Vittoria era la parola da non pronunciare alla vigilia, data la bestia nera che è da sempre la Fiorentina. Finalmente però il tabù viola è stato sfatato. 1-0 è quanto basta per portare a casa l’intera posta in palio, minimo scarto massimo risultato. 3 punti vitali quanto inaspettati perchè il pari sembrava accontentare entrambe le parti. Invece no, ha prevalso la voglia dell’Udinese di staccarsi dalle zone calde dando un calcio, o meglio una testata, alla noia di una gara caratterizzata dalla volontà delle contendenti di non scoprirsi troppo.
I bianconeri sono stati bravi a far fronte alle tante assenze come meglio potevano ritrovando anche la serenità e la compattezza del reparto difensivo, perforato ben 5 volte nelle ultime 2 uscite. Ai viola è stato concesso poco o niente, Ribery era il pericolo n.1 ma mai ha creato pericoli, a Vlahovic invece è stata concessa una sola occasione dove Musso ha risposto presente.
Praticamente perfetta la prova dei 3 centrali, un po’ meno quella di Walace e Makengo in una mediana che ancora una volta non ha convinto. Il brasiliano e il francese sono i primi a farsi sentire se c’è da mettere il fisico, ma quando è il momento di alzare i ritmi ecco che subentrano le imprecisioni.
Sono mancati i dialoghi tra centrocampo e attacco e lasciando completamente soli Llorente e Nestorovski per gran parte della partita. In questo l’assenza per squalifica di Pereyra si è sentita, e non poco. I palloni toccati dal basco si possono contare sulle dita e la dice lunga il fatto che sia stato più decisivo in difesa a spazzare palloni, che non in avanti. Minima è stata la spinta degli esterni; Stryger Larsen ma soprattutto Molina, reduce da ottime prestazioni, hanno pensato più a difendere che a offendere e il risultato finale è anche frutto della loro poca propensione offensiva. A cambiare la partita è stato lo zampino silenzioso del mister, coraggioso a lanciare Braaf in un momento complicato e a cambiare volto al centrocampo con l’ingresso di Arslan, capace di dare maggior impulso alla manovra.
Mosse vincenti, perchè la storia è cambiata proprio nell’ultimo quarto d’ora con la squadra che ha preso fiducia ed è stata ripagata. Il resto l’ha fatto tutto De Paul, fino ad allora autore di una partita di tanta corsa ma di poca concretezza. È bastato un suo tocco di classe, quasi banale dalla facilità con cui gli è riuscito, a servire Nestorovski completamente libero in area che ha messo a sedere Dragowski. E all’improvviso, a quel punto se ne sono aggiunti altri 2, salvifici per la classifica e per il morale in vista del tour de force di questa settimana con le sfide a Milan e Sassuolo in 3 giorni.