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Iniziamo la fase due?

Quattordici punti in dodici partite: una media punti prossima a quella di Delneri e Nicola.
Monica Tosolini

Quattordici punti in dodici partite: una media punti prossima a quella di Delneri e Nicola. 14 gol segnati e 18 gol subiti. Volendo considerare anche la Coppa Italia dobbiamo aumentare di quattro sia i gol presi che quelli fatti. Eppure c’è stato un netto miglioramento: nelle prime dieci partite (gestione Tudor) il conto dei gol era stato di 5 a 17.

Resta il fatto che questa dovrebbe essere la fase calante che ogni allenatore subisce, dopo il suo arrivo, in quel di Udine. Ora dovremmo commentare partite giocate senza mordente, con una difesa mal schierata, una squadra troppo bassa o troppo alta, ma specialmente uno scoramento generale degli uomini in campo.

Invece no.

L’unico a subire un netto calo pare essere Musso, che però già con l’Inter ha alternato la papera del rigore ad autentici capolavori. De Paul è ormai una costante così come Fofana e Mandragora. Il gioco c’è, il centrocampo funziona. Rimane il fatto di quella coperta troppo corta che vede un attacco correre troppo e peccare in precisione oppure una difesa scoprirsi ed essere trafitta.

Alla base del gioco di Gotti credo stia una buona preparazione atletica, tanto fondo e progressioni a non finire. Senza un’adeguata condizione fisica, il suo gioco diventa deleterio. L’anno scorso, dopo Velazquez, sarebbe stata una strage. A Tudor va riconosciuto che la preparazione quest’anno è stata fatta molto meglio.

Ma torniamo al discorso principale: alzi la mano chi pensa che l’Udinese sia in calando come prestazioni, come attenzione, come voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Anche con Oddo, dopo un po’, i giocatori si arrendevano, a micro gruppi di sfasciatori dello spogliatoio. Con Gotti tutti corrono e si fanno il mazzo (termine puramente tecnico). Di diverso c’è il gruppo, c’è la squadra, c’è la voglia di giocare. Ieri, dopo un po’, ho smesso di contare i triangoli a centrocampo a saltare le marcature degli interisti. Qualcosa che al Friuli non si vedeva da anni.

Si dice che la fortuna aiuta gli audaci. Eppure nelle ultime partite gli audaci siamo stati noi. Eppure abbiamo perso. Credo che le ultime tre partite di campionato abbiano dato consapevolezza delle possibilità di una squadra da metà classifica, ben costruita, forse (per me sicuramente) penalizzata da un mercato invernale gestito non al meglio. Dio non voglia si rompa De Paul ed abbiamo solo una seconda punta (Lasagna).

Sta di fatto che, a mio avviso, sarebbe ora di lavorare sui singoli. La partita di domenica ha mostrato che Mandragora, Fofana e Lasagna hanno tante potenzialità, ancora pochi mezzi… eppure gli anni passano. Per Lasagna il discorso è differente rispetto agli altri due: a lui viene chiesto di correre tantissimo, più di quanto una punta possa sopportare se poi la vuoi precisa sotto porta. A questo va ad aggiungersi che un periodo non proprio magnifico porta con sé frustrazioni. Lasagna continua a cercare di piazzare i palloni invece di andare di potenza verso la porta. L’errore sul finale aveva del grottesco. Perché piazzarla quando basta tirare forte e 50/50 è gol?

Mandragora ha paura della porta; Fofana non ha piedi. Ad entrambi mancano i fondamentali. Sono dei giganti d’argilla, tutti e tre. Ecco perché parlo di fase due. Servirebbe che la squadra tutta facesse ancora più lavoro fisico, gli attaccanti sulle progressioni, i centrocampisti fondo e la difesa sugli scatti nel breve. Servirebbe, soprattutto, che i tre in questione prendessero coscienza che se non migliorano la posizione del corpo al tiro, nello stop e nel passaggio, rimarranno sempre degli eterni incompiuti, ed invece potrebbero dire la loro. Sta a loro aumentare gli allenamenti, anche individuali senza squadra al seguito, per migliorarsi. Domenica sera ho visto tiri sopra la traversa con il busto inclinato indietro, cose che ci insegnavano a non fare già a 13 anni. Ho visto Fofana usare i piedi come chi non avesse mai fatto del muro in tutta la sua vita.

La seconda fase è la cura dei particolari. Le fondamenta sono state costruite, ora bisogna modellare la costruzione su di esse. Sta a loro, ed alla famosa (o forse fantomatica, visto il ritardo…) organizzazione dell’Udinese limare i difetti ed aumentare i pregi dei singoli giocatori. Pensate a CR7: l’anno scorso, in quella Juventus messa malissimo in campo non ha potuto far vincere la squadra in Champions. Pensate a Van Basten… è la squadra che fa emergere le individualità. La squadra ora c’è, adesso aspettiamo le individualità!

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