La riflessione parte da Firenze e dunque dalla Viola, prossimo avversario bn in calendario alla Befana per la prima di ritorno. Il capoluogo toscano é città affascinante come poche, nessun fiorentino la cambierebbe con quale che sia, eppure é comprensorio endemicamente vittima dell’ immobilismo burocratico, in buona parte da ascrivere alle istituzioni. 15 anni per un palazzo di giustizia, quasi 10 per una tranvia, un aeroporto ridotto ai minimi termini il cui sviluppo é materia di conflitto perenne tra amministrazioni, uno stadio vetusto appena rivisitato per i mondiali del ‘90, il Franchi appunto sorto ai tempi del Duce, la cui struttura nonostante l’arrivo dei Delle Valle e dei Commisso, imprenditori navigati, appare improgettabile viste le diatribe sull’area deputata all’edificazione.
Città bisognosa di una scossa, diversamente dalla squadra la cui condotta appare assai promettente, rappresentante nella sede di una federazione (Coverciano) lenta a recepire i cambiamenti necessari per portarla al passo del livello richiesto. Non basta una sala Var ipertecnologica se poi schieri arbitri non dotati di quella personalità necessaria a conferire credibilità nella direzione; non bastano imprenditori scafati se poi vien loro concesso di impossessarsi di due società che finiscono per giocare nella medesima categoria; non sono sufficienti club blasonati se poi non si riesce a riformare i tornei e sorvegliare sui bilanci come si conviene ad una organizzazione funzionale; non serve obbligare all’uso delle mascherine magari all’aperto, se poi basta una ASL a scombinare la regolarità dei tornei.
Ma questo é il paese in cui una società iscritta al massimo torneo, puó vacillare tra un’esclusione roboante ed un salvataggio all’ultimo istante, con tanto di deroga a 45 giorni per comprenderne la solidità finanziaria. Peraltro questo é anche il calcio che consente di generare plusvalenze fittizie per accomodare bilanci ballerini nonostante società quotate in Borsa. Misteri….
La Lega non é legittimata nel bearsi di 4 mondiali e 2 europei vinti, se poi non si risolvono problemi annosi di cui il nostro calcio é da troppo tempo afflitto. Errori o inadempienze che poi si traducono anche in diseconomie se é vero, come é vero, che la competitività dei tornei su base continentale, si traduce poi in ricavi del sistema in buona parte corroborati dalle televisioni, le vere padrone del calcio 2.0.
Noi ci permettiamo di vivacchiare tra una ASL la cui intromissione in passato nel sistema calcio ahinoi, nulla ci ha insegnato, nel bel mezzo di una sosta natalizia oramai anacronistica, Covid o meno, nel solco di un immobilismo tipico della peggior negligenza nostrana.
In Europa si gioca eccome, Chelsea Liverpool in Premier, benchmark del calcio moderno in cui milita la cugina Watford, é stato autentico spot per il calcio. Milioni di spettatori in tutta Europa sintonizzati ad ammirare le gesta dei campioni d’Europa opposti ai pluridecorati Reds di Jurgen Klopp, squadre con protagonisti cresciuti in serie A, troppo frettolosamente fatti partire. Talento, rirmi vertiginosi, temperamento, abnegazione ai massimi livelli da parte di tutti i protagonisti, quale spot cristallino per il più seducente tra gli sport al mondo, il Calcio appunto.
Solo imparando con rapidità e con applicazione dal modello inglese, i vecchi fasti italici, le tradizioni radicate infarcite da supposte nobiltà, riprenderanno adeguato vigore.
CIOFFI in England ha avuto modo di maturare importanti esperienze; sappia dunque farne adeguato tesoro nel giorno della Befana, appuntamento in cui potrà dimostrarlo lasciando in dono ai gigliati non punti, ma una bella calza di carbone all’amata Firenze, terra avara da tempo immemore con i nostri colori.