A volte i più acerrimi nemici sono quelli che ci creiamo da soli. I mostri che zavorrano i nostri sogni possono essere procreati dalla nostra mente, che a volte non è allineata con attenzione e concentrazione. Può succedere quindi di veder svanire un obbiettivo proprio quando sembrerebbe raggiunto; a volte per compiacenza, per leziosismi, più spesso per mancanza di cattiveria. Nel calcio capita spesso. E’ il bello di questo sport. Evidentemente non avrebbe questo seguito se non sapesse regalare tali emozioni; se non fosse possibile per un Davide di abbattere Golia, o di ribaltare le sorti di una sfida che per metà tempo aveva raccontato una storia diversa dal finale. Una partita poi è caratterizzata da più partite, come una Matrioska che ne racchiude diverse all’interno. La squadra brava è colei che riesce a fare in modo che altre partite non escano fuori dopo che quella iniziale la vede dominante. La squadra matura è colei che, una volta indirizzato il match riesce ad ucciderlo, impedendo il nascere di ulteriori sviluppi, che portano ad esiti impensabili.
Ecco l’Udinese di ieri non è stata ne così brava ne così matura. Ha dimostrato di poterlo essere. Per 40 ‘ minuti ha dominato in campo, cancellando dal prato verde il Venezia di Di Francesco. La partita stava andando come tutti si attendevano alla vigilia: un Venezia appesantito da vari problemi, su tutti quelli dei risultati e di conseguenza di una classifica deficitaria, e un’Udinese dall’alto di una classifica 5 stelle, costruita su principi di gioco che via via cominciano a delinearsi in maniera sempre più importante.
Il primo tempo è stato il manifesto della differenza tra le due squadre. Un’Udinese che, disegnata con il 352, andava a mille con le due mezzali (Lovric e Payero) a farla da padrone con recuperi palla in pressing e conduzioni in verticale, i quinti che andavano che era un piacere, la difesa che accorciava in avanti ( Bjiol ha servito l’assist a Bravo recuperando il pallone sul cerchio di centrocampo), il portiere sempre più coinvolto nella costruzione dal basso (perchè se l’estremo difensore sa fare il libero, il pressing alto avversario si trova in inferiorità numerica ), un metronomo come Kalstrom che fa girare la palla con sapienza e le punte che di conseguenza completavano il lavoro svolto. Un’Udinese di stampo europeo? Non lo so. Di sicuro una squadra che gioca a buon ritmo, che sa cosa fare e che lo fa bene.
Poi ci sono gli episodi. Certo gli episodi li devi anche concedere e nel decidere come metterci una pezza fa tutta la differenza del mondo; perchè in fondo in campo c’è anche l’avversario che sul primo rigore è si bravo a far arrivare con 3 passaggi la palla a Pohjanpalo, ma facendo il rewind dell’azione notiamo come Lucca non abbia difeso la palla, di come Lovric ( un ottimo Lovric) abbia perso un contrasto, e di come Giannetti abbia scelto di intervenire quando ormai le possibilità di recupero palla erano prossime allo zero.
Il secondo episodio, quello che più di tutti ha fatto girare la partita (il primo di fatto ha solo avuto il potere di rimettere in partita la squadra di casa) è nato pure da una scelta errata, con Bjiol a rompere la linea difensiva ed uscire sull’avversario, anche qua con poche chance di successo, creando il buco dove Tourè ci ha messo una pezza in modo incauto sebbene non da “ultimo uomo”. Era il 56′ e la Matrioska aveva già scoperchiato due altre forme di partita, diverse da quella originale; non un bene per la squadra di Runjaic.
Ecco i mostri della laguna fuoriuscire dalle paludi, evocati forse anche dal calendario (siamo ad Halloween) ma di sicuro risvegliati dalla troppa sicumera della squadra bianconera, che con il petto gonfio di gloria e gioco, aveva tralasciato qualche particolare e alimentato presunzione. Di Francesco da par suo aveva nel frattempo anche ridisegnato il suo Venezia, con gli innesti di Zampano (ex di turno) più ficcante di Candela (e qualitativo direi) e Il giovane e talentuoso Oristanio, scuola Inter, che piazzato a destra ha messo in crisi il reparto difensivo bianconero da quel lato.
L’Udinese anche in 10, pur ballando il giusto, è comunque riuscita ad andare vicina alla terza marcatura almeno quanto il Venezia, e con l’andare dei minuti pareva aver anestetizzato l’uomo in meno, soprattutto dopo che Runjiac aveva disposto un cauto 441, a seguito anche dei cambi. L’ultima Matrioska uscita dal vaso purtroppo è stata quella decisiva: il rigore (pure questo dubbio a dire il vero) che segnava il sorpasso dei lagunari. Un tiro in mischia che vedeva un braccio troppo alto di Kabasele, il quale però vedeva colpire la palla prima con la coscia. Episodi che facevano infuriare Nani, ma l’Udinese deve interrogarsi sul perchè certe partite non vengano uccise prima.
Intendiamoci, non è che l’Udinese non abbia cercato la terza marcatura; per la cronaca Lucca due volte, Payero, Bjiol e Kabasele hanno sfiorato il gol in diverse fasi della gara, sia in 11 che in 10. Il problema è in determinate scelte. Nella troppa presunzione nel percorrerle, e nella fatalità di certi episodi che ahimè hanno girato anche contro. Il Venezia ha mostrato grande ardore, con reazione non solo di pancia ma anche di qualità e ha inflitto alla squadra di Runjiac una lezione che va mandata a memoria.
Runjaic dal canto suo forse è stato un pò tardivo nell’operare certi cambi, come avvicendare nella ripresa Lucca con Davies, cercando pur di vincerla con l’ingresso coraggioso di Thauvin (non scontato), e ha lasciato parecchi dubbi il fatto di andare a toccare una difesa che fin li stava facendo piuttosto bene (1 gol preso nelle ultime 3 gare). E’ quindi di difficile comprensione l’impiego di Giannetti, fuori ruolo tra l’altro, in luogo di un sicuro Kabasele. Sul primo episodio negativo, come visto, figura come colpevole finale di una catena di leggerezze, figlie del petto gonfio di gioco, superiorità e gloria.
Ritengo che tutti abbiano imparato da questa sconfitta, e tutti ne escano più poveri di punti ma più ricchi nel aver assimilato certi concetti. Le partite vanno chiuse. La concentrazione deve essere sempre massimale, perchè anche l’avversario più inerme può mordere e avvelenare una gara, facendone uscire altre. Perchè gli episodi contrari ci saranno sempre, ma sta nelle capacità della squadra sbattere loro la porta in faccia, evitando il propagarsi di mostri, fantasmi e paure. Siamo ad Halloween ma ieri per gli avversari è sembrato Natale.
Paolo Blasotti