L’Udinese non vince una partita al Friuli in Serie A da inizio marzo (Udinese – Parma 1-0); da allora 3 pareggi e 5 sconfitte ! Da tale data in avanti, nessuna squadra presente nel massimo torneo peraltro in entrambe le ultime due stagioni, ha guadagnato meno punti della squadra guidata da Kosta RUNJAIC. Ecco perché tutti si aspettano una prestazione convincente corroborata dall’intera posta in palio.
Di Francesco non solo crede fortemente nell’equilibrio raggiunto dai suoi arrivando da 3 risultati utili consecutivi con 5 punti, ma punta all’aggancio in classifica a quota 9.
Il tecnico tedesco per contro, ribadisce il suo 352 canonico, confermando gli 11 partiti a Cremona con l’unica eccezione di DAVIS in luogo di BAYO.
Parte la gara con la dimostrazione sin dalle prime battute di una certa superiorità tecnico-atletica piuttosto marcata in favore dei padroni di casa. Il Lecce palleggia senza troppa efficacia, mentre i bn sembrano volere cancellare quanto prima possibile quel ruolino affatto edificante plasmato tra le mura di casa nel recente passato.
Capitava così che intorno al quarto d’ora, un pregevole assist d’esterno di ATTA, mettesse nelle condizioni KARLSTROM di liberarsi abilmente dalla marcatura. Lo svedese seppur defilato avanzava inventandosi una rasoiata diagonale che passava tra le gambe di Falcone. Vantaggio forse non atteso, comunque ben gradito agli uomini di RUNJAIC che si scioglievano andando vicini al raddoppio subito dopo, grazie ad un gran tiro al volo di ZANIOLO che sbatteva contro la traversa. Bene l’attacco bn con lo spezzino che cuciva gioco, e l’inglese che battagliava vincendo spesso i duelli fisici con gli avversari diretti; peccato per un cartellino giallo galeotto per un gomito alto assai discutibile, che ne pregiudicava la verve atletica.
A dieci minuti da fine frazione Arthur ATTA si involava poi con una delle sue giocate sull’out sinistro mettendo un cross al bacio per il centravanti bn, il quale di testa raddoppiava la marcature. A fine tempo si materializzava persino l’opportunità per il terzo centro, ma l’assist di ATTA veniva intercettato con efficacia dalla difesa avversaria. Un peccato poiché il 3 a 0 avrebbe evidentemente chiuso in anticipo la contesa. Bene la constatazione nel poter verificare a più riprese un potenziale che se espresso appieno, dovrebbe garantire non solo una salvezza comoda, ma banalmente qualcosa in più!
L’Udinese che gioca così bene una frazione di partita, dovrebbe ragionevolmente far riflettere sulla capacità di tenere sempre costante la pressione sull’avversario, evitando se possibile di fargli rialzare la testa. Detto fatto! L’atteggiamento nella ripresa diveniva tipico di una squadra provinciale che forte di un doppio vantaggio non continuava a pigiare sull’acceleratore per chiuderla… ma rinculava sino a lasciare il dominio territoriale a coloro i quali erano soccombenti sino a quel momento.
E così i salentini iniziavano a macinare gioco alzando i due esterni per costringere i “quinti” bn a retrocedere sulla linea dei 3 centrali. Anziché provare a confezionare manovre e passaggi atti a costruire gioco, l’intento diveniva solo quello di difendere il doppio vantaggio, rassicurante si, ma sino ad un certo punto.
Anche se la gara sembrava in apparente controllo, intorno all’ora di gioco da una disattenzione di EKKELENKAMP, poco pronto a liberarsi della palla una decina di metri fuori area, nasceva una punizione dai 25 metri, distanza che dovrebbe preoccupare solo se a calciare si presentasse un super specialista. Andava sulla battuta l’albanese Medon Berisha, che non vanta nel proprio curriculum seppur giovincello, il pedigree di Zico sui calci dal limite. Bastava però una parabola nemmeno tanto angolata, per infilare OKOYE, nell’occasione non proprio immune da colpe. Partita dunque riaperta con una squadra incapace di riaccendere il cervello nonché caratterizzata da troppi giocatori (inutile indicare i nomi tanto appare evidente) lenti di pensiero, con tempi di gioco persi, ma soprattutto inclini a rischiare poco la giocata, affidandosi per lo più a scolastici passaggi all’indietro, molte volte allo stesso al portiere.
SOLET veniva addirittura avvicendato da BERTOLA (alla fine non lo farà rimpiangere per nulla) che andava a ricoprire il solito ruolo di braccetto a sinistra con diligenza ed attenzione. Il francese ha dimostrato più volte potenzialità enormi, oseremmo da grande squadra, ma se la voglia e lo spirito son quelli messi in campo nelle ultime giornate, non crediamo ci possa essere la fila pronta ad accaparrarsi le prestazioni del francese di Melun. Anche BAYO veniva buttato nella contesa al posto di un positivo Nicolò ZANIOLO. Il Lecce superava i bn sulla percentuale di possesso palla dimostrando di crederci eccome, tanto che su calcio d’angolo, una uscita a “farfalle” di OKOYE in parte accecato dal sole basso, il rischio del gol beffardo poteva anche materializzarsi. Fortuna voleva che in area bn non stazionasse un Haaland di turno (sarebbe bastato anche meno in verità) pronto alla bisogna, e il tutto passava dunque in cavalleria. Tuttavia lo spettro di gettare alle ortiche l’ennesima occasione dopo Verona e Cagliari iniziava a farsi largo attraverso percettibili mugugni che iniziavano a sollevarsi dagli spalti. Troppo brutta l’Udinese della ripresa per potersi esaltare in relazione ad un pregevole primo tempo. Ma gli dei del calcio nell’occasione occhieggiavano alla banda di RUNJAIC tanto che ad un paio di minuti dal 90º, su alleggerimento della difesa abile a far partire in contropiede BAYO, confezionava la terza marcatura, grazie all’inserimento da vero bomber di BUKSA, il quale tagliando in verticale grazie allo scavetto raccoglieva l’ottimo invito dell’ivoriano, battendo Falcone. Una autentica liberazione sugli spalti, con gioia infinita persino del suo mentore, RUNJIAC, e incubo di “ennesima mancata vittoria” che sembrava cacciato in via definitiva.
Mancando di fatto solo una manciata di minuti al triplice fischio, la sensazione che la gara fosse oramai archiviata appariva palese, ma giusto per non farsi mancare nulla, ecco l’ulteriore caduta di tensione sul finale, tale d consentire a N’dri di confezionare una parabola attraverso un gran sinistro in grado di trafiggere il portiere bianconero chiudendo la contesa con il minimo scarto, 3-2.
Vittoria meritata per il gran primo tempo, ma doverosa tirata d’orecchi per una partita il cui risultato poteva venire compromesso da un atteggiamento ancora una volta reprensibile. Il tecnico si deve interrogare seriamente sul perché la squadra non regga oltre 40-45’ di gioco. Molti elementi come detto, non dimostrano prontezza di pensiero rallentando colpevolmente i basilari tempi di gioco. Con le difese schierate é molto difficile segnare, salvo non ci sia una prodezza personale o un errore marchiano della difesa avversaria. Sarà necessario lavorare molto su questo aspetto, perché se é vero che con 12 punti in 8 gare la media è molto buona (57 pt la proiezione finale), é altrettanto vero che tale score potrebbe ridursi assai presto in caso di sconfitte che peraltro dovrebbero maturare solo per demeriti tecnico-tattici, non certo mentali.
AM