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Finire quello che si è iniziato

E' possibile giocare il campionato e finire quello che si è iniziato? In questo periodo storico dell'umanità prevedere il futuro è praticamente impossibile.
Monica Tosolini

E’ possibile giocare il campionato e finire quello che si è iniziato? In questo periodo storico dell’umanità prevedere il futuro è praticamente impossibile. Ma per quello che ci è concesso intuire, con la disciplina di distanziamento sociale, possiamo prevedere quanto meno una convivenza forzata con il Covid19 fino a che non troveranno un vaccino utile. Se è vero che una parziale riapertura può avvenire, su base territoriale là dove il virus è stato contrastato più efficacemente, allora possiamo ipotizzare (o sognare, la differenza è davvero poca) di riavere il campionato di calcio. Quanto meno la serie A e B. Mancano una dozzina di giornate, poi ci sarà da cominciare il campionato prossimo, quello che ci porterà agli Europei. Parrebbe non esserci il tempo. Ma… ma se facessimo giocare le squadre ogni tre giorni, il tutto potrebbe risolversi fra il 28 di giugno e il 5 di agosto. Ovviamente, se si riuscisse a riprendere prima, basterrebbe spostare indietro le due date.

Quindi riprendere il campionato pare non irrealizzabile. Ci vorrebbero delle regole però. Stadi chiusi, sicuramente! Le partite andrebbero trasmesse da Sky e DAZN. Sta poi ai colossi della tv a pagamento creare degli abbonamenti ad hoc a prezzi molto più bassi, per permettere a tutti di vedere le partite. Sarebbe anche una prova di disciplina ulteriore. Visto che è facile ipotizzare la chiusura dei bar anche per i prossimi mesi, quelli che hanno l’abbonamento alle suddete tv potrebbero attrezzarsi per far vedere le partite al di fuori dei locali, con sedie distanziata 2×2 metri l’una dall’altra. Questo permetterebbe la sicurezza della visione, ma al contempo anche ai bar un’entrata (magari facendo pagare un biglietto e servendo “bevande, diciamo così…) per non fallire, per ricominciare. Ovviamente il tutto con la supervisione della polizia municipale. Immaginare forme di disciplina sociale non è difficile.

Ovviamente, il tutto dipende da noi. Poi ci sono le squadre.

E’ ovvio che giocando ogni tre giorni il lavoro sarebbe prettamente fisico di mantenimento, ma non è per nulla impossibile. Chi gioca le coppe europee è abituato a questi ritmi e la pausa che solitamente si fa d’estate, molti calciatori la hanno già fatta. Finito il campionato, inizierebbero il ritiro per il prossimo. Le squadre poi, dovrebbero essere seguite da meno personale possibile, il quale dovrebbe vivere in una specie di quarantena (nulla di nuovo insomma…). E’ ovvio che non si potrebbe giocare nelle zone a massima diffusione di Covid19, quindi le squadre lombarde dovrebbero trasferirsi come sede provvisorie ed allenamenti in altri territori. Visto che gli stadi sarebbero vuoti, cambierebbe veramente poco giocare a Bergamo o a Vicenza (tanto per fare un esempio).

Consideriamo tutti che molto probabilmente la stagione estiva turistica salterà, sia per motivi di sicurezza sanitaria che per riprendere economicamente quanto lasciato in questo periodo. Sarà un impegno di tutti verso tutti, qualcosa che va al di là dei semplici conteggi del PIL. Non è difficile da prevedere. Il popolo ha bisogno di panem et circenses. La seria A potrebbe dare al popolo tutto, da chi sta in basse fino a chi sta in alto, quello spettacolo, quel senso di appartenenza e di speranza che ci fa andare avanti anche nei momenti difficili. Il Covid19 ha invertito la società. Gli eroi stanno negli ospedali a lavorare, alla cassa del supermercato; ora sono gli strapagati giocatori di calcio a dover divntare proletari e dare al popolo quello di cui ha bisogno.

Anche se in ritardo, buona Pasqua a tutti, e mi raccomando, state in casa!

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