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Il Diavolo fa piccola l’Udinese

Ai bianconeri sono mancate le idee
Redazione

Finisce tanto a poco, come lo scorso anno. Finisce con il Milan che prende a pallate l’armata di Runjiaic, che si dimostra apatica, priva di idee, inconcludente e fragile dietro. Il Milan al contrario è molto quadrato, tatticamente accorto ( e corto, rimane in 30 metri più o meno per tutta la gara) come sovente sono le squadre di Allegri, e spietato davanti quando si tratta di scartare i regali degli avversari. Si perché di regali l’Udinese ne ha concessi ai rossoneri, che diciamocelo, di certo non ne ha bisogno a fronte di una superiore qualità tecnica. Per la sfida contro gli uomini di Allegri, Runjaic rispolvera la difesa a 4, e lo stesso modulo che aveva esaltato al massimo la sua squadra nello scorso campionato tra Febbraio e Marzo. Atta ed Ekkelenkamp sulle fasce quindi, anche se il francese a sinistra e l’olandese a destra, liberi di svariare e venire dentro il campo per accendere la luce. Zarraga a distribuire palloni davanti a Karlstrom che invece si abbassa davanti a Sava per cominciare l’azione. Il Milan disegnato con il 352, con Modric (prestazione da professore di pallone la sua) a guidare la regia, e Rabiot ad alzarsi sulla trequarti a dare manforte a Pulisic alle spalle di Gimenez.
Nei propositi di Kosta Runjiaic Zarraga dovrebbe disturbare la prima impostazione dal basso del Milan, assieme ad Ekkelenkamp e ad Atta, mentre i terzini avrebbero il compito di salire in fase di possesso. Bravo chiamato a venire incontro a cucire il gioco e Davis ad attaccare la profondità. Tutto scolasticamente inappuntabile, scolasticamente però, perché poi, come spesso accade, la scuola è una cosa, mentre la vita è un’altra. Nella fattispecie, i rossoneri non vanno mai in difficoltà sul pressing bianconero; le uscite dal basso sono sempre precise, con Estupinian e Saelemaekers che offrono ampiezza e qualità negli appoggi, Pavlovic che spinge in avanti la linea difensiva e con Rabiot che pare giocare nel Milan da una vita, ad accelerare palla al piede, o a nascondere la palla quando serve, in attesa di un’imbucata in verticale. Già.. la verticale.
L’aspetto che balza all’occhio per chi viene da Marte e non ha mai visto giocare le due squadre, è che ad affrontarsi ci sono una squadra in giallo che gioca palloni in avanti, e un’altra in bianconero che la gioca in orizzontale, spesso con i difensori, che non rischia la giocata, e che quando può accelerare in fase di ripartenza, preferisce fare un’inversione a U come quelle che consiglia il Google maps quando si impalla in zone con poca copertura satellitare. L’Udinese spesso è priva di connessione; non è convinta; non rischia la giocata e preferisce sempre tornare nella comfort zone del palleggio in orizzontale tra i difensori, che non porta a nulla, se non a sbagliare e regalare palloni agli avversari. In questo sport Ehizibue è abilissimo, ahimè, e se sul primo tentativo di regalare palla ai rossoneri di giallo vestito, alla fine di un’azione palla avanti palla indietro palla avanti ( i milanisti sanno come si va verso la porta avversaria) Gimenez fallisce una clamorosa occasione da gol, dimostrando di attraversare un pessimo momento, visti i precedenti, sul secondo, il Milan passa: altro regalo di Ehizibue che di testa serve Pulisic, che apre per Estupinian, e poi va a raccogliere lo sconquasso che il cross del colombiano produce ovvero un goffo tentativo di Kristensen sul quale Sava deve opporsi alla grande, e quindi il tap in vincente del meritato vantaggio.
Il Milan stava già conducendo le danze da una ventina di minuti, mentre l’Udinese non dava l’impressione di aver capito da che parte prendere le corna del Diavolo. Evanescenti Ekkelenkamp e Atta, senza rifornimenti le punte, imprecisi, come abbiamo visto, i difensori su tutti Ehizibue. Il problema è che nella ripresa pure Karlstrom si iscrive alla pesca di beneficienza, facendosi scippare in area la palla da Pulisic , con Sava non esente da colpe sul tiro di Fofana sul suo palo. Il terzo gol arriva su una ripartenza rossonera, creata da una buona uscita dal basso dalla lato destro della difesa di Allegri, che taglia fuori tutta la catena di sinistra bianconera, per regalare a Saelemaekers Rabiot e a Pulisic una ripartenza in superiorità numerica, che viene concretizzata proprio da Pulisic, con gentile omaggio di Sava anche in questa circostanza. Runjiaic aveva avvicendato all’intervallo Bravo con Buksa, ma il polacco si noterà solo per essersi ostacolato con Davis durante una ripartenza. Gli innesti di Zanoli e Modesto sulla destra hanno riportato dignità ad una fascia fin troppo maltrattata da Ehizibue ed Ekkelenkamp, ma ormai, a buoi scappati, l’Udinese prova solo una reazione di pancia mentre il Milan, pilotato da un super Modric, sfiora almeno due volte il gol del cappotto. Insomma, una serata da dimenticare.
Ok, va fatta la debita tara di un Milan che si dimostra qualitativamente superiore; e questo si sapeva.
L’Udinese aveva già battuto l’Inter, battere anche il Milan avrebbe sorpreso non poco, tanto più che non è l’Udinese che deve iscriversi alla corsa allo scudetto.
Però una considerazione va fatta.
Dove non si può arrivare con la qualità, devi compensare con le idee. Ecco se in una cosa è stata deficitaria l’Udinese in questa gara, è stata proprio nella totale mancanza di idee, specie in verticale. Ho fatto fatica a comprendere il piano gara. Sperare in una invenzione di Atta pare fin troppo ardito. E’ un giovane di indubbio talento, ma non è esattamente Zidane. Servono idee, coraggio, giocate in verticale, movimenti in avanti, mentre invece spesso vedo questa squadra rinculare quando si dovrebbe accelerare; entrare in mood di gestione della palla, spesso con i difensori, che però balbettano spesso, poiché a parte Solet, non sono esattamente dei fini palleggiatori. A Pisa era andata bene, perché la qualità della squadra di Gilardino è quella che è.
Scherzare con il fuoco del Diavolo però porta solo delle infernali ustioni, che alla fine fanno male. Questo tecnico è qua da un anno, e sembra ancora non essere riuscito a creare un’opzione credibile alla fantasia che regalava il talento di Thauvin, dopo che il tecnico balcanico ha deciso di rinunciare a quella del Cileno Alexis Sanchez, che in Spagna pare rinato (altro che bollito).
Insomma, servono idee nuove e coraggio, in attesa che in nuovi da Zaniolo a Zanoli, entrino in pianta stabile in questo collettivo. A quanto pare, servono come il pane.

Paolo Blasotti

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