla contesa, “non vedendo” un plateale fallo di gioco di Gonzalez su SOLET, atterrato da una spallata con palla ben lontana dallo stesso autore del gol. Come possa essere stato convalidato un gol del genere rimane un autentico mistero, situazione che di fatto dequalifica non solo un direttore di gara a più riprese apparso inadeguato, ma anche una sala Var inopinatamente latitante.
Il tentativo di riproporre una costruzione offensiva non trovava conforto nonostante l’inserimento di un positivo Rui MODESTO in luogo di un LOVRIC sempre più deludente. Sul finale un contropiede rifinito da Yldiz e concluso da Vlahovic metteva il sigillo su una partita il cui esito evidentemente era già scritto.
Le molte assenze hanno di fatto ridimensionato ambizioni e velleità dei friulani, che comunque per una buona ora hanno sofferto “il giusto” in casa di una squadra che doveva ottenere punti Champions. Il gioco non è stato esaltante, tutt’altro, ma alla fine ci sta.
Piuttosto sarà bene interrogarsi su designazioni e condotte di gara, var incluso, di arbitri (Ayroldi risiede a Premariacco dunque forse non sereno nel giudicare l’Udinese)che non sembrano all’altezza di un calcio che si possa qualificare professionistico.
AM