Sicuramente il presidente della Figc Gabriele Gravina continuerà a lottare per la ripresa del campionato. E lo stesso faranno personaggi come Lotito, da sempre in prima linea tra coloro che vogliono che la stagione 2019/20 sia portata a termine sul campo. Ma oggettivamente bisogna ammettere che quando il sorridente Spadafora ha annunciato che gli allenamenti per le squadre sarebbero ripresi, forse, il 18 maggio, i più hanno interpretato quelle parole come la ‘fine della storia’.
Questo sia per la sensazione generale, suffragata da pubbliche esternazioni, che la questione non sia prioritaria per certe componenti del Governo; sia perchè realisticamente risulta difficile credere che quel che resta del campionato 2019/20 possa essere disputato tra la metà di giugno (questa sarebbe la data dell’effettiva ripresa se si ripartisse con gli allenamenti individuali il 18 maggio) e il 2 agosto. A disposizione ci sono otto domeniche per 12 turni di campionato da disputare interamente, con una giornata in più per i 4 recuperi ancora in ballo in un tour de force che presenta già incognite difficili da gestire.
La serie A davanti a sè ha una corsa contro il tempo: c’è da ‘sistemare’ un protocollo medico-sanitario che ancora non convince; da trovare una soluzione per i contratti in scadenza il 30 giugno; da ipotizzare comunque un calendario per la ripresa o per lo stop definitivo entro il 25 maggio, unico termine certo, fissato tra l’altro dalla Uefa. E sembra essere quello, ormai, il traguardo a cui guardare visto che solo allora si potrà avere un minimo di certezza sul grande interrogativo del momento: la stagione 2019/20 ripartirà?
Al momento non è dato saperlo. Ma alla fin fine, poi, non resta che arrendersi a quella che è l’unica verità: sarà il Covid-19 a deciderlo.
